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Libro don Giuseppe Furchì – Cap. 24-25-26-27-28-29

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Don Giuseppe Furchì

Omaggio a don Giuseppe a dieci anni dalla morte.

Capitoli 24-25-26-27-28 -29 del libro:

“Don Giuseppe Furchì: il suo cammino terreno” di Pasquale Vallone

(Thoth Edizioni di Mario Vallone -2012)

VAI AL PRIMO POST,COMINCIA A LEGGERE DALL’INIZIO.

 

  • LA DEGENZA   IN   OSPEDALE

Il 28 febbraio 2011, don Giuseppe si ricoverò nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Vibo Valentia. Gli fecero gli accertamenti di routine richiesti per sottoporlo ad un delicato intervento chirurgico all’addome.

L’intervento fu effettuato mercoledì 2 marzo e tutto andò bene. Io andai a trovarlo, assieme a mio figlio Mario, il giorno dopo, giovedì 3 marzo. Mi è sembrato sereno, il decorso post operatorio era regolare, avvertiva solo una dolenzia alla pancia. Gli abbiamo fatto compagnia per più di un’ora. Egli dialogava con un po’ di fatica ma senza affanno.

Il gli dissi: “Don Giuseppe, quando domenica, in chiesa, avete annunciato che vi sareste assentato per qualche giorno, udii un vocio: il commento dei fedeli fu “U previti parti u si diverti, forse torna in Albania” . Lui fece un sorrisetto e aggiunse: “ Ora si sa la verità “.

Era contento perché mi disse che quella mattina era andato a trovarlo anche il vescovo, monsignor Luigi Renzo e, tutte le visite ricevute, gli lenivano le sofferenze. Abbiamo parlato, ironizzato e scherzato come si conviene per sdrammatizzare il momento e ovviamente perché don Giuseppe partecipava senza manifestare sofferenza.

Egli abbozzava a qualche sorriso, magari forzato e/o di circostanza, e ciò avvalorava in noi la convinzione che non soffriva molto o riusciva a mascherare bene.

Dopo un’oretta, ci siamo salutati e ci siamo abbracciati con la promessa che saremmo andati ancora a trovarlo.

Non immaginavo che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto in vita il nostro amato parroco.

  • LA MORTE

La sera di domenica 6 marzo 2011, alle ore 20, in una stanzetta dell’ospedale di Vibo Valentia, ebbe fine, all’età di 70 anni, la vita terrena di don Giuseppe Furchì, amato parroco di Brattirò e di Gasponi.

Un velo di gelo, di tristezza, di sconforto e di dolore cadde sulla nostra comunità e rattristò i nostri cuori.

Dopo l’intervento chirurgico, c’era nell’aria un triste presentimento, si intuiva che la malattia del parroco era seria e che quella operazione era un palliativo per alleviare le sofferenze. Ma una fine così immediata ci colse tutti di sorpresa e impreparati ad  accettare questa crudele realtà.

Lunedì 7 marzo, ci fu un continuo e incessante pellegrinaggio all’ospedale di Vibo dove era stata ricomposta la salma di don Giuseppe nella camera mortuaria.

Nel pomeriggio, la salma fu portata a Gasponi. Qui è stata collocata su un catafalco, sul sagrato essendo chiusa, da tempo, la chiesa per inagibilità. La messa è stata celebrata da don Sergio Meligrana, giovane sacerdote nativo di Gasponi che ricopriva una importante e responsabile carica nella Diocesi e che da anni, spesso, sostituiva don Giuseppe nelle funzioni e nei riti religiosi. Larghissima è stata la partecipazione popolare di tutte le frazioni del comune di Drapia.

Dopo la celebrazione della messa in suffragio nella parrocchia di Gasponi, la salma è stata portata a Brattirò. Qui, in contrada “Santa Croce”, alla periferia del paese, il feretro è stato portato a spalla in chiesa. Dietro seguiva una marea di gente: tutti i parrocchiani di Brattirò e persone provenienti dai paesi vicini, in processione e in preghiera; nel volto di tutti trasparivano scoramento e tristezza e dagli occhi di tanti scendevano lacrime di dolore.

Giunti in chiesa, nella sua chiesa, la salma di don Giuseppe è stata posta su un catafalco davanti all’altare maggiore. Il suo volto sembrava sereno, non mostrava sofferenza e, anzi, traspariva il cenno di un lieve e velato sorriso.

A detta dei familiari che gli erano vicini, nell’ultima ora di vita don Giuseppe pregava a voce alta e incontrastata… nominava i genitori, invocava il Signore e la Madonna, chiamava i Santi, alternava San Pietro e i SS. Medici, San Paolo e i SS. Medici. Padre Annibale e i SS. Medici. Padre Mottola e i SS. Medici… e tra queste invocazioni era spirato sereno senza nessuna smorfia di sofferenza o di dolore ma quasi col sorriso sul volto: forse ha visto i suoi Santi che lo hanno preso per mano e lo hanno accompagnato, quali intercessori, al cospetto del Signore.

