Il 3 febbraio, in occasione della festa per san Biagio Vescovo e Martire, a Serra San Bruno è di tradizione l’abbàculo, un dolce a base di torrone o di mostacciolo, e la cui forma a punto interrogativo riproduce il pastorale vescovile che la statua del santo stringe fra le mani.
Le donne di casa lo preparano per i bambini ed i giovani i quali, ad evitare il malaugurio, lo mangiano solo dopo che è stato benedetto durante la messa solenne: fanno attorno alla chiesa tre giri, tanti quanti a suo tempo ne fece la testa appena mozzata del santo, entrano nel tempio, assistono alla messa e durante la benedizione protendono verso l’altare l’abbàculo, mentre i grandi fanno benedire mannelli di grano, bottiglie di vino, ceste di frutta, e pure «qualche mattone da applicarsi caldo sulle parti indolenzite».
Dopodiché i più piccoli lo sgranocchiano seduta stante con goduria pari alla loro innocente devozione, il giovane innamorato, invece, aspetta la sera nella speranza di poterselo mangiare in dolce compagnia; va a bussare alla porta della ragazza per la quale spasima e le offre l’abbàculo: se lei spezza il dolce nel punto in cui comincia la voluta dell’interrogativo, tenendo per sé il manico del pastorale e lasciandogli il resto, vuoi dire che lo accetta ufficialmente come fidanzato, se no… altre pene del cuore, altra festa di san Biagio, altro manico d’abbàculo.
(pubblicato da Luciana Loprete su http://www.facebook.com/CalabriaMystery)