28/02/12. Alla presenza di un folto pubblico, si é tenuta nella sala consiliare del Comune di Parghelia, la terza edizione della manifestazione “Voci e colori” rassegna di poesia e pittura, voluta dall’Assessorato alla cultura, con la collaborazione dell’associazione “Tropea-Onde Mediterranee”, di cui è presidente Pasquale De Luca e coordinatore l’artista Silvana dell’Ordine. La manifestazione raggiunge il terzo anno di vita e vede crescere il numero dei partecipanti. La serata è stata introdotta dall’assessore alla cultura del comune Anna Sambiase, che ha portato i saluti del Sindaco del Comune di Parghelia, Maria Brosio ed ha ricordato l’impegno dell’amministrazione comunale nella promozione dell’arte come momento di coesione sociale , valorizzando quanto di buono e di bello vi è nella nostra comunità per promuovere le risorse artistiche locali. Ha poi preso la parola la pittrice pargheliota Silvana Dell’Ordine che, dopo aver ringraziato i partecipanti e Noemi Lettieri, Mattia Cuturello, Dorina Colibaba ed Emma Colibaba studenti dell’Istituto Alberghiero di Tropea che hanno servito il buffet, ha tracciato un profilo della carriera artistica del maestro vibonese Antonino Jaria cui è stata consegnata una targa offerta dall’amministrazione comunale per ricordare la sua intensa attività quale pittore e quale professore dell’Istituto d’arte di Vibo Valentia, oltre che per i numerosi riconoscimenti ottenuti nel corso di una vita interamente dedicata alla pittura. Lo stesso Jaria ha ringraziato i presenti per il gentile omaggio rimarcando come le iniziative che promuovono l’arte vadano incentivate e sostenute.
Successivamente sono state lette le migliori poesie classificatesi ai primi posti nella edizione scorsa del premio “Tropea-Onde mediterranee” e la consegna degli attestati di partecipazione ai lettori: Geraldine Caracciolo e Fedra Jannelli (che hanno altresì letto il brano “un consiglio coraggioso” tratto dal libro della serata), Francesco Fiamingo, Anthony Sambiase, Calliope Michalolia, e le piccole Teresa Crigna, Sofia Mercuri e Anna Landro della scuola elementare di Parghelia.
Pasquale De Luca ha successivamente portato i saluti della scrittrice Stefania Tinessa che non ha potuto essere presente, ma ha inviato una sua riflessione sull’arte dello scrivere. Il suo libro “Terra di sorrisi azzurri” , dedicato ai bambini, è stato presentato nel corso dell’incontro in cui De Luca ha ricordato l’importanza della poesia, della dolcezza che essa esprime e della necessità di leggere sempre più ; “leggere non costa niente”, ha esclamato il professore che ogni anno organizza il premio di poesia Tropea onde mediterranee il quale ha poi auspicato una maggiore attenzione verso i più piccoli. Viva è la soddisfazione da parte degli organizzatori per la presenza di oltre quaranta pittori che hanno esposto i loro quadri per due giorni, nei locali del Centro Culturale del Comune. Amalia Alia, Maria Teresa Blasi, Rosetta Bova, Anna Maria Brissa, Romania Buttafuoco, Salvatore Buttafuoco, Roberto Caracciolo, Vincenzo Certo, Saverio Ciccarelli, Maria Antonietta Colace, Franco Cortese, Valentina Cortese, Italo Cosenza, Franco Cuturello, Antonio De Benedetto, Mario De Luca, Marianna De Nino, Silvana Dell’Ordine, Antonella Di Renzo, Irene Fazzari, Cinzia Florio, Felicetta Fragalà, Antonino Gaudioso,Beniamino Giannini, Ernesto Giroldini,, Giovanni Lenza, Angela Lobascio, Filippo Mazzeo,Viviana Mazzocca, Calliope Michalolia, Saverio Muscia, Francesco Naccari, Antonio Pata, Monica Peirano, Lidia Pugliese, Antonino Restuccia,Marcella Romano, Vittoria Saccà , Grazia Varone, Maria Vigliarolo e Giuseppe Vitetta hanno abbellito le sale messe a disposizione con le loro opere.