  • I FUNERALI

Quella tra il 7 e 8 marzo 2011 fu una notte di veglia e di preghiera nella chiesa madre di Brattirò. Fino alla mezzanotte, la chiesa fu colma di gente e ci fu un alternarsi di celebrazioni di messe e di momenti di preghiera e di meditazione, poi iniziò la veglia funebre; tante persone si davano il cambio ma parecchi hanno pernottato fino all’alba. Faceva molto freddo e furono portate in chiesa diverse stufe elettriche.

Tra una preghiera e l’altra, venivano ricordati momenti di aggregazione  trascorsi con don Giuseppe, che partecipava agli eventi dei parrocchiani: matrimoni, battesimi, banchetti in occasioni della vendemmia, ecc. ecc.

Al mattino successivo, cominciarono ad alternarsi gruppi di sacerdoti che concelebravano messe, mentre continuava, incessante, il pellegrinaggio di tanta, tantissima gente, proveniente da tutto il circondario per un ultimo saluto alle spoglie mortali dell’amato parroco.

La messa funebre fu programmato sul sagrato perché la chiesa madre era insufficiente ad accogliere tutti. Pertanto, venne allestito un grande palco su cui fu sistemato l’altare e furono messe le sedie per accogliere gli oltre sessanta sacerdoti della Diocesi.

Di fronte a questo palco, sempre sul sagrato, fu allestito un catafalco dove venne riposto il feretro con le spoglie mortali di don Giuseppe.

La giornata era soleggiata, ma molto fredda  e con un vento gelido che tagliava le gambe.

Tra le diverse centinaia di persone convenute per assistere ai funerali e dare l’ultimo saluto a don Giuseppe, era presente una comunità di Miglierina, il paese dove don Giuseppe aveva svolto il suo ministero sacerdotale per circa nove anni. Era guidata dal giovane parroco, don Pasquale, e dalle autorità civili.

Ho fatto la conoscenza di un signore di Miglierina, un professionista, il quale mi disse di non avere conosciuto don Giuseppe perché era nato dopo che  il sacerdote lasciò la loro parrocchia, trasferito a Brattirò, ma aveva voluto essere presente ai funerali per testimoniare il ricordo affettuoso dei suoi genitori e di tutte quelle persone un po’ avanti con gli anni che avevano avuto la gioia di avere conosciuto don Giuseppe e ne dicevano un gran bene.

Tutti lo ricordavano con affetto e ne testimoniavano l’amore e la stima con la loro presenza in quel giorno di addio.

I funerali sono stati officiati dal vescovo, s.e. monsignor Luigi Renzo. Delineando la figura umana e sacerdotale, il vescovo ne ha sottolineato tre dimensioni: “E’ stato uomo di Dio, uomo per Dio e uomo in Dio“. Ecco come è il sacerdote, un umile servitore di Dio, docile all’ascolto dello spirito e sempre pronto alla sua volontà. Parlando del sacerdozio di don Giuseppe, il vescovo ha voluto rimarcare la missione del prete che “è il ponte che collega la terra al cielo e questo ha fatto don Peppino che ha interpretato e realizzato in modo perfetto questa missione“. E ha concluso il vescovo: “Grazie, don Peppino, veglia su di noi“.

Mancava più di un’ora all’inizio della messa funebre, quando il feretro è stato portato fuori dalla chiesa ed è stato composto sul sagrato.

Poco prima dell’inizio della celebrazione sono state lasciate volare due colombe bianche. Queste colombe si sono posizionate sui fili della luce del muro della chiesa, ad una altezza di 7 – 8 metri. Lì sono rimasti immobili fino al termine della Santa Messa e della cerimonia funebre, per circa tre ore. Al termine della funzione sono volate via. Lo abbiamo notato e sottolineato tutti gli astanti: un segno forte e simbolico che ci ha commosso tutti.

  • LA COMMEMORAZIONE

Al termine della celebrazione della messa funebre, si sono alternati sul palco giovani del luogo e amministratori per una commossa, sentita e doverosa commemorazione.

 

DARIO   LOIACONO di GASPONI ( 20 – 8 – 1989 )

Caro don Giuseppe,

per scrivere anni pieni di affetto e di ricordi non può bastare questo foglio. Per scrivere di un sacerdote che è stato prima di tutto un padre, un amico, un confidente…  non possono bastare poche parole!

