A farsi promotrice della mostra, per la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, l’Azione Cattolica diocesana, che ospiterà questa porzione di allestimento per ultima in Calabria, in ordine di tempo, dopo essere stata visibile in tutte le altre diocesi e nella regione Sicilia.
La mostra arriverà a Vibo nel pomeriggio di lunedì 23 e sarà allestita nei locali dell’Istituto Superiore “Vito Capialbi”, che ha accolto con grande generosità la proposta per il tramite del suo Dirigente Scolastico, Antonello Scalamandrè, dove rimarrà fino a venerdì 27; martedì 24, alle ore 9,00, è prevista l’inaugurazione e giovedì 26 invece un incontro curato dall’equipe diocesana del MSAC ( Movimento Studenti di Azione Cattolica) rivolto ai ragazzi che avranno modo di confrontarsi con tematiche importanti ed attuali in laboratori strutturati.
L’esposizione sarà fruibile al pubblico dalle ore 9,00 alle ore 12,30 e dalle ore 15,30 alle ore 17,30. Nel pomeriggio di venerdì 27 la mostra sarà invece trasferita a Palazzo Gagliardi, dove sabato 28, alle ore 16,00 si svolgerà un incontro pubblico sulla figura di Armida Barelli con la partecipazione del Vescovo Attilio Nostro, di Mons. Ramondino, del dott. Giovanni Lanzillotta rappresentante dell’Università Cattolica per la Calabria, del sindaco di Vibo, avv. Maria Limardo, mentre faranno gli onori di casa il presidente dell’AC diocesana, Paolo Giannini, e l’avvocato Ivana Ventura in qualità di delegata regionale di AC.
Composta da pannelli illustrativi, la mostra racconta in modo coinvolgente e immediato la vita di Armida Barelli, dall’infanzia fino alla morte: testi, fotografie d’epoca e fumetti raccontano ciascuno una tappa fondamentale nella vicenda di questa Beata.
A conclusione del percorso, un utile prospetto cronologico presenterà anche i più importanti eventi che hanno segnato l’Italia nell’ambito della politica e delle lotte per l’emancipazione femminile.
La figura di Armida Barelli, rivoluzionaria per il laicato femminile, incontrò sul suo cammino anche il Beato tropeano don Francesco Mottola, assistente diocesano della Gioventù Femminile, con il quale ebbe modo di incontrarsi e dialogare in diverse occasioni e con cui condivise, evidentemente, la capacità di intuire l’importanza del ruolo del laicato ” femminile” all’interno della Chiesa.
Caterina Sorbilli
Vice-Responsabile Adulti diocesana
di Azione Cattolica (Ufficio Comunicazioni)
Note biografiche e storiche di A. B.
Armida Barelli ebbe l’intuizione di credere e promuovere un laicato cristiano capace di vivere in modo consapevole la propria vocazione: alla luce del Vangelo, uomini e donne, giovani e adulti, possono dare la propria vita al servizio della Chiesa e della società. Soltanto in Gesù Cristo vi è pienezza di vita e quella vita deve essere dedicata agli altri, annunciando il Vangelo, lavorando per il Regno di Dio.
La sua vita fu testimonianza profetica: «Lavorate senza posa: amate, amate, amate».
Sin dal 1917 le fu affido il compito di fondare un’associazione giovanile femminile, con obiettivi simili alla Società della Gioventù Cattolica maschile che mobilitava migliaia di giovani con un programma preciso: “preghiera, azione, sacrificio”.
Così nel febbraio 1918 la Gioventù Femminile ambrosiana sarà inaugurata ufficialmente: nelle parrocchie sorgono in pochi mesi decine di circoli femminili. La capacità organizzativa e il profilo umano e spirituale di Armida Barelli contribuiscono al successo della proposta alle giovani che devono sapersi opporre al marxismo e al laicismo.
Alla fine della Prima guerra mondiale, la “questione femminile” è la nuova frontiera del cattolicesimo organizzato. Nel settembre 1918 Armida è nominata da Benedetto XV vice-presidente dell’Unione Donne con l’incarico di fondare la Gioventù Femminile Cattolica in Italia.