Il filone artistico e culturale è stato seguito finora con determinazione da questo Assessorato che, sin dal suo insediamento, ha puntato sulla promozione dell’arte in ogni sua forma. Infatti, oltre a Voci e colori, il Concorso a premi “Tele nude” e la consegna del quadro alla locale scuola elementare e dell’infanzia, sono le altre due manifestazioni che realizzano questo progetto. Al termine della serata è stato reso noto il tema della prossima edizione della Mostra concorso di pittura “Tele nude” organizzato da questa Amministrazione che vedrà, nel mese di giugno prossimo, gli artisti cimentarsi sui sette vizi capitali, che sono stati ricordati: Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia.
L’Assessore alla Cultura
Dott.ssa Anna Sambiase
L’intervento integrale del prof Pasquale De Luca: Dopo gli interventi di prima, in questo momento di gioia e di allegria,il mio pensiero è rivolto a chi soffre ed è ammalato, soprattutto agliammalati di Sclerosi Multipla, a chi li assiste e gli sta vicino. È nostro dovere anche ricordare chi non c’è più, poeti, artisti, uomini di strada, i poveri, i disoccupati. Un ricordo particolare al Premio Nobel Renato Dulbecco. Ringrazio Silvana Dell’Ordine che ha lavorato molto per la buona riuscita di questa iniziativa, ringrazio il m° Antonino Iaria che ci onora con la sua presenza, la stampa, il sindaco che con tanta pazienza ci sopporta, l’intera Amministrazione di Parghelia nelle sue componenti di maggioranza e di minoranza, il pubblico che ci segue con affetto, ma soprattutto ringrazio gli umili: gli operai che hanno lavato le mattonelle, Peppe Lettieri che ha messo le catenelle alle pareti e tutti quelli che ci sostengono.
Ringrazio di cuore la persona più importante di questa serata: STEFANIA TINESSA, che ha consentito la presentazione del suo libro a Parghelia e per mia voce. E soprattutto i bambini, a cui il libro è dedicato, che ancora vivono in una Terra di sorrisi azzurri.
Parlo subito del libro.
Stefania Tinessa
TERRA DI SORRISI AZZURRI
fiabe e racconti
Ibiskos Uliveri – Empoli (FI) – 2011
Leggere non stanca
È con cuore fanciullo che mi accingo a parlare di un libro a me particolarmente caro. Perché, come dice il Poeta, se per ognuno di noi gli anni passano, pur tuttavia in ognuno di noi, in qualunque età della nostra vita, c’è sempre un “fanciullino” che preme per farsi sentire, che vien fuori improvviso, non chiamato, quando meno ce lo aspettiamo. Questo “fanciullino” in me è emerso leggendo il libro di Stefania Tinessa, di cui dirò fra poco, e mi ha fatto tornare bambino quando mi piaceva leggere le fiabe, i racconti. Perché è un libro di fiabe e di racconti di cui parliamo oggi, fiabe e racconti che intimamente ci prendono nell’animo fino a farci ricercare, come dice l’autrice, “il cuore segreto della mente”: in questa espressione è racchiuso tutto il tramestio intellettuale e morale di lei, in una sintesi di razionalità e sentimento.
Ma chi è Stefania Tinessa?
Un nome sconosciuto. Non tanto, almeno per noi del Premio Internazionale di Poesia “Tropea: Onde Mediterranee” che, in una delle edizioni passate, l’abbiamo vista fra i vincitori della sezione poesia edita con Il calicanto di stelle ocra, un’opera tutta intrisa di amore e dolore, di religiosità e speranza. Con ciò abbiamo detto che è una poetessa, che con semplicità d’immagini, con semplicità di stile, affronta temi carichi di intimità, come quelli accennati, senza soffermarsi sul personale, ma proiettandoli nell’universale e proprio per questo è apprezzata: per la sua capacità di universalizzare i sentimenti umani quali dolore, amore, sofferenza, che non rimangono mai senza sbocco, perché nella sua poesia c’è sempre la fede, la speranza. Fede e speranza che non rimangono esclusivamente sue, ma che dialogicamente, in un crescendo di immagini, trasmette al lettore che le assimila e le fa proprie. Ma accanto all’attività poetica, per la quale più volte è stata premiata, non trascura neppure la narrativa: abbiamo avuto modo di leggere qualche suo libro (Con i passi del pensiero, La cura del fiore, Il Totem dei sentimenti spiacevoli, quest’ultimo scritto con lo zio Franco Veltro ) e di cogliere nella piacevolezza dello stile e del linguaggio il suo sempre positivo messaggio morale.
