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Intervista a Pino Rombolà…

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Pino Rombolà

Periodicamente realizzo interviste sottoponendo domande agli attuali maggiori esponenti della politica locale drapiese: sia il sindaco Alessandro Porcelli, sia il leader della minoranza Pino Rombolà.

E’ un modo per rimanere aggiornati su ciò che accade nel nostro comune, capire come vengono (o non vengono) affrontate le problematiche, quindi sviluppare il confronto e il dibattito.

Di seguito l’intervista che ho realizzato proprio oggi.

Ricordo che il blog è aperto a tutti.

m.v.

Iniziamo dalla gestione complessiva, da parte dell’amministrazione comunale, di questa seconda ondata covid che sembra non finire, purtroppo…

Escluse talune “leggerezze”, commesse, a dire di molti, da singoli amministratori, credo che la gestione di questa seconda ondata nel complesso possa essere ritenuta finora soddisfacente.

Circa i buoni spesa. Avevate formulato delle proposte…

Voglio precisare che a parte quello che per legge deve passare dal Consiglio Comunale, l’Amministrazione non ha mai e sottolineo mai, ritenuto utile coinvolgere il gruppo di minoranza.

La proposta relativa ai buoni spesa da parte nostra è sempre stata una, e credo molto semplice, e cioè quella di ampliare il più possibile la platea di coloro che ne possono usufruire, poiché vi sono tante famiglie in difficoltà che ne sono rimaste fuori.

Recentemente avete vinto un ricorso al TAR, che hai firmato tu e il consigliere di minoranza Antonio Vita. Praticamente il sindaco non ha rispettato le prerogative della minoranza, cosa grave che poteva avere conseguenze ben più pesanti. Illustraci, brevemente, cosa è successo e quale significato, soprattutto politico, ha questo – definiamolo – richiamo…

Preliminarmente vorrei precisare una cosa.

 Il Consiglio Comunale, per qualsiasi comunità sia essa piccola o grande, rappresenta la massima espressione di democrazia, e proprio per tale ragione, il sottoscritto a prescindere dal ruolo che nel corso degli anni ha rivestito in senso allo stesso, ha sempre ritenuto che nell’azione amministrativa il rapporto che il Sindaco deve avere con il Consiglio Comunale e con i suoi consiglieri deve essere incentrato nel massimo rispetto.

Nella vita di un’amministrazione, soprattutto in alcuni momenti, il Consiglio è chiamato ad un lavoro essenziale di indirizzo e controllo, che io, ribadisco, ho da sempre considerato fondamentale e senza il quale, a mio giudizio, l’azione amministrativa, anche la più saggia e corretta è menomata.

Detto questo andiamo alla domanda. La vicenda del ricorso al TAR, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un rapporto che il Sindaco ha fin dal suo insediamento ritenuto di poter instaurare nei confronti dell’intero Consiglio Comunale, e cioè quello di considerarlo una sorta di organo che deve ratificare le decisioni assunte altrove.

E di fatti è accaduto spesso che nonostante fosse conclamata ed evidente l’erroneità e la illegittimità di quello che doveva essere deliberato, il Sindaco ha imposto, con l’arroganza dei numeri, che venisse comunque deliberato.

Riguardo alla vicenda che ci ha indotto a fare ricorso al TAR, cerco di risparmiarti le questioni tecniche, basti sapere che la legge impone che il Rendiconto di gestione va approvato obbligatoriamente in Consiglio Comunale entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento. A causa del Covid lo scorso anno c’è stata una proroga al 30 giugno 2020 e pertanto entro tale data il Consiglio avrebbe dovuto deliberare l’approvazione del rendiconto 2019.

A Drapia ciò non è avvenuto ed anzi entro tale data il rendiconto non era stato neppure deliberato in Giunta, quest’ultima, infatti si è riunita per l’approvazione del rendiconto solo l’8 luglio.

