Addio al prof. Nandino Rombolà di Brattirò

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Un’altra, tremenda, notizia scuote la mia famiglia e la mia piccola comunità: è deceduto il prof. Ferdinando Rombolà di Brattirò.

Nandino, così veniva chiamato affettuosamente da tutti, era nato nel 1943. Si era laureato in Lettere all’università di Messina ed aveva insegnato alle scuole medie, soprattutto nel suo paese.

Settimane fa era stato ricoverato per complicazioni dovute al covid. Da pochi giorni si era reso necessario il trasferimento in terapia intensiva. Durante la notte la notizia della morte.

A novembre, sempre a causa del covid, era deceduto a Roma il prof. Antonio Rombolà, anche lui originario di Brattirò, cognato del prof. Nandino. E pochi giorni fa, sempre a causa di complicazioni riconducibili al virus, sono deceduti la prof. Bettina Rombolà e suo marito il medico Mommo Rombolà, quest’ultimo fratello di Nandino.

Una situazione allucinante: oltre ogni legge e prospettiva statistica.

Il prof. Nandino è stato mio insegnante. Gli devo moltissimo. Ha impresso profondamente nel mio animo valori autentici e mi ha inculcato l’amore per la cultura, per la letteratura, la poesia e la storia. Se non avessi avuto la fortuna di incontrarlo sul mio cammino probabilmente avrei fatto altro nella vita.

Persona preparatissima, colta, ironica; di una bontà ineguagliabile.

Un uomo adorabile: l’insegnante che tutti vorrebbero avere.

L’amicizia intima della mia famiglia con la sua è una costante: stabile, continua, durevole e perenne. Un rapporto nato 70 anni fa, cresciuto, rafforzatosi e consolidatosi sempre più negli anni. Nandino è stato amico di infanzia di mio padre e di mia madre, sua collega. Quando è morta quest’ultima, egli mi ha abbracciato e mi ha detto: “Sarina per me è stata una sorella”.

Con codesta famiglia così duramente colpita da queste tragedie abbiamo condiviso tutto in questi decenni: gioie, dispiaceri, dolori, sconfitte, vittorie. Due famiglie sempre vicine, con gli stessi gusti e interessi – mai uno screzio – sempre insieme, sempre dalla stessa parte: nel lavoro, nella politica locale e nazionale, nello sport… nella vita! Sempre: sempre, comunque e ovunque.

Ecco perché questa perdita ci tocca da vicinissimo e ci dilania l’anima.

Prof. Nandino, grazie di tutto.

Ti sarò infinitamente e eternamente grato. Ho sempre avuto per te una stima elevatissima, sia come docente che come persona, e un affetto inimmaginabile: ti piango con le lacrime dell’anima, quelle che non riesci a trattenere in alcun modo, le lacrime che nella vita sono riservate alle persone davvero speciali che lasciano il segno.

Ai familiari non riesco a dire nulla, non trovo le parole: siamo sempre stati vicini, insieme e uniti, nella buona e nella cattiva sorte.

E continueremo ad esserlo.

MarioVallone

 

 

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