Ma soprattutto Stefania Tinessa, che ha frequentato di persona per motivi professionali le patrie galere, è un avvocato. Un avvocato stimato e preparato con un grande desiderio di conoscere e di aggiornarsi, alla ricerca di sempre nuove specializzazioni che la tengano viva e partecipe del mondo giuridico di cui fa parte. Un avvocato, però, che non sa solo “parlare”, ma sa anche, e soprattutto, scrivere e descrivere, osservare e meditare, piangere e amare: tutto, dalle piccole cose, le più semplici, le più quotidiane, a quelle più vaste, universali.
Questa è Stefania Tinessa, un poeta, uno scrittore, un avvocato, ma soprattutto è una donna. Una donna che “vuole” vivere e amare.
Lei, con la sua poetica plasmata da una forte intensità emozionale, entra in silenzio nel nostro animo, conquista il nostro cuore e ci travolge in una valanga di ricordi di un tempo passato fino a costringerci a visitare anche noi il “cuore segreto della mente”, a ritrovare vecchi sogni dimenticati, a rivivere illusioni di altri momenti. È quello che lei fa con questo libro: la Terra di sorrisi azzurri, che è un libro di fiabe e racconti. Un libro per bambini? Sì e no. Un libro per tutti: un libro che ci permette di ritrovare in noi quel “fanciullino” di cui dicevo prima, e che non muore mai, insieme alla fede e alla speranza. Ma di chi e di cosa parla questo libro?
Nel libro si parla di comuni “animaletti simpatici e curiosi, che sorridono e piangono, coltivano sogni e desideri, sono ostili e rancorosi, dolci e affettuosi, proprio come gli uomini”. Ho tratto questo dalla quarta di copertina, e continuo, per dire che “Terra di sorrisi azzurri racconta storie ricche di sentimenti ed emozioni, evoca ricordi e coltiva sogni, con quella fiduciosa speranza che è presente in ciascuno di noi, in un luogo di grande libertà e intimità: il cuore segreto della mente” e per dire che nella narrazione, facile e piacevole, dolce e avvincente, c’è sempre l’uomo, l’uomo col suo essere uomo, cioè con i suoi vizi e le sue virtù, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la sua capacità di capire e di correggersi.
Il libro comprende quattro fiabe e tre racconti. I protagonisti delle fiabe sono animaletti selvatici, i protagonisti dei racconti sono fiori e piante, ma anche cose. Essi esprimono tenerezza, simpatia. E sono presentati con meticolosità nella loro descrizione fisica che corrisponde con precisione al loro aspetto morale in una magica rappresentazione della natura. Ciò non significa che c’è semplicismo nella narrazione, tutt’altro: l’autrice vive la scrittura quasi con sacralità immergendoci in un mondo di sogno e di magia che non ci fa dimenticare la quotidianità del vivere comune nella sua continua fuga dalle cose, dagli impegni, dalle responsabilità.
L’autrice, che è fine osservatrice e scrutatrice dell’animo umano, non scrive tanto per scrivere, per “il gusto del racconto”, cioè nel dire un fatterello chiuso in se stesso che finisce lì, ma ha un’arte propria del raccontare che è “arte della poesia nel racconto”, cioè la poesia contamina il suo modo di raccontare. Con uno stile agile e dinamico, che ti porta nella diversità del racconto con piacevolezza di lettura, con curiosità di andare avanti, di proseguire nel percorso magico e fiabesco dove non trovi edulcorazioni di sorta, ma situazioni appositamente modificate dalla fantasia in una prospettiva di moralità, di civiltà, di socialità. È così che lei, quasi per gioco, costruisce un’opera divertente, educativa, di alta moralità; parafrasando il motto dei latini potremmo dire: educat mori.