 Ci sentiamo di dirti grazie! Grazie per quell’amore sincero, per quella fede che ci è stata trasmessa, una fede semplice e umile…  Grazie per tutti quei momenti di allegria, di spensieratezza che ci regalavi con i tuoi “ olè, olè, Anna “!! Grazie per la splendida persona che eri, per i tuoi insegnamenti… degni dell’abito che portavi. Come ha scritto qualcuno hai rappresentato la vera incarnazione del servizio sacerdotale e sei riuscito con la tua semplicità ad entrare nel cuore di tutti in maniera indelebile! Grazie per ogni sorriso… quel sorriso che rimarrà per sempre, in maniera incancellabile sui nostri visi.

 

I tuoi ragazzi di Gasponi.

IL SINDACO DI DRAPIA ALESSANDRO PORCELLI ( 04 – 03 – 1954 )

Un uomo semplice, una persona profondamente umile, un sacerdote che ha donato totalmente la sua vita e le sue attenzioni ai poveri, ai bambini, ai giovani e agli anziani e in particolare ai poveri dei paesi poveri.

 “Non donate fiori che in brevissimo tempo appassiscono ma date il corrispondente in una offerta per chi ne ha bisogno“, sono queste le frasi di don Giuseppe, le parole che circolano nella nostra comunità: un sacerdote che si è profondamente integrato con la gente del posto per la sua profonda schiettezza.

E’ indubbio che hai lasciato in noi una traccia indelebile del tuo essere Sacerdote, testimone ne è la grande folla oggi presente per darti il suo ultimo saluto. Personalmente voglio ricordare tre momenti. Quando una volta mi confessai e mi ha detto: Alessandro ora impegnati  ad amministrare bene, hai una grande responsabilità; poi il tuo desiderio, la tua dedizione ed il tuo impegno affinché si definisse l’iter burocratico per la realizzazione della chiesa di Sant’Acendino a Gasponi; infine il tuo dispiacere, quando ancora parroco a Caria hai giustamente ritenuto necessario il restauro dei quadri della Via Crucis, ti sentivi in colpa perché di essi se ne erano perse le tracce. Stai tranquillo, ma sono certo che già lo sai, due dei 14 quadri sono stati ritrovati.

Ciao don Giuseppe, sii felice!

Alessandro Porcelli

Sindaco di Drapia

 

MESSAGGIO   LETTO   DA   FRANCO   MARIA   ROSA  12 – 5 – 1989)

Caro don Giu,

queste sono le ultime parole che noi, giovani di Brattirò, ti vogliamo dedicare.

 In tutti questi anni sei stato la nostra guida, la luce nei momenti bui. Hai sempre saputo con il tuo sorriso e la tua bontà trascinarci in fantastiche avventure. Non possiamo immaginare le domeniche e la festa dei SS. Cosma  Damiano senza di te; non potremo più guardare con i nostri occhi il tuo “orto”, dove ci hai insegnato a giocare e dove abbiamo trascorso momenti indimenticabili in tua presenza.

 Ci hai fatto crescere, silenziosamente, come solo un padre amorevole sa fare, ci hai indirizzati verso un cammino di fede. Ogni volta che un giovane si allontanava dalla Chiesa e da Dio tu hai sempre trovato le giuste parole per ricondurlo a te.

Tu, per noi, hai fatto l’impossibile per farci capire che la Chiesa è di tutti e che siamo tutti indispensabili agli occhi di Dio.

 Ti ringraziamo per tutto ciò che in questi anni con umiltà e gioia ci hai donato, con i tuoi piccoli gesti ci hai plasmato l’esistenza e il posto in cui per sempre vivrai sarà il centro del nostro cuore.

Ti vogliamo ricordare con le parole di un famoso scrittore russo che tu spesso hai citato: “Osservate più spesso le stelle, quando avete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentite tristi, quando vi offendono, intrattenetevi con il cielo, allora la vostra anima troverà la quiete”.

Ciao Don Giu, ti vogliamo bene

Maria Rosa Franco

 

MESSAGGIO    LETTO   DA   ROSARIA   VALLONE (21 – 7 – 1993)

I ragazzi di Brattirò

Carissimo don Giuseppe,

per noi giovani sei stato il primo e unico parroco, l’unico vero esempio di fede sincera e carità cristiana.

Sei stato un ottimo prete, lontano dai canoni tradizionali, ma sempre disponibile alle esigenze di noi giovani. Oggi pensare a questa chiesa senza di te, intento a leggere la Bibbia all’angolo della sacrestia, è come pensare a un pezzo delle nostre vite che se ne va.

Sei stato la nostra guida spirituale dalla nascita, da quando, con il battesimo, siamo entrati nella comunità cristiana, fino alla nostra Prima Comunione e Cresima.

Hai creduto in noi giovani, ci hai dato tanta fiducia considerandoci linfa vitale per la tua chiesa fatta di cose semplici, come il perdono dei fratelli e l’amore per il prossimo.

