Il malocchio è riconducibile a una tradizione popolare calabrese anticamente molto radicata, priva di alcuna validità scientifica, i cui effetti immaginari consisterebbero in una serie di presunte disgrazie e/o malanni che, improvvisamente, accadrebbero alla persona colpita.
Il modo di liberarsi dal malocchio, nella nostra tradizione popolare, è “coggiri l’occiu”.
Come? Il “guaritore” fa cadere dell’olio in un piatto con dell’acqua. Poi si fa per tre volte il segno della croce e traccia, per tre volte, il segno della croce sul piatto con l’olio. Se la faccia dell’olio si allarga o assume la forma di un occhio, la persona per la quale si fa quella procedura, è sottoposta all’energia negativa di qualcun’altra. Può succedere che l’olio sembri scomparire: significa che la persona è stata colpita da malocchio già da diverso tempo e sarà più difficile da trattare. Se, invece, l’olio si allarga poco, vuol dire che la “maledizione” è nelle prime fasi, piuttosto leggera e, di conseguenza, scomparirà più facilmente.
La persona che fa questo, il “guaritore”, ripete mentalmente le parole segrete previste dal rito che solo lui conosce, perché il malocchio lasci la vittima.
Una persona di Brattirò che “coggia l’occiu” era una mia zia, Vallone Caterina (1917-1991), detta Nuzza a Saracina.
Non mi ha mai voluto rivelare le “parole magiche” che toglievano il malocchio.
Pasquale Vallone
Commenti
comments