Noi non vogliamo raccontare il contenuto delle fiabe e dei racconti inseriti nel presente libro, o fare scolasticamente il riassunto, ma ci piace citare i titoli: La fantastica avventura di Conny e Roddy, La tenera storia di Fragolino e Lunetta, Brunello il monello e la perla azzurra, Leonida il ligrotto esploratore (fiabe), L’abete Sereno e la voce del Vento, La leggenda dell’Onda della Conoscenza, Il giovane Gabbiano e il Girasole dorato (racconti), per sottolineare la insita capacità immaginativa e creativa dell’autrice, che, con una scrittura vivace e gentile, costruisce un percorso sempre nuovo e diverso che immerge il lettore in un clima di magica attesa. Lei riesce molto bene ad abbinare fantasia e realtà vivacizzando il racconto con allegria e femminile curiosità. Nei fatti narrati a volte la penna tradisce il pensiero giuridico dell’avvocato, che però si riscatta molto bene e subito nella delicatezza di immagini, nell’uso appropriato dell’aggettivazione ingentilita dall’utilizzo quasi costante del vezzeggiativo che ingentilisce la parola e dà un senso di tenerezza a tutto il parlare. Da tutto, poi, spira un sentimento di allegria, una voglia di ridere e divertirsi, un desiderio di vivere e gioire, saltare e giocare, senza trascurare che in ogni fiaba e in ogni racconto, dove si coglie l’intimo sentire dell’autrice, di animo buono, nobile e gentile, sono racchiusi civili insegnamenti di alto valore pedagogico e morale tanto necessari oggi in un mondo frastornato da illusorie luci catodiche che oscurano la realtà vera e distolgono le menti allucinate, specialmente quelle giovanili, da quello che è l’essere umano con i suoi doveri, con i suoi obblighi, i sentimenti. Altruismo, partecipazione, amicizia, condivisione sono gli insegnamenti della fiaba sapientemente costruita in un contesto temporale moderno e contemporaneo e in un ambiente naturale puro e incontaminato reso vivo e umanizzato, specialmente nei racconti. Questi, collocati in un tempo non definito, quasi in una nebulosa magica, rappresentano dei quadretti naif nelle linee e nei contorni. In essi, poi, è abilmente resa la personificazione dei personaggi, che sono cose, oggetti inanimati (alberi o fiori, ma anche fenomeni atmosferici come vento, pioggia), che diventano vivi nei nomi graficamente indicati dalla lettera iniziale maiuscola. In tal modo l’autrice umanizza la natura in tutti i suoi aspetti. E immette nelle cose i sentimenti, gli umori degli uomini: fastidio, permalosità, loquacità, irritabilità, allegria, serenità che sono qualità umane, e in più curiosità, chiacchierio, pettegolezzo.
A proposito di personaggi e protagonisti è da evidenziare anche una tipicità particolare dell’onomastica utilizzata, cioè i nomi, che, modificati nella lingua, presentano un aspetto esotico, strano, di misteriosa provenienza. Invece, a guardarli bene, trattasi solo di nomi comuni, aggettivi, o nomi scientifici tradotti in inglese; facciamo qualche esempio: Conny Selvy = Coniglio Selvatico, Roddy Scott = Roditore Scoiattolo, Otty = Otto (finale di Aquilotto), Aquy = Aqui-lotto (iniziale di Aquilotto), Ila = Aqu-ila (finale di Aquila), Mister Cedry D.J. = Signor Cedrone Disc Jokey, Motty = Marmotta, Golden Rabbit = Coniglio d’Oro, Luchin Yellow de Carduelis = Lucherino Giallo dei Cardellini, ecc. Altra particolarità, riguardo ai nomi, l’uso del diminutivo o di aggettivi qualificativi personificati, es.: Brunello<orso bruno, Orsola<orsa+la, Lenny<leoncino, Tigy<tigre, Leonida<figlio di leone, Leo<leone, Greta<tigre (anagramma: gre+t(i)a), Lunetta<luna (diminutivo), Felice<felice, Sereno<sereno, ecc.
C’è da aggiungere che tutti gli animaletti, le piante, i fiori, gli oggetti inanimati, i fenomeni atmosferici, che nella narrazione diventano i personaggi del libro, vengono ben caratterizzati nelle loro azioni, nei loro comportamenti, nel loro modo di dire e di fare, nel loro aspetto fisico. Allo stesso modo esatta è la loro collocazione territoriale/ambientale. E ciò denota una spiccata capacità osservativa dell’autrice supportata, anche, da una attenta ricerca scientifica.