Rifiutavi le eccessive e solenni formalità, badando ai valori concreti e alle sostanze delle cose. Le Missioni e i tuoi numerosi viaggi verso i paesi più poveri ne erano la testimonianza.

Quanti ricordi legati alla tua figura. Chi di noi non ricorda le feste nel tuo orto a mangiare e ballare le tarantelle? Le tante scampagnate alla fiumara con te che intonavi ogni volta Olè Anna? Chi non ti ricorda girovagare per il paese con la tua bici? O munito di fischietto e cappellino pronto ad arbitrare le nostre partite di calcetto? Chi non si ricorda la tua voce severa nel rimprovero e dolce nelle carezze? Che amarezza pensare a questi momenti che non ritorneranno più. E adesso, caro don Giuseppe, chi ci chiuderà nell’orto? Chi ci rimprovererà perché non andiamo al catechismo? Chi ascolterà premuroso i nostri problemi?

Ma oggi per chi ti ha voluto bene non deve essere un giorno triste perché sa, che tu non l’avresti voluto, sempre pronto a scherzare e sorridere.

Caro don Giù è proprio vero: è quando si perde una persona che si capisce quanto ti ha dato, e tu a noi hai dato tanto.

Grazie don Giù – Ciao

 

RIPORTIAMO LA TESTIMONIANZA DELL’ASSOCIAZIONE GUIDE E SCOUT CATTOLICI ITALIANI

GRUPPO Tropea “ DON GIULIO SPADA “ LETTA DA ALFREDO VALLONE

Caro don Peppino,

sappiamo che per questo tuo ultimo viaggio non hai dimenticato nulla. Non dimenticavi niente prima di partire per un campo scout, e hai sistemato nel tuo zaino tutto il necessario, questa volta, prima di partire per la casa del Padre.

Per tutta la vita hai esplorato, per cercare quello che ti sarebbe servito per presentarsi al cospetto di Dio e hai scortato senza esitazione il superfluo, l’effimero, tutto ciò che poteva appesantirti.

Hai portato con te solo l’essenziale. Quanto di buono, di bello e di vero l’esperienza umana potesse offrire.

Anche noi adesso dobbiamo preparare uno zaino. Uno zaino con le tue cose. Uno zaino che ci parli di te. Uno zaino che ci parli del Signore. Troveremo un posto in sede per il tuo zaino, pronto a partire con noi in ogni avventura per i monti, le valli, e soprattutto per le vie dello spirito, sulla strada  verso Dio.

Grazie perché non ci hai mai lasciati soli. Lungo la strada ti abbiamo sempre avuto accanto. Misuravi il tuo passo per non farlo più lungo del nostro, per non lasciarci indietro.

A piene mani hai dato amore. Un amore così grande per la vita e per la Natura che ancora ci lascia sbalorditi. Ora sappiamo che è l’amore di Dio. Non ci hai lasciati solo nella gioia, quando bisognava lodare e ringraziare il Signore.

Con semplicità hai cantato, camminato, acceso fuochi, lavorato, giocato con noi. Ci aiutavi a cogliere i segni della presenza del Signore tra noi.

Nelle difficoltà la tua piccola tenda era sempre al centro del campo scout. La prima tenda aperta al mattino e l’ultima tenda a chiudersi di notte. Una tenda che ci indicava Dio.

Ci hai ospitato nella tua Chiesa, ci hai detto che è nostra perché è di Dio. I sentieri che dall’altopiano del Poro portano alle tue case di Gasponi e di Brattirò sono stati per 35 anni la via degli scout per trovare rifugio quando calava la notte o con il cattivo tempo. Questa è la Chiesa che abbiamo visto tramite te. Luogo che ti accoglie per festeggiare, per ripararsi, per vivere, per pregare.

“ Finché il Signore mi darà vita vi dirò sempre si “. Così ci hai risposto anche quest’anno quando abbiamo, ancora una volta, chiesto il tuo aiuto di pastore, il tuo servizio per educarci nella fede. Ti ricorderemo sempre così, don Peppino, nelle cacce, nelle imprese, nel servizio, lungo la strada, in tana, al campo la sera davanti al fuoco sotto le stelle.

Stasera si farà una grande festa nella casa del Padre per il tuo arrivo. Di certo ci sarà un fuoco. Si canterà. Tanti fratelli scout ti accoglieranno. Si vedrà il volto di Dio.

“ Il Creato è la più bella cattedrale che ci possa essere. Nessun uomo, per quanto grande, potrà mai fare meglio “. Con queste parole iniziavi sempre le celebrazioni Eucaristiche nei campi scout e nelle attività all’aperto. Un invito a considerare la terra come un tempio in cui l’uomo vive veramente solo se si nutre con la parola di Dio e con l’Eucarestia. Solo la certezza che sei nelle mani del Padre, dà un senso alla nostra immensa nostalgia di te.

Grazie Amico.

