Si conclude il Campus…

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Non poteva essere più bella ed entusiasmante la conclusione del Campus della legalità e della cittadinanza attiva della Scuola tropeana che, in una  sei giorni di eccezionale livello, ha esaltato  il valore della partecipazione.

Tanti  gli ospiti autorevoli  appartenenti al mondo delle istituzioni, dell’associazionismo, della cultura che, assieme agli studenti, protagonisti assoluti del percorso, hanno discusso problematiche cogenti esercitandosi a fare democrazia e ad assaporare il gusto della libertà.

La giornata di chiusura ha visto, all’Alberghiero, delegazioni dei vari indirizzi di studio per condividere, nella gioia di un percorso coinvolgente e gratificante, la fase terminale  del Campus declinata attraverso due testimonianze di notevole interesse: quella di Eva Gluszah Castagna e quella di Onorina Ventre, meglio nota  come Mamma Africa.

Eva  è una giovane  fotografa di origine Polacca,  dalla grande  sensibilità artistica e umana che ha preso a cuore la dolorosa vicenda dei migranti testimoniandola con le sue  fantastiche ed emozionanti foto degli sbarchi nel porto di Vibo Marina. Cinquanta scatti di quei drammatici momenti, donati alla scuola, assieme ad altri dieci, raffiguranti l’integrazione nell’Alberghiero tropeano dei giovani profughi, divenuti gli “Alunni Venuti Da Lontano” hanno dato vita alla mostra fotografica permanente “Find to liberty “.

Eva, assieme al marito Francesco Castagna, anche egli vicinissimo al dramma dei profughi, ha  anche presentato il progetto “End of Dreams” che ha visto le creazioni del danese, Nikolaj Bendix Skyum Larsen, 48 statue antropomorfe raffiguranti corpi avvolti in sacchi, fatte con  un materiale chiamato Concrete Canvas che viene modulato dall’azione dei flussi marini, immerse nella baia di Pizzo. Eva ha fotografato l’intera operazione, omaggio ai migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo.

Onorina Ventre, Mamma Africa, assieme ad  Eva ha illuminato la scena conclusiva dell’emozionante avventura dell’Istituto tropeano, parlando con semplicità ed autenticità del suo grande amore  per gli Africani che popolano la zona di Rosarno.

Onorina ci ha tenuto a precisare  che si è limitata a continuare l’impegno della mamma che ogni qualvolta sfornava il pane ne mandava una parte ai poveri. Un volta pensionata Mamma Africa ha realizzato  nella sua campagna una mensa per gli Africani ed ogni volta che li accoglie lo fa con grande trasporto e all’insegna dell’allegria. Li invita a parlare delle proprie difficoltà, li conforta e poi, tutti assieme, a cantare “Calabrisella”. Onorina ha voluto evidenziare il cambiamento che si è verificato a Rosarno che dagli iniziali atteggiamenti discriminatori si è aperto all’accoglienza, anche grazie alla scuola.

“ L’esperienza che abbiamo vissuto -ha spiegato la dirigente scolastica Beatrice Lento – ha la parvenza di un sogno tante sono le emozioni vissute ed i cambiamenti di scena su un palcoscenico reso vivo dai grandi ospiti e dall’entusiasmo dei nostri  Magnifici Ragazzi . La giornata conclusiva, poi, ci ha regalato degli istanti veramente magici: la freschezza  tenera di Eva, giovane fotografa desiderosa di testimoniare il dramma dei migranti per sensibilizzare ad un’accoglienza calda e significativa e la materna e matura consapevolezza  di Onorina, Calabrese verace, che con il suo coraggio e la sua generosità ha acceso la luce in un contesto difficile  e contraddittorio come quello di Rosarno. Due grandi figure di donne hanno chiuso il Campus, dedicato ai nostri Alunni Venuti Da Lontano, in maniera esemplare indicandoci la strada, l’unica strada che può portare alla risoluzione di un dramma che non è solo quello dei migranti ma piuttosto di una civiltà ritagliata sull’avere piuttosto che sull’essere, la strada dell’amore. Sono contenta perché abbiamo costruito  per i nostri studenti un percorso di grande valenza formativa che sicuramente li trasformerà nei semi di cui ci parlava nel Campus Mons G. Fiorillo, Presidente di Libera, semi che danno fiori e frutta, semi che danno senso alla nostra fragile esistenza”.

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