Caso “Casa riposo Soriano” in tribunale

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casa riposo sorianoIl 16 Gennaio inizia l’azione giudiziaria da parte della parrocchia di San Martino Vescovo per riprendersi la casa di riposo di Soriano.

Si tratta di una causa civile appoggiata dal parroco di Soriano Calabro  don Pino Sergio, il quale, nell’interesse dei fedeli, ha dato mandato all’Avv Maria Rosaria Nesci.

La casa di riposo “appartiene” alla comunità di Soriano Calabro che con le donazioni dei  fedeli hanno permesso la sua realizzazione. Invece si è scoperto che l’ex parroco, don Francesco Bevilacqua, avrebbe acquisito la proprietà dell’edificio e del terreno e, al momento della sua morte, avrebbe lasciato tutto in eredità ai suoi nipoti.

Lo scorso 29 giugno l’attuale parroco, don Pino Sergio ha scritto una lettera aperta per denunciare la singolare vicenda.

«Mille volte era stato detto che la casa di riposo è della parrocchia – si legge nella lettera del sacerdote – e lo ha fatto anche personalmente don Francesco con una lettera aperta alla comunità di Soriano. Ebbene al momento attuale le cose non stanno così! Dopo la visione di un testamento e di altri documenti giudiziari, devo dirvi di aver tristemente scoperto che don Francesco ha proceduto ad acquisire la proprietà del terreno e della casa di riposo in qualità di privato cittadino e che alla sua morte, ha lasciato il tutto ai suoi nipoti. Secondo questo testamento – scrive il parroco – la casa di riposo non sarebbe della parrocchia ma dei nipoti di don Francesco e potrà ritornare a noi legittimi proprietari solo fra 20 anni».

Il predecessore di don Pino Sergio, dunque, stando alla denuncia di quest’ultimo, «si è intestato tutto ciò che gli è riuscito di intestare». L’attuale parroco quindi si rivolge anche ai beneficiari del testamento: «Avete ereditato qualcosa che non vi spetta, vi state appropriando di una cosa che non vi appartiene. La comunità e, dunque, la parrocchia è proprietaria di quella casa, lo sapete bene. Erano i fedeli – spiega ancora don Pino – a dare i soldi. A Natale e Pasqua, puntualmente ogni anno, venivano mandate le buste con su scritto “offerta per la casa di riposo”. Sono stati i fedeli, singoli e famiglie, che hanno dotato la casa delle cose più essenziali privandosi anche del necessario, sono stati i fedeli che hanno lavorato gratuitamente, perché convinti che lo facevano per un’opera benefica e non per privati cittadini, a saperlo avrebbero preteso un compenso per il loro lavoro; sono stati i fedeli che in mille modi hanno collaborato per la realizzazione della casa di riposo».

Infine l’invito rivolto alla comunità sorianese. «Tocca a noi muoverci per riprenderci ciò di cui siamo stati defraudati. Ho già dato mandato ad un legale – è l’annuncio del parroco – perché avvii tutte le procedure e le pratiche necessarie che ci permettano di rientrare in possesso di quello che ci è stato tolto, di dimostrare la verità».

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