Buona caccia, buon sentiero, buona strada.

Dai tuoi lupetti, lupette, esploratori, guide, rovers, scolte a capi del gruppo scout Tropea 1.

Alfredo Vallone

 

MESSAGGIO DI KATIA ROMBOLA’ ( 01 – 01 – 1931 )

LETTO DA GIUSEPPE VALLONE ( 28 – 10 – 1994 )

Anche noi comunità di Brattirò vogliamo dare a don Giuseppe l’estremo saluto.

Il nostro non vuole essere un saluto né enfatico, né di circostanza, ma un saluto che sgorga dal cuore di ciascuno di noi per un sacerdote davvero speciale. La sua specialità sgorgava dalla sua semplicità, dalla sua riservatezza, dal suo entrare in ogni famiglia in punta di piedi portando il suo messaggio evangelico con estrema semplicità ma con forte entusiasmo e forte convinzione.

Con la rettitudine ci ha insegnato a vivere secondo il vangelo trasmettendoci nelle sue omelie il suo messaggio profondo di fede e di amore.

Nelle varie occasioni di incontri pastorali sapeva usare al momento opportuno la parola forbita e teologale, ma più spesso il linguaggio semplice e persuasivo che arrivava diritto al cuore di ciascuno di noi.

Grande nella sua umiltà ci lascia un esempio di vangelo vissuto attraverso ricordi di estrema dedizione e attenzione verso gli ultimi, poveri, gli esuli, gli immigrati per i quali aveva sempre parole di vita e di speranza.

Pellegrino in questa terra d’esilio, ha anche riservato nel suo cuore un posto particolare alle Missioni e ai missionari verso i quali manifestava sempre sostegno, impegno, solidarietà e per i quali elevava continue preghiere.

Tutto questo è stato per noi don Giuseppe: esempio di vita sacerdotale vissuta nella concretezza più evidente, nel silenzio più loquace, nella interiorità più profonda, nella rettitudine, nel trasporto più sincero verso Dio e verso il prossimo.

Troppo presto te ne sei andato, caro don Giuseppe, ed hai lasciato una comunità incredula ed attonita per la prematura e rapida dipartita e mentre ti preghiamo di continuare ad assistere dall’alto dei cieli con la tua preghiera e la tua benedizione, ringraziamo il Signore perché ti ha dato a noi come guida, come padre, come sacerdote che non dimenticheremo mai.

Quella vita nuova, con nuovi cieli e nuove terre che tu ci hai annunciato spesso nel Vangelo, coltivi in noi la speranza di un rivederci in quella patria dove la vita non avrà mai fine.

 

DON LAMBERT NICITERETSE

Forte e preminente è stato il rapporto di don Giuseppe con le Missioni. “Andate e ammaestrate tute le genti “ fu detto; questo ripeteva spesso don Giuseppe.

Una testimonianza tangibile è il messaggio che un prete nero del Burundi, don Lambert, ha inviato, appena appresa per via e-mail, quindi in tempo reale, la ferale notizia della prematura scomparsa di don Giuseppe.

Don Lambert Niciteretse è un prete nero del Burundi. Don Giuseppe lo ha aiutato economicamente, e non solo lui, durante tutto il corso di studi di Teologia che don Lambert ha fatto all’Università Lateranense di Roma.

Per diversi anni, in estate, è venuto nella nostra parrocchia, per un mese, e sostituiva don Giuseppe nella celebrazione dei riti e delle funzioni religiose.

Tutti lo conosciamo. L’ho ospitato a casa mia un giorno si e l’altro pure, e siamo diventati amici. Io gli ripetevo una frase dialettale che poi anche lui ha imparato e a tutti diceva: “ Mi faccio figgiu du medicu !”

E’ un giovane prete molto colto e molto preparato, discutevamo sempre su tanti problemi della Chiesa e della società.

 

COSMO VALLONE HA LETTO UNA MAIL INVIATA DAL SACERDOTE DEL BURUNDI DON LAMBERT NICITERETSE

Carissimi,

ho appena sentito la scomparsa di don Giuseppe. Dal Burundi sono veramente addolorato. Non so veramente cosa dire e cosa fare sentendo questa notizia. Proprio in questi giorni avevo tanti pensieri per lui e cercavo di chiamarlo ma non sapevo cosa fare.

Sia fatta la volontà di Dio. Non solo per i brattiroesi ma anche per me abbiamo mancato un vero pastore.

 L’ultima volta che ci siamo salutati pensando di rivederci era il 30 agosto 2010 alle dodici alla stazione di Ricadi quando mi accompagnava sul treno. Questo ultimo saluto mi fa piangere, è una sorpresa anche per me.

Ricorderò sempre la sua umiltà, carità e attenzione per chiunque. Per me era un grande fratello nel sacerdozio. Ho imparato tante cose da lui perché sono stato con lui per tanti anni e mi ha aiutato molto con le sue esperienze nel mio sacerdozio.

