Nel 1830 i Comuni di Ricadi e Drapia chiesero di essere accorpati a quello di Tropea.
Ce lo racconta don Pasquale Russo nel suo ultimo libro “I borghi del Capo Vaticano”, da me pubblicato recentemente col marchio Mario Vallone Editore.
Ecco il “brano” in cui l’autore documenta questa richiesta.
m.v.
Un carteggio degli anni 1830-1831 tra il Comune di Ricadi, quello di Drapia e la “Sotto intendenza di Monteleone” evidenzia le difficoltà nelle quali si trovano i Comuni di Ricadi e di Drapia nella gestione autonoma dei servizi delle loro comunità.
La richiesta dei due Comuni era di essere accorpati al Comune di Tropea, richiesta negata da quest’ultimo. Della richiesta si rende partecipe la “sotto intendenza” di Monteleone che all’intendente della Provincia di Catanzaro scrive in questi termini: «Il Sindaco ed il Decurionato della Comune di Ricadi nell’anno 1828 rassegnò al di lei Predecessore una domanda per essere aggregata all’amm.ne Comunale di Tropea. Intesi i Decurionati rispettivi su tale domanda, quello di Ricadi fu di voto adesivo, negativo quello di Tropea, ed i motivi che determinarono ambi i Collegi furono espressi nelle rispettive deliberazioni che ho il bene di rassegnarle. Io non posso negarle che l’amm.ne Comunale di Ricadi mai può progredire nel suo andamento, perché comunque conti quel Comune 2277 anime circa e 95 eligibili, pure non ne sono che soli 17 scribenti, tre artisti e due possidenti, mentre il dippiù è composto di Contadini, onde Ella vede nella sua saggezza che il personale della medesima lascia poca lusinga a potersi eligere persone capaci pel disimpegno delle cariche municipali. Altronde pure bisogna marcare, che nella riunione con Tropea resiste una distanza che intercede tra le due Comuni di circa sette miglia, e l’inviluppo che ne risulterebbe per amendue, soprattutto per l’affitto de’ dazii, e per le transazioni, non essendo sperabile che i Decurioni di Ricadi potessero con assiduità assistere nel Decurionato di Tropea per la formazione de’ ruoli, e per gli affari Comunali. In tale stato io penso che miglior partito sarebbe quello di nulla innovarsi, e che convenga meglio tollerare la poca esattezza del servizio in Ricadi, e non renderla comune anche a Tropea coll’accessione di un Villaggio che le circostanze di località non permettono di unirsi». L’intendente di Catanzaro non può non prendere atto delle due deliberazioni e in data 25 maggio 1830 risponde di aver «ricevuto le deliberazioni de’ Decurionati di Tropea e Ricadi, da lei acchiusemi nell’uff.o del 5 and.e e sono perfettam.nte del suo avviso di non doversi fare novità sulla domanda del comune di Ricadi di essere aggregato all’amministrazione del primo attesi i motivi enunciati in detto uffizio».
La richiesta del Comune di Ricadi di accorpamento con il Comune di Tropea era stata oggetto di una delibera che il Comune aveva inviato al sotto intendente di Monteleone. Facendo seguito alla delibera il sindaco di Ricadi Fortunato Giuliano in data 22 novembre 1828 riferisce che: «quest’oggi che sono li ventuno del mese di Novembre mille ottocento ventotto. Riunito il Decurionato della Comune di Ricadi nel luogo solito delle sue sedute, il signor Sindaco ha proposto, e letto venerato foglio del Sig. Sotto Intendente del distretto in data 12 dell’andante mese, col quale viene prescritto che questo Decurionato deliberi, esponendo tutte le circostanze che convengono in appoggio, onde questo comune con tutti i suoi villaggi venisse aggregato a quello di Tropea.
Questo Decurionato, eseguendo tali venerati ordini, ha deliberato che questo comune sarebbe di molto utile che si aggregasse a quello di Tropea per la circostanza che vi mancano i soggetti necessari a poter disimpegnare le cariche Comunali, e per conseguenza queste vengono, in opposizione alla Legge, ad eternizzarsi in poche persone, quali, perché insuscettibili a poterle disimpegnare si riducono alla miseria, dovendo abbandonare l’agricoltura, a cui sono addetti, e non già alle lettere, e con fidare gli interessi loro ad altre persone con molto disvantaggio di loro medesimi, come è per le cariche di Esattore, e Cassiere Comunale».
A questa prima circostanza, che motiva la richiesta, ne segue una seconda. «La seconda circostanza – scrive il Sindaco – si è perché questo Comune è col fatto nella città di Tropea, mentre colà si provvede di tutto il bisognevole, ed in conseguenza ha parte nei pesi imposti in quella Città e riceve giornalmente i consigli nell’eseguire le cariche amministrative, da cui ne dipende da pertutto, per essere tutto questo Comune composto di soli agricoltori privi di loro proprietà, e che non sanno leggere nè scrivere, essendo le proprietà esistenti in questo Comune medesimo tutte di pertinenza dei Sig.ri Tropeani, a’ quali debbono per conseguenza star soggetti, ed eseguire quanto dagli stessi gli viene imposto, ciò che non può mai riescire che un amministratore comunale disimpegni la carica con esattezza, col dipendere la volontà, e parere degli altri, e perciò ne succedono tanti mali. A quale oggetto se ne è formato il presente verbale. Fatto in Ricadi, nel giorno, mese ed anno, come sopra. Firmati e crocesegnati Agostino Pontoriero, Antonio Barbiero, Agostino Lojacono, Carlo Petracca, Francesco Pontoriero, Sergio Pantano, Francesco Cricelli, ed Antonio Schiariti Decurioni, Fortunato Giuliano Sindaco».
