ACQUARO, 2658 abitanti (Località e frazioni: Limpidi, Fellari e Piani)
CENNI STORICI
Comune situato sul versante tirrenico delle Serre vibonesi ad un’altura di 262 metri s.l.m., attraversato dal fiume Amello affluente del Mesima. Deve il suo nome, con ogni probabilità, all’abbondanza di acqua, tipica del territorio. Si pensa, infatti, che i primi abitanti di questo luogo si insediarono in una zona chiamata “poteja” (tale parola significa letteralmente “che si può bere”). Nella prima metà del 1100 Acquaro entrò a far parte della Contea di Arena e per molto tempo le sue vicende storiche furono perciò legate alle sorti di quel territorio. Rimase poi fieramente borbonica durante il dominio della Repubblica Partenopea. Fu nel 1929 che gli venne riconosciuta definitivamente l’autonomia comunale. La cittadina, distrutta durante il terribile terremoto del 1783, venne in seguito ricostruita dagli abitanti nel medesimo luogo. Il territorio, le cui frazioni sono collocate in una posizione piuttosto alta, è inoltre ricco di sorgenti di acqua oligominerale.
DA VISITARE
Le caratteristiche viuzze del centro storico; la chiesa parrocchiale di Santa Maria de Latini di epoca normanna; la chiesetta di San Giuseppe del 1600; la chiesa di San Filippo e San Giacomo; le mura della chiesa di San Nicola edificata prima del 1600 (qui ci sono anche i resti del vecchio casale di Semiatori); la Fontana del Nettuno; lo scenario ambientale in località Speranza (parte di questa zona rientra nel Parco Regionale delle Serre e nella riserva biogenetica del Marchesale); i ruderi dell’antico convento francescano (vasca per la raccolta dell’acqua e condotta in argilla di metà ‘600); i resti del Convento di Santa Maria del Soccorso ( XVI secolo); le aree picnic presenti nella zona ed un bellissimo percorso naturalistico.
FESTE RELIGIOSE
La “Ncrinata”, cioè l’incontro tra Cristo Risorto e la Madonna (domenica di Pasqua); la festa della copatrona Maria Assunta (15 agosto); la festa del copatrono San Rocco, (terza domenica di agosto); la ricorrenza in onore di S. Liberata (terza domenica di luglio); la festa del Rosario a Limpidi ad ottobre.
PRINCIPALI EVENTI TRADIZIONALI
Tra le manifestazioni che si tengono durante l’anno vanno segnalate: la sagra del “vijuazzu” (pannocchia) che si svolge in agosto; la sagra della “curujcchia” (specialità locale) organizzata a dicembre e la Mostra del ricamo in agosto.
ALTRE INFORMAZIONI E CURIOSITà
Nel passato, durante la processione del Santo patrono vi era l’usanza di spogliare i bambini al passaggio della statua. Era un modo, probabilmente, per consacrare i fanciulli alla benevolenza del Santo.
Tra i prodotti tipici di Acquaro vi sono i salumi ed i formaggi (pecorino prodotto artigianalmente), ed i dolci natalizi.
Acquaro è circondato da 7 colli e attraversato da un fiume: data questa conformazione geografica, viene immediatamente accostato a Roma.
Il paese era noto come Acquaro di San Rocco, considerato il legame devozionale col Santo.
Non è mai corso buon sangue tra gli acquaresi e gli abitanti della vicina Dasà. Tra i giovani dei due paesi, in passato, si teneva la cosiddetta “Battaglia du Cumbiantu”: una sassaiola nei pressi del ruscello che fa da confine tra i due comuni nel periodo di Carnevale. Questa “usanza”, più volte interrotta a causa di danni subiti dai partecipanti, è stata definitivamente abbandonata. La “battaglia”, comunque, aveva una ragione, se così si può dire. Infatti, anticamente sorse una diatriba tra i due comuni per l’acquisizione di un convento che sorgeva a metà strada tra i due paesi. Era stato stabilito che questo spettasse al Comune distante meno passi, per cui andò a Dasà. Gli acquaresi, però, fecero una sorta di imbroglio e se lo incamerarono. Da qui la “battaglia”, detta appunto “du cumbiantu” (cioè del convento).
Nei pressi della collina dietro il paese, chiamata Malanotta, vi è un luogo dove, a memoria d’uomo, non si ricorda la crescita di erba. Si dice che dei briganti depredarono una chiesa e, dopo che un signorotto locale aveva rifiutato di acquistare la refurtiva, si spartirono il bottino proprio in quel posto.
Per “esorcizzare” il malocchio, fino agli anni Cinquanta, non era raro scorgere appese alla traversa dell’entrata principale delle abitazioni del paese due corna (di bue, montone, capra o pecora).
Fino a molti decenni fa, qui ad Acquaro come in altri centri della provincia, se un ragazzo desiderava corteggiare una donna lasciava, sotto l’abitazione di questa, durante la notte “nu zuccu”(grosso ceppo di legno). Se al mattino i familiari lo portavano in casa significava che il giovane poteva continuare a stare dietro alla ragazza.
(Un grazie a Nando Scarmozzino per le notizie storiche che ci ha fornito. Un ringraziamento anche al presidente della Pro loco Antonio Corbo ed al segretario Valerio Colaci per la disponibilità nel verificare alcune informazioni).