Ci lascia un grande ricordo: un uomo santo. Questo ci consola e ci incoraggia. Rimarremo con lui ogni volta che celebriamo la messa.

Prego per lui e per tutti i brattiroesi. Lontano è sempre lontano, però sarò con voi nel momento dei funerali. Celebrerò una messa proprio in suo suffragio.

Il Signore lo accolga nel suo regno e guidi tutta la comunità cristiana di Brattirò.

Condoglianze.

 

Don Lambert Niciteretse

( Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Burundi ).

 

 

TESTIMONIANZA DI COSMO VALLONE ( 13 – 9 – 1974 ), VICE SINDACO DEL COMUNE DI DRAPIA

Porto l’arrivederci e anche l’addio di tutta la comunità di Drapia e, in particolare, di Gasponi e Brattirò.

Trentacinque anni di sacerdozio sono difficili da dimenticare ed è impossibile comunicare con le parole tutta la profonda commozione che traspare dai volti di tutti noi.

Addio perché con la sua scomparsa si apre un abisso che non sarà facile colmare. Don Giuseppe non era un parroco qualunque, è stato un interprete autentico della dottrina sociale della Chiesa; ha perseguito, nelle opere, nella dedizione al magistero, nei comportamenti pubblici e privati, la potente vocazione dei veri padri missionari, adoperandosi per la coesione sociale, per la solidarietà cristiana, per infondere uno spirito di reciproca collaborazione tra le donne e gli uomini dei nostri paesi.

Con lui se ne va il nostro don Milani. Don Giuseppe amava i giovani; alla sua figura sono legati i ricordi più belli della mia generazione: le chiassose ore di religione alle scuole elementari, le gite al mare o in campagna a Corello, le partite di calcio a Gasponi, Caria e S. Angelo, la sua macchina carica di 8 o 10 ragazzi, i tempi in cui anche lui si dilettava a diventare bambino.

Per lui, più che per ogni altro, si addicono le parole del vangelo: “ Beati i puri di cuore perché vedranno Dio “; non perché abbia vissuto per conquistarsi la contemplazione futura di Dio, ma perché, ogni giorno, ha esercitato la capacità di guardare Dio, fattosi servo degli uomini, in ognuno di noi: nelle nostre debolezze, meschinità, nel nostro malcelato egoismo.

Don Giuseppe sapeva ascoltare le nostre inconfessabili richieste di soccorso, sia pur ipocritamente dissimulate, e non ha mai risparmiato le sue arti bonarie di vero pastore del popolo per indicarci con l’esempio della sua umiltà, rettitudine, profonda e insofferente leggerezza il modo migliore per liberare Dio da noi stessi.

 

Riportiamo il ricordo tributato a don Giuseppe da un sito web di Miglierina:

Don Giuseppe Furchì non è più tra noi, un male ce l’ha portato via.

Non vorrei affrontare con le classiche forme retoriche questo triste momento, ma oltrepassare le barriere del banale per lasciare un ricordo limpido che rimanga impresso nella nostra memoria.

Mi preme ricordarlo pur non avendolo conosciuto così come tante generazioni di miglierinesi, cresciute con la sua gioiosa irruenza, con il suo essere con e fra i giovani di Miglierina.

In tutta la giornata ho voluto scrutare gli atteggiamenti e le emozioni impresse dagli amici miglierinesi di facebook per la scomparsa del caro don Furchì.

Ciò che rimane impresso e che mi ha dato modo di riflettere sulla grandezza dell’uomo non è tanto per l’affetto mostrato, così come naturale che fosse, nei messaggi personali, di quanti hanno avuto la gioia di vivere con lui la loro crescita spirituale diventando uomini e donne per bene di Miglierina, ma per tutti i messaggi inoltrati dai più giovani, da tutti coloro che, pur non avendolo nitidamente vivo nella propria memoria, nelle proprie radici, hanno però voluto ricordarlo affettuosamente per un semplice cenno di interesse nei loro confronti proposto nei suoi tanti ritorni nella “ sua “ Miglierina.

Oggi non perdono una guida le generazioni che furono, le stesse che ha saputo guidare e sgridare, oggi è tutta Miglierina che perde un amico caro e uno “ straniero “ che ha saputo colpire e scolpire le nostre coscienze diventando un vero miglierinese”.

Da oggi saremo un po’ più soli ma felici di saperti vicino ai nostri cari defunti.

Da oggi pregheremo anche per te, verseremo anche una lacrima ma una lacrima di gioia per averti conosciuto e avere dato splendore alla nostra comunità

Ciao caro amico don Giuseppe Furchì, da Brattirò.

Continuaci a guidare da lassù.

