Prefazione
Il mondo che Rosario Rotolo, avvocato e docente, descrive con delicate e decise pennellate nel libro “Lo specchietto retrovisore” è stato pure il mio mondo, in esso ritrovo la mia infanzia povera e disincantata, i sogni di un’adolescenza incerta eppure fantastica, la giovinezza in cui muovevo i primi passi verso un futuro mille volte disegnato e improvvisamente possibile, da afferrare a piene mani, con l’entusiasmo dell’età e quel po’ di spregiudicatezza accompagnata dalla consapevolezza di avere accanto la saggezza e lo smisurato amore dei genitori e la gioviale sincerità degli amici, compagni di strade brevi e di progetti destinati, in molti casi, a separare percorsi di vita, ma non nostalgici ricordi e silenziose, solide amicizie.
Nei primi anni ’90, quando mi trasferii dal nord, con Rosario e altri amici amanti delle nostre radici ci inventammo un periodico che intitolammo “Vicoli”, poche pagine destinate ai paesani, con fatti di cronaca locale, interviste e piccoli siparietti di buonumore. Casa sua divenne, in quei giorni di piacevole e appassionato lavoro, la redazione e la tipografia, con la simpatica benedizione dei suoi genitori, entrambi maestri elementari e appassionati di cultura.
Fu in quell’occasione che ebbi modo di apprezzare, di lui, il rigore linguistico della parola scritta, la meticolosità nell’organizzare sintatticamente un argomento, il sapiente labor limae, la disponibilità al confronto e al lavoro di gruppo.
Fu, quella, un’esperienza che servì anche a cementare un’amicizia e una stima che dura tuttora, anche se le frequentazioni, per ragioni dettate dai nostri individuali cammini professionali e familiari, si sono diradate. Quando mi ha proposto di scrivere due parole di prefazione a questa avvincente raccolta di racconti, dunque, ho accettato con entusiasmo, cosciente che mi sarei ritrovato, anche se io più avanti con gli anni, in tutte le storie abilmente narrate. E così è stato.
Mi sono rivisto anch’io in quel quadretto bucolico delle prime pagine in cui descrive, a volte con tocchi di pura poesia, il mondo in bianco e nero di un paese degli anni ’60 e ’70 – il nostro – con i contadini, che, su carri trainati da buoi, si avviavano, orgogliosi e fieri, alla campagna, il rumore degli zoccoli sul selciato, i vecchietti sulla soglia, i venditori ambulanti e i capannelli che si formavano attorno alla mercanzia esposta “su variopinte e consumate lenzuola”. E poi, i carabinieri a cavallo e i bambini che si nascondevano agli angoli dei vicoli per vederli passare, le escursioni, nei pomeriggi d’estate, per le campagne disseminate qua e là da pagliai, a raccogliere origano e ad inebriarsi dell’odore di ginestra oppure ad esplorare dalle finestre in ferro il vecchio frantoio o i resti di un antico mulino.
Un desiderio di conoscere, una curiosità che partiva dall’esperienza, un’armonia tra uomo e natura che era un tutt’uno con l’operosità delle piccole botteghe artigiane, che nel pomeriggio si popolavano di bambini e ragazzi, piccoli “discepoli” di un’arte che era come una seconda scuola. Pomeriggi, ancora, passati a dare calci ad un pallone con la sorpresa, una volta, di vedere atterrare vicino al campetto un velivolo costruito con materiali di riciclo (tra cui una sedia sdraio e un motore di lavatrice) da un “genio” di un paese della costa appassionato di volo, novello Icaro. Adolescenti, quelli di allora, che si entusiasmavano per l’arrivo della festa patronale, annunciata dal cinema all’aperto, o per lo storico sbarco sulla luna che richiamò davanti ai pochi televisori grandi e piccini, oppure, ancora, per la prima, storica promozione del Catanzaro in serie A.