Naturalmente, il libro non ha nulla di scientifico, né vuole esserlo. Il libro, ben articolato nella sua struttura con fiabe e racconti, riesce a calamitare l’attenzione di chi legge, che si sente invischiato in una “suspense” che lo stimola ad andare avanti, fino in fondo. Si ha voglia di giungere alla fine di ogni fiaba, di ogni racconto. Ma ci si può fermare prima; infatti l’intera opera, ben articolata, è costituita da capitoli brevi e ariosi, armoniosi, legati insieme da una struttura ben calibrata costruita per episodi singoli, completi in sé, autonomi (quasi un racconto nel racconto), insieme però ben concatenati, intimamente cuciti come tanti tasselli in un mosaico tenuti insieme da un’idea di fondo. Parafrasando e capovolgendo il titolo di un romanzo di Cesare Pavese, Lavorare stanca, si può benissimo dire: leggere non stanca.
Leggere non stanca perché è un libro che piace. Che piacerà ai bambini, che piacerà agli adulti. Ai bambini che vivono la vita nei sogni, agli adulti che cercano i sogni nella vita. I sogni, si badi bene, non le illusioni. E a tale proposito mi preme evidenziare la differenza fra sogno e illusione, la stessa definizione che dà la Tinessa, che pure ama i sogni, specialmente quelli “a occhi aperti”, ma che non coltiva illusioni. Sogno = vita>desiderio>speranza>verità. Mi spiego: il sogno è un desiderio, qualcosa che si vuole e si rappresenta con immagini nella mente, qualcosa che si vorrebbe essere e che non si è, qualcosa che si vorrebbe avere e non si ha, qualcosa che si vorrebbe fare e non si fa perché non si può fare, quindi, in definitiva, il sogno è speranza e nella speranza c’è la vita, che è verità. Illusione = inganno, falsità. Cioè, l’illusione è la rappresentazione falsa di una realtà che si crede vera, di qualcosa che si pensa che ci sia e invece non c’è, di qualcosa che si pensa di avere e invece non si ha, da ciò deriva la disillusione, che altro non è se non il ritorno traumatico alla realtà, quella vera, alla verità che è molto diversa da quella pensata e non è. È perciò che il sogno non illude e non inganna, a differenza di ciò che l’illusione fa, perché il sogno è nostro, voluto, l’illusione è estranea, viene da fuori, non voluta. L’autrice sogna e non si illude, sogna perché ama, e nell’amore c’è la vita, la speranza. La vita, che non è una fiaba, forse è un racconto, ha bisogno di sogni, ha bisogno di speranza. Come noi abbiamo bisogno della fiaba per vivere e sperare. E anche sognare.
In conclusione, è un libro buono, un ottimo libro. Un libro che piace. Che piace tanto che mi permetto di suggerire che di esso bisognerebbe fare un fumetto a strisce colorate, con le nuvolette bianche in cielo azzurro. Ma così come è, è un libro da adottare per i bambini nelle scuole elementari. Ed è proprio ai bambini che va l’ultimo pensiero di Stefania Tinessa: ai “bambini che sorridono e giocano…” ai “bambini che soffrono”, ai “bambini mai nati, che non potranno correre e giocare, sorridere e costruire castelli di sabbia in riva al mare, disegnare e colorare…”, ai “bambini non concepiti, che sono stati attesi invano”. Per essi, solo per essi, Stefania Tinessa ha lasciato un sorriso e una carezza, in un cielo colorato d’azzurro. Con tenerezza.
Noi ci associamo a lei, e ricordiamo quella piccola bambina che non ha più sogni, né sorriderà mai: Joy, che significa Gioia e che è morta senza mai sapere perché.
A lei, come pure a Nicholas Grenn, a perenne memoria di tutti i bambini uccisi innocenti, andrebbe intitolata una scuola, una piazza, una strada. Fatelo!
Tropea, lunedì 16 gennaio 2012, ore 15.32
Pasquale De Luca