 

Don Giuseppe Saragò, coetaneo e compagno di studi del nostro parroco, don Giuseppe Furchì, nonché suo fraterno amico, oggi parroco di Limbadi (VV), ha voluto ricordare “ l’amico Peppino “ con questo componimento:

Ricordo per Peppino Furchì

Sacerdote Eterno

Madonna che alle miserie umane

gli occhi tuoi volgi,

e le parole delle umane menti senti

in questo giorno del sette marzo,

troppo nel mio petto va girando

la notizia del mio caro Peppino

con cui lieti dì ho passato.

Ora, o Signore, come è stato

che nella bara se n’è andato?

Bara, che per me tanto crudele sei,

che in un mare profondo

sei del mio caro Peppino sprofondata.

A Mileto nelle mensili riunioni,

parlavi per rompere il ghiaccio,

ma il ghiaccio della morte

rompere non ti è dato?

Si lamenta di ciò anche il vento

che viene il tuo volto ad accarezzare,

nell’intento di farti svegliare.

Ma tu mi dici che sei contento,

che dopo ciò che è avvenuto,

dopo l’umano combattimento

ti si è aperto bello il cielo.

Là, Angeli sanno bene suonare,

le litanie dei Santi fanno lieti.

Gesù sta seduto da re,

la croce sua è solo ricordo.

Cerco di indovinare

ma tu Peppino mi dici

Di non fare sforzi,

che là tutto”carità”possiede.

Del tuo raggio mandami un saggio,

le mani tu per me eleva,

o Peppino Sacerdote Eterno.

Grazie perché bene

ci siamo sempre voluti.

Il tuo Peppino Saragò

Che della tua dipartita

Resta molto impressionato.

Limbadi 07 marzo 2011

Don Giuseppe Saragò,

parroco.

  • PROFILO UMANO    E    SACERDOTALE

Don Giuseppe era un uomo di carattere allegro e spensierato.

E’ stato un esempio di rettitudine e di vita cristiana nella sua completezza e interezza.

Quello che aveva dentro di sé,  e che custodiva nel suo cuore, lo trasferiva dagli occhi e dal sorriso, non circostanziale, ma sempre pronto, schietto e sincero.

La semplicità e la giovialità in lui nasceva nel cuore e dal cuore, era vera e sincera, senza inganno.

Non ho la presunzione né la pretesa di definirlo “un predestinato”; don Giuseppe è stato scelto da Dio che lo ha posto al servizio della gente. Egli ha servito tutti con amore e dedizione, e con quello spirito sacerdotale che ha esercitato con fedeltà umana e cristiana, dando esempio di vita integerrima in mezzo al clero e in mezzo alla comunità.

Amava la semplicità e la povertà, di conseguenza nutriva un forte attaccamento per tutte le persone meno fortunate. Un aspetto della sua umanità era l’umiltà: con l’umiltà affrontava specialmente i momenti di sofferenza e non amava certo esternare, quantum possit, il dolore.

Fu, da vero e autentico sacerdote, un umile strumento nelle mani di Dio, sempre pronto alla Sua volontà. Referenti delle sue azioni  furono coloro i quali hanno ricevuto benefici e il Signore, che egli ha sempre servito con umiltà e fede. Ecco perché quello che faceva di bene, lo faceva nella segretezza.

Era sempre sorridente, non dimostrava mai preoccupazione e, in ogni evento e per ogni circostanza, aveva sempre pronta sulle labbra una parola buona, persuasiva e di conforto.

Ebbe una meticolosa cura nell’adempiere il proprio dovere e un grande amore per il prossimo; il prossimo che non è solo Dio: il prossimo sono tutti gli altri, specialmente i sofferenti e i bisognosi.

Fu una persona umile, e con grande coscienza e rispetto, ha sempre affrontato i problemi suoi e degli altri.

Sempre generoso, negli ultimi giorni della sua vita ha dato a tre ragazzi il “necessario” per partecipare ad un corso.

La vita che scelse fu quella della bontà. Soccorreva le persone anche in scelte non condivise. Ma chi lo avvicinava sapeva di trovare in lui una fonte di fede e di aiuto… non solo morale!

Considerò il sacerdozio un dono di Dio, diceva: “Il sacerdote deve essere sempre pronto in ogni circostanza che il vivere sociale comporta, perché ogni esperienza di vita vissuta è un nuovo tassello che va ad arricchire le esperienze passate“.

Era un uomo di Dio, e ha saputo trovare nella sua vita la vera essenza del ministero sacerdotale: vivere per gli altri.

L’adorazione eucaristica e la preghiera erano fortemente sentite in lui. Spesso lo si vedeva assorto nelle sue meditazioni e nelle sue preghiere, estraniato dal mondo che lo circondava.