A questa richiesta del Comune di Ricadi, aveva già risposto il Comune di Tropea nella lettera inviata al sotto intendente di Monteleone. Il Comune di Tropea risponde negativamente alle richieste di aiuto del Comune di Ricadi, ritenendo le motivazioni addotte non giustificate.
La risposta è perentoria e non ammette ripensamenti.
«L’anno mille ottocento trenta il giorno ventotto febrajo, Il Decurionato del Comune di Tropea in continuazione di seduta dietro che ha proposto due Uffizj del Signor Sotto Inten.te una della data dodici Dmbre 1828, e l’altro tredici aprile mille ottocento ventinove l. Uff. N. 8459 e 9195, che riguardano l’aggregazione del Comune di Ricadi a questo di Tropea. Considerando seriam.te che la domanda fatta dal Sindaco, e Dec.to di Ricadi non puote essere approvata per la pretesa incorporazione di quel Comune a questo di Tropea senza un pregiudizio notabile d’interesse e inviluppo di assai favore (?); perciò unanimamen.te ha deliberato non doversi tener conto di tal domanda restando quel Comune di Ricadi nello stato di sua propria Comune come attualmente si ritrova. Fatto e deliberato oggi soprascritto giorno mese ed anno. Cav. Caputo dec. Dr PaoloMazzitelli dec. Pietro Bagnato dec. Gaetano Granelli dec. Frances.° Barone del fu Giuseppe dec. Frans.° Barone di Scipione dec. Gregorio Fazzari dec. Saverio Toraldo dec. Il Sindaco Antonio Tocco».
La stessa richiesta sarà fatta a distanza di un anno, il 5 gennaio 1831, dal Comune di Drapia all’intendente di Catanzaro, ma gli esiti non saranno diversi.
Scrive il Sindaco dell’Amministrazione di Drapia, Domenico Saragò, «Sig. Intendente, Il dovere della carica, alla quale per Superiore disposizione sono stato eletto, ed il ben essere de’ miei amministrati mi obbliga ad indirizzare a lei i voti di questa popolazione, che sono stati a me prodotti per umiliarli a lei. Avendo il consiglio distrettuale fatto la proposta di aggregarsi questo Comune a quello di Tropea, S.M. il Re N.S. intento sempre al bene de’ suoi amatissimi sudditi si degnò ordinare di sentirsi i Decurionati. Ora essendosi inteso q.° Decurionato su di ciò, ed essendosi osservato, che una tale aggregazione è di disvantaggio, e non già di utile, si è conchiuso, che q.° Comune continui ad amministrarsi da se stesso senza aggregarsi a quello di Tropea. Intanto si sente che i Decurioni di questo comune […] di Tropea, i quali per vantaggio particolare hanno pensato che la Comune di Drapia si aggregasse a quella di Tropea contradicendo al primo voto da esso dato hanno prodotto de’ reclami, ed hanno domandato una sì fatta aggregazione. Solamente che la Comune di Tropea è una Comune che manca di mezzi onde provvedere alle spese di amministrazione e che per sostenersi è obbligata a formare la tassa di popolazione. La Comune di Drapia dunque aggregandosi a quella di Tropea non alleggerisce i suoi pesi, anzi assoggettata secondo il metodo di Tropea, ed alla Gabbella sopra i generi di consumo ed alla tassa, gli aggraverà di più. Dall’altra parte aggregandosi questa Comune a quella di Tropea la popolazione perde tanto quegli importanti vantaggi che l’amministrazione comunale tenuto nel proprio seno a lei partecipe, e costretta a dipendere, e negli affari di conciliazione, ed in ciò che riguarda i registri dello Stato Civile, e dell’amministrazione comunale, ed in ogni cosa dal Comune di Tropea, si assoggetta ad un peso nuovo, grave e penoso. Solamente se S.M. il Re N.S. si degnerà ordinare l’aggregazione di Drapia a Tropea, il farà certamente per lo bene dei suoi amatissimi sudditi. Or se questa aggregazione è di peso, e non più di vantaggio alla Popolazione, e se il voto di essa è di non aggregarsi il Comune a quello di Tropea, egli è da sperarsi che la Maestà Sua si degnerà ordinare, che il Comune di Drapia non si aggreghi a quello di Tropea, ma continui ad amministrarsi da se stesso. Io dunque chiamato dal mio dovere a farle presenti i voti della Popolazione, la prego caldamente di dare le convenevoli disposizioni su di tale oggetto».
La questione dell’aggregazione ha dietro di sé motivazioni non espresse con chiarezza. Una nota a margine della lettera lo chiarisce quando si rileva che «Il Sindaco di Drapia mi ha riferito che dopo essersi deliberato da quel corpo decurionale di non essere convenevole l’incardinazione del Com.ne all’amministrazione di Tropea dietro istigazioni di taluni di questa città alcuni Decurioni domandano il contrario, non essendo a mia conoscenza il [incomprensibile] la prego tenermi informato per ciò che potrà [incomprensibile]»[2]
[1] I documenti riportati nelle pagine seguenti sono custoditi in ASCZ, sez. Intendenza.
[2] A margine del documento viene annotato 1° Uff. 10 del 1831; Aut. Dal 2° uff. a 18 del 1831
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