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Come è nato il mio ultimo libro…

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Fortunato Costa

Un giorno stavo leggendo qua e là, curiosando tra le pagine della storia, tra le strade di un mondo che non c’è più se non nella memoria di chi ha lasciato qualcosa di scritto affinché diventasse memoria condivisa.

Sono letteralmente inciampato in un nome: Borio, moschettiere piemontese.

Fino a quel momento non mi sarebbe passato neanche per l’anticamera del cervello che un moschettiere potesse essere italiano.

Ma il fatto è vero e ben documentato.

Nato a Torino nel 1645 e passato a miglior vita nel 1728, nella sua città natale dove aveva fatto ritorno dopo l’esperienza vissuta in Francia. Il fatto che mi ha definitivamente steso, si fa per dire, è stato l’apprendere che costui era stato al servizio di d’Artagnan e che era diventato moschettiere su espressa volontà del potente cardinale Mazzarino per intercessione del marchese Villa. Borio prese in prestito ben 2126 lire per poter “mettersi in equipaggio et fare le spese necessarie ed essere ammesso nella compagnia de’ gran moschettieri del re comandata da Monsieur d’Artagnan”, prestito ingente per l’epoca, ottenuto tra Lione e Parigi grazie a dei parenti banchieri.

In effetti Michele Angelo Borio, figlio di Giovan Pietro, ritornò in patria dove divenne Luogotenente della Guardia Reale del Duca di Savoia (secondo quanto riportato da Massimo Novelli in un articolo di Repubblica del 2013).

Questa notizia ha dato la stura alla piccola botte dove risiede la mia fantasia, spesso in agguato, spillando il libro che presentiamo questa sera (vai al post).

Ho riletto subito “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas e la storia mi ha conquistato come, se non più, della prima volta.

Lungi da me il pensiero di poter rivaleggiare con un mostro sacro come Dumas, famoso autore anche del capolavoro Il conte di Montecristo, sia ben chiaro.

Ferro Corto mi è nato tra le dita così, spontaneamente, una figura a metà tra il Corsaro Nero del prolifico Emilio Salgàri, il famoso quanto temibile Emilio di Roccabruna, signore di Ventimiglia, ed uno spadaccino imbattibile che solo la fantasia può immaginare.

Molto di quanto ho riportato nella stesura del manoscritto è storia vera ma ho preferito rimaneggiare un po’ i personaggi e gli avvenimenti per adattarli al racconto, alleggerire dove il peso era impegnativo, esagerare dove reputavo fosse utile calcare la mano per generare sorpresa nel lettore e legarlo allo svolgimento dei fatti.

Ferro Corto è una storia inventata e come tale va affrontata, seguendo il personaggio di neoconio mentre si muove tra personaggi reali di valenza storica talvolta poderosa.

Ad esser franchi a me è piaciuta questa storia, sia quando l’ho scritta che quando l’ho riletta e, quindi, mi sento di consigliarne la lettura anche a voi.

Nel ringraziarvi per essere qui con noi questa sera mi auguro e vi auguro di giungere all’ultima pagina del manoscritto con la sensazione di aver trovato due nuovi amici: uno sarei io, l’altro è Ferro Corto. Se il libro sarà stato di vostro gradimento ve lo dirà, appunto, l’ultima pagina: se avvertirete un senso di perdita, un sottile dispiacere che la storia sia finita, allora vorrà dire che la fantasia non mi ha tradito e che è valsa la pena lo stare ore ed ore chino sulla tastiera ad immaginare una storia nuova.

Vorrei ringraziare la dott.ssa Maria Sgromo, la preziosa persona cui affido sempre la prima lettura dei miei manoscritti per le sue indiscutibili doti di perspicacia e di rigorosa analisi dei contenuti; il prof. De Luca, uomo di lettere, di poesia, di narrativa, ma di cui mi sento di ammirare sopra ogni altra cosa l’estrema sensibilità e gentilezza d’animo ed, ultimo ma non ultimo, il mio Editore e sincero amico Mario Vallone, cui devo tanto, e di cui tengo a sottolineare la estrema correttezza e la profonda passione nello svolgimento del suo lavoro, che poi è un accogliere gli autori con delicatezza e sentimento non disgiunti dalla professionalità che sempre lo contraddistingue, senza ombra alcuna.

Consentitemi inoltre di ringraziare la mia gentile consorte, Maria Concetta, del cui giudizio non posso assolutamente fidarmi perché mia fan accanita, ma preziosa, paziente ed assidua ascoltatrice di tutti i capitoli che le propino durante la stesura dei miei manoscritti, ed infine mia figlia Mariagiulia, una pietra preziosa che non smette mai di stupirmi e deliziarmi.

Vi ringrazio tutti, insieme e singolarmente, per avermi concesso la cosa più preziosa che abbiamo: il nostro tempo, e spero ci incontreremo presto in una prossima storia…

Fortunato Costa

LA SCHEDA DEL LIBRO

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