Cosicché il 13 luglio la Prefettura a mezzo pec ha notificato la diffida che il Segretario Comunale ha l’obbligo di trasmettere a tutti i consiglieri, diffida che a Drapia è stata protocollata solo il 21 luglio pomeriggio, cioè dopo nove giorni dal suo arrivo (anche su questo ci sarebbe tanto da dire, basti pensare che in altre occasioni sono stati protocollati documenti cartacei a comune chiuso, in giorni festivi ed in zona rossa).

La delibera di Giunta di approvazione del rendiconto veniva pubblicata all’albo pretorio dell’Ente il successivo 15 luglio 2020; in pari data (e quindi dopo ben 7 giorni dalla seduta di Giunta e quando ormai la sollecitazione prefettizia era già stata notificata) si procedeva a trasmettere al Revisore lo schema di rendiconto, affinché rilasciasse il necessario parere.

Sennonché, in ragione dell’improvviso decesso del Revisore dei Conti incaricato, avvenuto il 18 luglio, senza il necessario parere dell’Organo di revisione e in aperta violazione del termine dilatorio di 20 giorni riconosciuto ai consiglieri comunali per poter esaminare, con il dovuto approfondimento e scrupolosamente, la documentazione strumentale alla futura deliberazione, la seduta del Consiglio Comunale per l’approvazione del rendiconto di gestione veniva indetta per giorno 01.08.2020, salvo poi essere rinviata al giorno successivo per mancanza del numero legale, dovuta alla premeditata assenza dei consiglieri comunali di maggioranza.

Dinnanzi all’acclamata illegittimità del punto all’ordine del giorno e nonostante le nostre lamentele il Sindaco ha ritenuto di procedere comunque con la deliberazione e qualcuno dei suoi accoliti in quella sede si è pure avventurato in una filippica tecnico/giuridica sulla bontà di quanto stavano per fare.

La sentenza emessa dal TAR ha certificato la illegittimità dell’azione promossa dal Sindaco e le parole in essa contenute, forse più di quanto potrei fare io, chiariscono il senso del nostro ricorso: “…indipendentemente dalla questione della derogabilità del termine, essa non può risolversi nella sostanziale soppressione delle facoltà dei consiglieri comunali, che debbono essere messi in condizione di esercitare il controllo che spetta loro secondo le regole di democrazia degli Enti locali…

In altri termini il TAR Calabria ha certificato la conclamata illegittimità della delibera in quanto assunta in aperta violazione “delle regole di democrazia degli Enti locali”.

Dinanzi a tali precise e pesanti affermazioni, fatte da un Tribunale della Repubblica Italiana, il nostro Sindaco, anziché cospargersi il capo di genere e chiedere venia per aver violato deliberatamente le “…regole di democrazia degli Enti locali…” persiste in tale comportamento. Ed infatti solo pochi giorni dopo il deposito della sentenza, in Consiglio Comunale dinnanzi ad una nuova ed palese violazione “…delle regole della democrazia degli Enti locali…”, in pratica più che di una riunione della massima assise Comunale sembrava una riunione carbonara di Mazziniana memoria, il Sindaco si è comportato allo stesso modo.

Il significato politico del richiamo è evidente: a Drapia oggi c’è una questione fondamentale di democrazia. E ti assicuro che come consigliere di minoranza la percepisco e la subisco ogni volta che il mio diritto essenziale ad essere informato e reso partecipe dell’azione amministrativa viene disatteso.

Fare politica oggi come anche in passato deve significare prima ancora di pensare a nuove forme di partecipazione, rispettare e valorizzare quelle costituzionalmente garantite dalle quali nessuno può prescindere se ha davvero a cuore il bene della comunità.

A settembre il sindaco ha – praticamente – chiuso la scuola elementare di Brattirò e quella di Caria: tutti a S. Angelo. Ti ha convinto questa cosa? Sia la modalità che la sostanza. Tu come avresti gestito la situazione?

Guarda si tratta di una questione assai delicata.

