“Oltre i limiti della decenza”

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RICEVIAMO e PUBBLICHIAMO:

“OLTRE I LIMITI DELLA DECENZA

Due dei nostri più recenti interventi su questo blog trattavano rispettivamente i temi del PSC (post del 17/03/2013) e del principio di separazione tra politica e gestione (post del 07/05/2013). Si tratta di argomenti che, pur non presentando diretti punti di contatto, riteniamo opportuno rivisitare congiuntamente in quanto capaci di evidenziare un aspetto ulteriore che merita di essere indagato: quello della coerenza delle giustificazioni addotte dai nostri intrepidi amministratori a sostegno della loro discutibile e spesso illegittima condotta; addotte, ovviamente, mai in un pubblico dibattito, ma  sempre in “ambiente protetto”, come ad es. le sedute al cloroformio di un Consiglio Comunale dove da un po’ di tempo a questa parte l’unica voce critica è quella del consigliere Cosmo Vallone e si leva dai banchi della stessa maggioranza (la minoranza tranne rarissime eccezioni, forse due o giù di lì, in oltre quattro anni non ha mai avuto nulla da eccepire).

Il palazzo municipale di Drapia

Cominciamo dal secondo. Qualche sera fa, consultando l’albo pretorio online, siamo rimasti letteralmente esterrefatti nel procedere alla lettura dei decreti sindacali n. 13 e n. 14 con i quali veniva (ri)conferita la titolarità del Servizio Finanziario e del Servizio Tributi rispettivamente a due distinti componenti della G.C.: nel primo caso (cui faceva comunque seguito un ulteriore decreto, il n. 15, di contenuto analogo) per pochi giorni, in sostituzione della titolare (prima defenestrata, poi reintegrata) assente per malattia; nel secondo fino al 30 agosto 2013, dunque per la durata di quasi tre mesi (spazio temporale, si badi bene, analogo a quello coperto con i precedenti decreti di conferimento). Posto che nel preambolo dei provvedimenti richiamati si legge testualmente “dato atto che, stante le eccezioni sollevate, il richiamato Assessore ha dichiarato di non voler più mantenere in capo a sé la Responsabilità del Servizio, così come da verbale n. 10 relativo alla seduta consiliare del 26.04.2013” e che poi il dispositivo si sostanzia invece nella nomina a Responsabile di Servizio degli assessori asseritamente recalcitranti, non sfugge nemmeno ai più distratti la contraddittorietà degli atti amministrativi in questione; contraddittorietà che alimenta un dubbio: «tali decreti, oltre ad essere illegittimi per le ragioni da noi ampiamente evidenziate nel post del 7 maggio, si risolvono anche in un “atto di prevaricazione” nei confronti dei destinatari, obbligati a svolgere obtorto collo una funzione di cui non vorrebbero più farsi carico? Oppure si è invece incredibilmente ritenuto di poter trasfondere nella loro struttura formale ignobili gherminelle volte a compiacere la boria di chi non solo desidera mantenere un incarico che non potrebbe svolgere, ma ha preteso pure di “farsi pregare” in segno di polemica risposta alle illegittimità denunciate?». Ridicoli, sono stati definiti su questo blog; e ridicoli, a volte, dimostrano di essere!

A sentire coloro i quali ricoprono abusivamente incarichi che in forza di una cristallina disposizione statutaria (art. 35) sarebbero loro preclusi e chi quegli incarichi ha illegittimamente ad essi conferito, i primi si sarebbero “immolati” sull’altare  del contenimento della spesa dell’Ente. E la spiegazione, anche se non vale certo a sanare le illegittimità segnalate, potrebbe perfino apparire plausibile se non fosse che in molte altre circostanze i nostri salvatori della patria del contenimento della spesa se ne sono – ci si perdoni il termine poco elegante – ampiamente strafottuti. Ne forniamo un (attuale) esempio, introducendo l’altro argomento oggetto della presente riflessione.

Il 19 c.m. è scaduto il termine entro il quale i comuni calabresi avrebbero dovuto adottare il PSC. Rinviando anche in questo caso alla lettura del nostro post precedente, dov’è sinteticamente riassunta l’intera vicenda, qui ci limitiamo a dire che il Comune di Drapia non solo non ha rispettato tale scadenza, ma è ancora lontanissimo da quel traguardo. Nella fase attuale si è dunque in attesa della diffida da parte della Giunta Provinciale a provvedere entro 60 giorni, decorsi infruttuosamente i quali verrà nominato un commissario ad acta col compito di completare la procedura di approvazione del PSC. È bene che i cittadini sappiano che gli oneri per l’intervento sostitutivo provinciale sono a carico dell’amministrazione comunale inadempiente e che tali oneri saranno tanto più gravosi quanto più si protrarrà l’attività commissariale presso il Comune (periodo che nel nostro caso si preannuncia abbastanza lungo, visto che siamo ancora alle primissime battute del complesso iter disciplinato dall’art. 27 della L.U.R.). Ecco, qui (come del resto in molti altri casi che ci riserviamo di evidenziare in futuro) le esigenze di contenimento della spesa non sono state tenute in nessuna considerazione. Di chi la responsabilità? Non della minoranza consiliare, che fin dall’inizio si è detta disposta a collaborare con la maggioranza (collaborare alla realizzazione del nulla, aggiungiamo noi); non dei cittadini, completamente esclusi da ogni processo partecipativo; forse del destino cinico e baro che, non sappiamo per quale perversa alchimia, ha voluto infierire contro seri e capaci amministratori privandoli della possibilità di onorare il motto tanto ripetutamente quanto stentoreamente sbandierato in campagna elettorale e nella prima fase del mandato amministrativo: «Noi manteniamo quello che promettiamo!». Parole sante, Vangelo!”

                                                                                  Associazione DRAPIA IN EUROPA

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