“Un solo Amore”

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Un solo Amore

di Andrea Runco

“Un solo Amore” di Andrea Runco è un bellissimo romanzo che parla di Amore, assoluto e totale, al punto da resistere al tempo fino a scardinarlo, sconfiggendo la morte.

Nella forma letteraria del memoir, l’incipit prende avvio con il racconto di un bambino, figlio di un contadino, che, a Molinà, un paese immaginario della Calabria, nell’agosto del 1939, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale, vede arrivare in una villa di campagna, proprietà di un ricco possidente, un signore attempato e distinto, che dopo aver preso posto all’ombra di un pergolato, comincia a scrivere, con fare solenne, su una agenda.

Le memorie del bambino si intrecciano dunque con quelle di Federico Galerio, la cui famiglia discende dalle nobili casate dei principi “Galerio” di Roma e dei Lanza di Sicilia, proprietario della villa e protagonista del romanzo.

Attraverso una scrittura ispirata e densa di poetiche descrizioni dei paesaggi del Sud Italia, che costituiscono autentici quadri realizzati con sapienti e liriche pennellate, plasmate dalla cifra stilistica che contraddistingue la sua Poesia,  ancora più emozionanti perché visti attingendo alla memoria dei ricordi teneramente filtrati con gli occhi del cuore, Andrea Runco ci conduce in un viaggio esistenziale che parte all’indomani dell’Unità d’Italia, tra la Sicilia e la Calabria, narrando la storia del protagonista, Federico Galerio e del suo struggente e unico amore, che da Palermo lo porta sulle coste calabresi e che immutato resiste al tempo e anche alla morte.

Il racconto è riccamente popolato da personaggi e situazioni descritte in maniera talmente vivida che al lettore sembra di essere trasportato nei lussuosi salotti della nobiltà  siciliana e calabrese , in un’ambientazione di ispirazione  gattopardesca, tra sofà di pregiato velluto, stucchi dorati e bellissime dame che sussurrano segreti dietro i loro ventagli, tra brindisi a suggello di solenni e commoventi giuramenti davanti a Dio e agli uomini e incontri emozionanti, come quello con “l’eroe dei due mondi”, Giuseppe Garibaldi.

Sembra quasi di respirare l’aria salmastra delle coste siciliane e calabresi, regno della Fata Morgana e dei suoi miraggi, lambite dai flutti di mare cristallino, i cui fondali popolati dalla posidonia, sfumano in un meraviglioso verde azzurrognolo.

Come lussureggianti appaiono le assolate Campagne, ricche di biondeggianti messi che simboleggiano le fluenti chiome dell’amata e di flora che ispira nell’animo un senso di pace e di infinito, suddivise in appezzamenti, che a seconda delle colture, rendono il territorio uno scacchiere multicolore.

L’intreccio del racconto è sapientemente calibrato, in maniera da tenere accesa l’attenzione del lettore, evocando le bellezze ambientali, narrando la purezza di sentimenti ispirati da nobili valori e trattando temi come il brigantaggio e lo sfruttamento dei coloni, mali che affliggevano il Sud e che oggi perdurano ancora con il caporalato, ma anche la conduzione illuminata delle aziende agricole e l’associazionismo aziendale, con un conseguente benessere diffuso.

Quello descritto da Andrea Runco è  un mondo che non esiste  più, insieme ai campi incolti e ormai abbandonati a favore dell’inarrestabile progresso, a cui si guarda con la nostalgia della sfumata gioventù, dove la bellezza dei paesaggi incontaminati si intreccia alla profondità di sentimenti genuini ed eterni, rafforzati da nobili valori come l’amore e l’amicizia, ma anche l’onore e la lealtà, non come concetti astratti e vacui, medaglie da appuntare immeritatamente al petto, ma tradotti realmente nelle azioni quotidiane, sempre sostenuti da un’incrollabile fede nell’Altissimo e fiducia verso il prossimo.

La storia di Federico Galerio diventa così una metafora di vita, di chi novello Giobbe, “colui che sopporta le avversità”, nonostante i colpi avversi del destino, pazientemente resiste, senza mai perdere la speranza, confidando sempre nel Signore e operando in maniera generosa e solidale, con nobiltà d’animo e non solo di lignaggio.

La morale del racconto insegna che, se un malcapitato perdura nel compiere buone azioni, come il nostro protagonista, e confida in colui che tutto può, sarà premiato, se non altro, per l’insistenza nel chiedere con devozione e rispetto.”

Daniela Lo Presti

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