La ristrutturazione definitiva e radicale della scuola media di Sant’Angelo è stata voluta ed è avvenuta grazie alla precedente Amministrazione, la quale ovviamente ha preteso dai progettisti che venisse realizzata innanzitutto una scuola sicura e poi per quanto più possibile confortevole ed accogliente.

Ovviamente, come ogni buon padre di famiglia che cerca di guardare lontano e ben conoscendo il basso tasso di natalità delle nostre comunità, sono state previste le classi ed i locali sufficienti per allocarvi, se e quando se ne fosse presentato il bisogno, anche le classi della scuola primaria.

Detto ciò passiamo alla domanda.

Vedi io credo che bisogna guardare la questione sotto due aspetti e cioè quello formale e quello sostanziale.

Formalmente le scuole primarie di Caria e Brattirò esistono, ma la loro allocazione è stata, con ordinanza contingibile e urgente assunta dal Sindaco, temporaneamente spostata nei locali della Scuola media di S. Angelo. In pratica i bimbi di Caria e Brattirò sono costretti a vivere la stessa situazione dei coniugi che sono separati in casa. Sotto lo stesso tetto ma in classi separate.

Sotto questo aspetto l’ordinanza emessa dal Sindaco è errata non fosse altro perché in aperto contrasto con le norme dell’emergenza sanitaria nella stessa richiamate.

Cerco di spiegarmi, nella pur schizofrenica legislazione emergenziale fatta dal Governo, una indicazione appare ai più chiara ed è quella che bisogna evitare, il più possibile, assembramenti.

L’aver costretto, con ordinanza, i bambini di due diverse scuole, che peraltro continuano a rimanere tali, a spostarsi in unica scuola, dove si trovano anche i ragazzi della scuola media, stride in maniera evidente con la predetta raccomandazione governativa e con il senso stesso della ordinanza.

In sostanza dal punto di vista formale la predetta ordinanza urta in maniera manifesta con il concetto di ragionevolezza che è uno dei requisiti che deve permeare sempre l’azione amministrativa, tanto più quando vengono utilizzati strumenti straordinari.

Dal punto di vista sostanziale se l’intenzione del Sindaco, come io credo, era quella di chiudere le scuole primarie di Caria e Brattirò, ritengo, abbia sbagliato sia i tempi sia i modi. Riguardo i primi ribadisco quanto sopra detto, per quanto riguarda i modi non credo proprio che sia stata una buona idea e nemmeno giusto chiudere due scuole che hanno fatto la storia nelle rispettive frazioni, senza coinvolgere, quanto più possibile i cittadini e lo stesso consiglio comunale.

Opere pubbliche: sembra tutto fermo. L’ufficio tecnico comunale ha avuto un bel po’ di problemi. Addirittura c’è stato uno scontro pubblico tra te e il precedente responsabile dell’ufficio tecnico…

E’ vero sulle opere pubbliche ci sono dei forti ritardi, in tutta onestà non so se voluti, oppure semplicemente determinati dalla grave crisi che l’Amministrazione è riuscita a provocare all’interno dell’ufficio tecnico.

Sullo scontro che ho avuto con il precedente Responsabile dell’UTC, credo di non dover aggiungere altro rispetto a quanto ho già detto più volte, in questa sede vorrei solo ringraziare pubblicamente i consiglieri del gruppo di minoranza per la loro vicinanza e per la solidarietà che mi hanno espresso anche pubblicamente.

La stessa cosa, purtroppo, non posso dire né del Sindaco, né del gruppo che in consiglio lo sostiene.

Da parte mia, allo stato, pertanto, è lecito pensare, che i predetti se non abbiano proprio condiviso le calunnie che mi sono state rivolte, abbiano quantomeno ritenuto che me le sia meritate.

Mi dici qualcosa di più dettagliato sulla cittadella di Padre Pio? Si sussurra che amministrazione abbia qualche tentennamento di troppo talvolta…

Come tutti sanno la Cittadella di Padre Pio è una opera che cambierà in positivo il volto di tutta la provincia e forse dell’intera Calabria. Ovviamente ora che inizia a prendere forma concreta è facile dirlo, ma fino a qualche anno fa, coloro che si spendevano con tutte le loro forze per questa opera venivano scambiati per degli sciocchi visionari.

