FABRIZIA, 2459 abitanti
CENNI STORICI
Località che sorge al centro delle Serre vibonesi a ben 950 metri s.l.m. in uno scenario magnifico, circondata da immensi e bellissimi boschi e sorgenti di acqua minerale. Il nome di questo comune deriva dal Principe Fabrizio Carafa di Roccella, vissuto alla fine del 1500 che qui si recava per cercare riposo. Fabrizia, nei cui pressi scorre il fiume Allaro, prende perciò il nome da questo personaggio, il quale diede avvio alla fondazione del centro abitato aggregando insediamenti di pastori già esistenti e favorendo il popolamento del luogo attraverso l’insediamento di persone provenienti da altri posti. Nel 1972-73 Fabrizia è stata colpita da un’alluvione che ha creato seri danni per cui le abitazioni sono state in parte riedificate in un’area non lontano dal precedente ed antico centro abitato.
DA VEDERE
La chiesa di Santa Maria delle Grazie di fine ‘500, ma più volte riedificata a causa di calamità naturali; la chiesa del Rosario, che risale ai primi anni del 1600; la chiesa della Madonna del Carmine, costruita nella prima metà del ‘700; Palazzo Cavalera, oggi residenza privata, anticamente dimora dei Carafa; alcuni portali dei palazzi del caratteristico centro storico attraversato da innumerevoli viuzze; i ruderi degli antichi mulini.
FESTE RELIGIOSE
La festa di San Antonio, la domenica successiva al 13 giugno; la festa della Madonna del Carmelo il sabato che precede la prima domenica di agosto; la festa della Madonna del Rosario la domenica dopo il 7 ottobre.
PRINCIPALI EVENTI TRADIZIONALI
La sagra del fungo ad agosto è l’appuntamento enogastronomico più importante. In estate vengono, inoltre, organizzate altre manifestazioni culturali e spettacoli di intrattenimento.
ALTRE INFORMAZIONI E CURIOSITà
Fabrizia dovrebbe essere l’unico paese delle Serre vibonesi a godere della vista del Mare Ionio.
I boschi della zona sono una “riserva” di ottimi funghi, rinomati in tutta la regione. Nei medesimi boschi abbondano le fragole, altra coltura genuina tipica di questi luoghi.
Ancora oggi si possono trovare a Fabrizia abili artigiani in grado di creare moltissime cose, soprattutto col legno.
Attorno alla festa patronale di San Antonio si sono sviluppate diverse tradizioni veramente molto significative. Nei tredici giorni che precedono la festa numerosi pellegrini, provenienti soprattutto dai paesi vicini, si recano ogni mattina in paese per la funzione religiosa, mettendosi in cammino prima dell’alba e a piedi (alcuni scalzi), recitando preghiere. Sempre collegati alla ricorrenza del Santo, vi sono le cosiddette “rachatiadhi” forme di devozione esternate da alcune persone che, per ben 13 volte “rachano”, (cioè strisciano in ginocchio) dal portone della chiesa fino all’altare. Le “virginiadhi”, sempre durante la festa patronale, invece consistono nell’organizzazione di un banchetto di ringraziamento per una grazia ricevuta dal Santo. Ad esso devono prender parte 11 fanciulle nubili ( “li virginiadhi” appunto ) e due giovanotti celibi (“li bambiniadhi”). Anche le pietanze devono essere 13, giorno del martirio di San Antonio. Il pranzo si conclude con la consumazione di un dolce tipico della zona, “lu biscuattu”, che la padrona di casa offre in ginocchio sull’uscio della propria abitazione mentre saluta i suoi ospiti, i quali augurano ogni bene alle persone che abitano la casa.
Un ringraziamento, per le informazioni forniteci, ai seguenti membri dell’Associazione “Fabrizia in Movimento”: Brunello Rullo (Presidente), Francesco Carè, Raffaele Fernando e Vincenzo Mannella.