Momenti di entusiasmo collettivo che poi, crescendo, fecero spazio, senza allontanarsi, ai primi sobbalzi del cuore, ai primi sguardi e anche alle prime delusioni per quella studentessa mora e dagli occhi azzurro mare che ogni mattina, alle superiori, faceva, ma al contrario, la medesima strada, sguardi destinati a incrociarsi ancora, molti anni più tardi, ma senza più gli adolescenziali sobbalzi del cuore. Storie, episodi, avvenimenti, personaggi, atmosfere che l’autore di questi affascinanti racconti ripercorre con uno stile personalissimo, che sembra accompagnare il lettore sulla scena, accanto agli anziani giocatori di bocce che “con una goffa corsetta inclinano le spalle nel tentativo di fare acquisire alla palla la giusta traiettoria”, oppure sullo sgangherato postale pieno di studenti e di venditrici di uova e pollame, con la massaia che “si lancia in una traballante corsa lungo lo stretto corridoio per riacciuffare il pollo che per qualche incauta manovra dell’autista era balzato giù dalla cesta”. Era un mondo, quello, dove non c’erano barriere generazionali, un mondo in cui la felicità era a portata di mano, per sorridere bastava un anatroccolo comprato dai genitori alla fiera dei Pioppi o, dopo un bagno al mare della vicina località costiera, un “camillino” che il papà acquistava al bar del chiosco da cui, attraverso un jukebox, si irradiavano nell’aria le canzoni del momento.
Quindi, continuando a riavvolgere il nastro della memoria, gli studi universitari e, subito dopo la laurea, il servizio militare, uno spaccato di vita da Rosario descritto in maniera realistica, a volte ironica, a volte critica, altre con una leggera nostalgia per le amicizie nate nei dodici mesi donati alla Patria e destinate a interrompersi, forse per sempre, all’ora del congedo (“ci guardammo in faccia per qualche istante, dopo di che ci salutammo sparpagliandoci in direzione delle rispettive destinazioni, con l’amara consapevolezza che, con molta probabilità, non ci saremmo più rivisti”).
Gli ultimi capitoli sono dedicati all’inserimento nel mondo del lavoro, con la fase di praticantato e l’avvio di uno studio legale tutto suo (“ancora oggi custodisco come un cimelio la carpetta con i dati del primo cliente”) e contestualmente il concorso per insegnante di Diritto nelle scuole superiori, due strade che continuano a disegnare un binario professionale fatto di competenza, onestà intellettuale e amore per la formazione dei giovani, un punto, quest’ultimo, da lui sviscerato in tutti i suoi aspetti, a partire da quello pedagogico e del rapporto scuola-famiglia per proseguire con le “promesse di marinaio” dei governi che negli anni si sono succeduti.
Un libro, questo edito da Mario Vallone, che si configura, anche, come un invito a ciascuno di noi a mettere la freccia della nostra immaginaria utilitaria e accostarci nella piazzuola di sosta della nostra anima, passare le dita sullo specchietto retrovisore della memoria e dare un’occhiata alla strada che abbiamo percorso. Sarà più agevole, poi, la ripartenza. E più luminosa la strada che ci rimarrà da fare.
Franco Pagnotta
Per acquistare il libro avete diverse possibilità.
- Coloro che risiedono nel circondario di Tropea-Capo Vaticano possono recarsi presso la mia sede, a San Nicolò, in Via Vaisette (accanto bar Shaker). Quelli che abitano a Vibo troveranno le copie presso la libreria Mondadori, oppure alla cartoleria Quintorigo di Mesiano.
- Coloro che vivono fuori, compresi residenti in area UE, possono adoperare il mio sito, completando l’ordine alla seguente pagina: vai alla scheda.
- Il libro, ovviamente, è disponibile anche su una miriade di store online tra cui Amazon: Rotolo su Amazon.
- Potete anche recarvi in una libreria nel territorio italiano e fornire titolo e nome autore o editore, oppure il seguente codice: 9788831985826. In quest’ultimo caso disponibilità e reperibilità dipende molto da fornitore delle singole librerie, ma se libraio è esperto sa bene come fare per farvelo avere.
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MarioVallone
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