Vedi, io non so se l’attuale amministrazione abbia tentennamenti di troppo, però sono certo di due cose:

la prima che la passata Amministrazione ci ha creduto senza se e senza ma, tant’è che dopo anni che l’inizio dell’opera era rimasta al palo ha finalmente preso il via;

la seconda è che per poter realizzare l’opera nella sua interezza, è necessario che venga approvato il PSC, il cui iter amministrativo ha avuto un forte impulso sotto la passata amministrazione ed anzi si era quasi concluso. Al contrario, a distanza ormai di un anno e mezzo dall’insediamento della nuova amministrazione, non mi pare sia stato fatto nulla e l’iter di approvazione del PSC è fermo.

Molte persone lamentano aumenti tasse comunali…

La tassa comunale che nei fatti e sottolineo nei fatti ha subito un forte aumento è stata la TARI e cioè la tassa sui rifiuti. Ti spiego perché nei fatti, per molti utenti, è stata aumentata.

Premesso che con la predetta tariffa il Comune ha l’obbligo di coprire il 100% del costo del servizio rifiuti, in pratica se il Comune spende 100 per il servizio rifiuti, con al Tari deve recuperare dai cittadini 100. Tale importo ovviamente va recuperato sia attraverso le utenze domestiche sia attraverso le utenze commerciali.

Ciò detto le variabili che incidono nella determinazione della tariffa dei rifiuti, per ciò che riguarda le utenze domestiche sono il numero i componenti il nucleo famigliare e i metri quadrati dell’abitazione.

La nuova amministrazione ha deciso, nonostante la nostra ferma opposizione (sul punto basta leggere la delibera di CC del 29.09.2020 n. 55) di approvare delle tariffe TARI nelle quali, diversamente che nel passato, incide molto di più la metratura dell’abitazione ed assai di meno il numero dei componenti il nucleo familiare, ed ha, altresì, ridotto la TARI alle utenze non domestiche e cioè Villaggi, Hotel, Ristoranti, ecc. a scapito di quelle domestiche.

Ecco perché oggi molti cittadini lamentano il vistoso aumento della TARI. In pratica ci sono casi, soprattutto persone anziane e sole, che si sono viste aumentare la TARI di quasi il doppio, rispetto al 2019.

In pratica mentre nel resto d’Italia molti comuni virtuosi spingo verso la c.d. tariffa puntuale secondo il principio più rifiuti indifferenziati produci più paghi, a Drapia si è tornati al concetto di Tassa dei rifiuti dei primi anni 2000.

Parliamo dell’apparato amministrativo. Altre persone sono andate in pensione… come sta gestendo questa fase delicata l’attuale amministrazione?

Sul punto francamente mi pare stia navigando a vista.

Estate 2021: non sapremo ancora come sarà ma dobbiamo essere fiduciosi e speranzosi. Sulla tassa di soggiorno non siete stati ascoltati… altri suggerimenti?

Riteniamo che aver introdotto l’imposta di soggiorno nell’anno peggiore che la storia recente ricordi sia stato un grave errore e riteniamo pure che il relativo regolamento andava discusso in maniera più approfondita, sia in Consiglio sia con gli operatori turistici che certamente avrebbero saputo dare utili indicazioni.

Al contrario, il regolamento è stato deliberato in tutta fretta, copiato da quello in vigore nel Comune di Tropea senza neppure preoccuparsi di fare le opportune e necessarie correzioni ed integrazioni. Per avere una idea, basti pensare che a tutt’oggi il file del regolamento pubblicato unitamente alla delibera del nostro consiglio comunale si chiama “Comune di Tropea”.

Allo stato il nostro suggerimento continua ad essere quello, soprattutto se la situazione covid dovesse persistere, di sospendere l’imposta di soggiorno per la stagione 2021.

Mario Vallone

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