Il suo cuore fu sempre pervaso da un profondo spirito d’amore e da una immensa generosità. E’ stato un amico, un fratello, un padre, un confidente. Per tutti è stato un esempio di fede e di bontà. Aborriva mettersi in mostra, amava le cose semplici, lungi dalle pompose formalità. Credeva alla sostanza e alla concretezza.

Ha saputo interpretare e ha attuato e vissuto i principi della fede cristiana.

Quella fede intesa come l’adesione a verità accettata, non per evidenza, ma per la mediazione di persone degne di fiducia. E don Giuseppe, come ha ribadito nell’omelia il vescovo, monsignor Luigi Renzo, è stato un mediatore tra l’uomo e Dio. Ma don Giuseppe non era un profeta di Dio, né un depositario di una tradizione sacra che esige accettazione.

Per lui la fede è stata una “virtù“ che coinvolge l’uomo intero. E’ stata un modo di essere che trasforma la persona nella sua interezza.

Si crede, non per l’evidenza intrinseca di realtà che sfuggono alla possibilità indagatrici della ragione umana, ma si crede sulla “parola di Dio che salva”.

Il ruolo della forza salvifica della fede è stato sempre predicato da don Giuseppe, e ciò ha fatto presa e ha attecchito efficacemente sui parrocchiani.

Diceva: “Dobbiamo tenere Cristo sempre nella nostra mente perché Egli ci accompagna sempre, nello sconforto e nella gioia”, e ancora: “Il sacerdote deve essere sempre presente in ogni circostanza che il vivere sociale comporta, perché ogni esperienza di vita vissuta è un nuovo tassello che va ad arricchire le esperienze passate”.

  • ADDIO DON   GIUSEPPE

Sia ringraziato Dio per averlo mandato tra di noi.

In tante persone ecclesiastiche si è riflessa la bontà divina.  In don Giuseppe Furchì non è stato nostro intento esaltare i meriti, umani e/o relativi al suo ministero sacerdotale, perché non è stato necessario.

Il nostro intento è stato quello di aiutare a riflettere un poco per valutare la sua eredità, valorizzarla, incrementarla e trasmetterla anche a quelli che non l’hanno conosciuto.

E’ aspirazione di ognuno poter rimanere nella memoria e nel ricordo degli uomini per quanto fatto, e don Giuseppe questo lo ha realizzato nel suo passaggio terreno.

La sua memoria resta viva nell’animo di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Nel suo cuore erano “sempre presenti Gesù Crocifisso e l’Immacolata“;  “E i SS. Medici“, Aggiungevo io. “Anche loro perché i nostri Santi Cosma e Damiano sono fulgido esempio di martirio, grandi intercessori, ma non dimenticate, dottore,  che è la Croce il capolinea del nostro cammino umano e spirituale, e in essa è proiettata la Storia dell’umanità“.

E’ stato un esempio per tutti, giovani e anziani; non solo parroco ma amico, fratello e confidente.

Trasmetteva Dio attraverso l’amore: amava i bambini, gli ammalati, gli anziani, i sofferenti nello spirito e nel corpo. Non teneva rancore per gli sfruttatori. Di loro diceva: “agiscono per bisogno”.  E li giustificava.

Ci mancherai tanto, don Giuseppe, e ci sentiamo più poveri; ma ti vediamo già in mezzo ai Santi al cospetto della Madonna e, coscienti che farai sentire la tua presenza in mezzo a loro, ci affidiamo alle tue intercessioni.

Non ti dimenticare di noi come noi non ci dimenticheremo di te.

La tua morte ci addolora e ci rattrista, ora ci sentiamo più soli e più poveri, quasi smarriti. Ma ci conforta il pensiero di poterci affidare alle tue intercessioni e, pertanto, ti porteremo per sempre nel nostro cuore, come tu hai fatto per noi durante la tua vita terrena, e ti ricorderemo nelle nostre preghiere.

Hai fatto della tua vita un messaggio di amore e di carità cristiana, donandoti senza riserve e con grande e profonda umiltà.

Sei stato seminatore di amore e di bontà.

Sei stata una indimenticata e indimenticabile guida spirituale per la nostra comunità. Ora sei nella gioia e nella gloria del Paradiso e in quella vita che non ha fine!

Ti diciamo grazie per il conforto che ci hai dato e per il bene che ci hai fatto!

 Tu che vivi nei nostri cuori, in Cristo riposa in pace!!

Sacerdote Eterno!

RINGRAZIAMENTI

Doverosamente e sentitamente si ringraziano:

DI BELLA ANNA. Gasponi

FURCHI’ PASQUALE. Gasponi

Don TOMMASO FIAMINGO. Parroco di San Nicolò di Ricadi e di Brivadi

Don SERGIO MELIGRANA. Parroco di Brattirò e Gasponi

ROMBOLA’ RAFFAELE (Massaria). Brattirò

VALLONE MARIO, giornalista. Brattirò

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