La proposta di “Azione cattolica” per le giovani è accolta con grande favore, sebbene non manchi qualche diffidenza per un progetto giudicato da alcuni troppo moderno.
L’entusiasmo e la capacità realizzativa di Armida diventano il motore della Gioventù Femminile che ha la sede centrale a Milano e si dirama nel Paese. Nascono comitati diocesani e moltissimi circoli parrocchiali. Numerose giovani diventano “propagandiste” per promuovere l’associazione.
Nella Gioventù Femminile, le ragazze vivono in modo dinamico gli ideali cristiani in un quadro di riferimenti tradizionali e rassicuranti: preghiera, esercizi spirituali e “dottrina cattolica”. È proposto un modello di donna che all’apparenza non si allontana molto da quello prevalente nella cultura cattolica.
Eppure le ragazze cattoliche studiano anche la “questione sociale” e si impegnano nell’assistenza negli ambienti popolari. Escono di casa e si ritrovano fuori del controllo diretto della famiglia. La GF è la prima esperienza di emancipazione per milioni di ragazze che sperimentano, grazie a questa esperienza ecclesiale, libertà e autonomia. Molte prendono la parola e hanno un ruolo pubblico impensabile fino a pochi anni prima.
Armida Barelli imprime alla Gioventù Femminile il senso della “militanza”: l’apostolato deve essere vissuto ogni giorno in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro. Ogni ambiente deve essere raggiunto dall’annuncio cristiano. E le ragazze devono prepararsi insieme a questo compito.
In ogni diocesi la GF si organizza su base parrocchiale: l’associazione partecipa attivamente alla vita delle parrocchie e fornisce un sostegno rilevante al clero.
La salita al potere di Mussolini, nel 1922, preoccupa Armida Barelli che già nel maggio 1921, in un articolo, chiarisce perché le socie della Gioventù Femminile non devono aderire al fascismo: ne condanna la violenza e la matrice dittatoriale. La proposta religiosa rivolta alle giovani è di fatto alternativa al fascismo ed è anche “popolare” rispetto ad altre associazioni cristiane: si rivolge a tutte le giovani che in molti casi sono operaie e contadine.
Nei suoi viaggi per l’Italia, Armida presenta come frutti della stessa intuizione l’Università Cattolica, che con Agostino Gemelli aveva contribuito a far nascere, la Gioventù Femminile e le Missionarie della Regalità, per promuovere e formare alla profondità della liturgia il laicato. Per Armida Barelli, l’azione capillare di istruzione deve partire dalle donne, ma coinvolge l’intera Chiesa. Non si tratta tanto di insegnare la corretta ritualità, ma di far scoprire la bellezza della liturgia come cammino per incontrare Dio. La liturgia diventa occasione di catechesi per ogni ceto sociale. Dopo la seconda guerra mondiale, Armida Barelli continua nella sua azione per garantire una solida presenza cristiana nella società. Si impegna su nuovi fronti.
Di fronte all’estensione del diritto di voto alle donne, la Gioventù Femminile garantisce una formazione politica diffusa anche negli ambienti popolari e incita le donne ad andare alle urne. L’Azione Cattolica è fondamentale per far crescere in Italia la democrazia. Armida Barelli è convinta che le donne debbano diventare protagoniste della nuova stagione democratica.
L’Azione Cattolica Italiana ogni giorno realizza l’intuizione di Armida Barelli: unire strettamente fedeltà a Gesù Cristo, attenzione alla vita delle persone e servizio nella Chiesa e nella società.Nella grande famiglia dell’Azione Cattolica, donne e uomini, ragazzi, giovani e adulti camminano insieme. I gruppi sparsi in ogni diocesi d’Italia creano una rete che educa tutte le generazioni. Il segno distintivo dell’associazione è la cura delle relazioni tra le persone: la pace inizia da qui. È il Vangelo che guida la formazione della coscienza. La maturità del laicato si misura nella Chiesa. L’impegno civile mette alla prova la coerenza tra fede e vita.Amare Dio e vivere con la gente è il progetto dell’Azione Cattolica. Proprio come ha insegnato Armida Barelli.
(sitografia ” www.mostraArmidaBarellii.net)
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