Archivio Peppe Costa Brattirò – 113

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Centotredicesima foto Archivio Peppe Costa Brattirò (vai al precedente post sull’argomento).

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Le due donne (una è sicuramente Marianna Vallone Costa) stanno sistemando dei fiori sulla tomba di Michele Costa, fratello di Peppe, autore dello scatto. Michele era deceduto giovanissimo in un incidente stradale (penso nel 1956), una delle più immani tragedie che hanno coinvolto brattiroesi.

La foto, a mio parere, ha un valore storico rilevante e ci porta ad una riflessione odierna altrettanto importante.

Partiamo dal valore storico.

Fino a metà anni ’90 ogni 20-25 anni circa “cacciavanu i morti”. Nulla di irrispettoso o strano. Per liberare i loculi, ciclicamente, si procedeva all’estumulazione. I resti mortali, una volta accertata e verificata la completa decomposizione, venivano raccolti in un’urna più ristretta e traslati nei loculi più piccoli. Se i familiari non si interessavano o non si riusciva a contattarli perché magari da diversi decenni all’estero, tali resti, invece, venivano collocati nell’ossario, una sorta di “fossa” sempre all’interno dello stesso edificio cimiteriale. Il tutto avveniva secondo le regole e le normative vigenti. Gli enti facevano ciò che dovevano fare, comprese le strutture sanitarie. Familiari venivano avvisati e potevano anche assistere alle operazioni. Ogni passo veniva verbalizzato. A me ha raccontato tutto mio padre, il quale, essendo stato per diversi anni ufficiale sanitario del Comune, era colui che – praticamente – predisponeva ogni cosa. Egli stesso mi ha anche “trasferito” qualche particolare ma lo tengo per me.

La foto è di metà anni ’70. Lo capisco dalla presenza della tomba di mio nonno Francesco Rombolà, deceduto nel 1975. Le tombe vicine, quelle che a breve sarebbero state “liberate”, erano quindi riferibili a circa 20-25 anni prima. Calcolo a parte: la foto è importante non solo per la riflessione fatta pocanzi relativa alla “sostituzione” dei loculi, ma anche perché ci mostra la diversa modalità di sistemazione del marmo del loculo e dei fiori. Ogni periodo ha uno “stile” diverso, anche nel tipo di incisione della lapide. Per alcuni deceduti, probabilmente indigenti, neppure il marmo veniva adoperato, ma solo una scritta realizzata con la vernice o “ricavata” sul cemento fresco.

Altra piccola riflessione storica, sempre relativa alla tumulazione: fino agli anni – penso ’60 o anche oltre – la bara di legno non esisteva. L’involucro era solo quello di zinco, questo spiega anche la misura ristretta di ogni singolo “spazio”.

Veniamo all’altra riflessione che mi ha ispirato questa foto, riflessione di carattere non storico ma molto attuale.

Fino agli anni ’90, dicevo, si liberavano ogni 20-25 anni gli spazi per far posto ai nuovi defunti. Ciò non avviene più. Abbiamo scelto – giusto o sbagliato che sia – di creare nuovi spazi cimiteriali. Il cimitero nuovo – mi riferisco sempre a Brattirò – ha tre edifici (o aree, che dir si voglia). Il primo di questi spazi si è “riempito” da più di 20 anni. Il secondo da qualche anno. Il terzo, per quel che riguarda sempre il riempimento, è già a buon punto. Tra 5-6 anni (proiezione statistica ragionevole) sarà anch’esso pieno. Ci si deve, quindi, porre fin da ora il problema della gestione di questi spazi per i prossimi decenni; detto altrimenti: costruiremo nuove aree cimiteriali, oppure riprenderemo l’antica prassi della “sostituzione” dei loculi? Io ho una mia personale idea ma per ora la tengo per me in quanto non vorrei “indirizzare” le opinioni. Mio obiettivo è solo porre il dibattito. Vedo che poco se ne parla, ma la nostra comunità il problema lo ha sempre affrontato per tempo. La nostra congrega, in particolare, onore e vanto della comunità, dovrebbe iniziare ad agire, ovviamente in stretto contatto con amministrazione comunale. Insomma: riflettiamoci.  Tra non molto qualcosa bisognerà decidere: alla morte non si sfugge.

MarioVallone

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