Al Sindaco Comune di Drapia
Alessandro Porcelli
Oggetto: Proposta di dedicare una sala del Castello Galluppi a Caria, come sede permanente per l’esposizione di manufatti dell’età Neolitica, del Ferro e greco-romana, ricreati con le antiche tecniche originali da Cosimo Rombolà.
La SVI è a conoscenza – come tutti gli abitanti del Comune di Drapia, dei Comuni contermini e di archeologi specialisti, tra i quali mi limito citare Paolo Orsi – dell’attività di ricerca e di scavo fatta dai fratelli Rombolà nelle aree di Torre Galli e di altri siti (S. Agata, Scrizzi) del Comune di Drapia. Questi siti conservano un dovizioso patrimonio archeologico creato dai nostri antenati in argilla, ossidiana e manufatti di carattere bellico in ferro e bronzo a partire dall’età neolitica. Una parte di questo materiale, com’è noto, viene conservata ed esposta al pubblico nei Musei di Nicotera, Vibo Valentia, Reggio Calabria. La parte più consistente è attualmente immagazzinata in locali messi a disposizione dal Comune di Drapia, in attesa di essere collocata in un museo ad hoc.
E’ evidente che i fratelli Rombolà hanno lavorato per riconsegnare al pubblico il patrimonio archeologico, che anche le loro ricerche hanno riportato alla luce.
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Non tutti sanno che il lavoro prezioso degli archeologi nasce spesso dalle scoperte casuali di contadini che lavorano i campi nelle zone archeologiche di antichi insediamenti umani. Questi contadini si accorgono della presenza di reperti e avvisano gli intellettuali del luogo, che a loro volta prendono contatto con gli archeologi.
E’ il caso della famiglia Rombolà, il cui padre, nell’immediato primo dopoguerra, venne a contatto con reperti archeologici del sito di Torre Galli. La notizia giunse a Paolo Orsi che iniziò gli scavi ricchi di risultati.
Cosimo e uno dei fratelli hanno continuato a mantenere viva la passione del padre e la collaborazione con illustri archeologi, come Zanotti Bianco e, nei nostri anni, con la Direttrice del Museo di Vibo Valentia e con l’archeologa Anna Rotella.
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La SVI saprà anche che la capacità geniale e la passione di Cosimo per il mondo dei nostri antenati, primi abitatori dell’Altopiano di Monte Poro, lo ha portato a scoprire le tecniche con le quali – usando i pochi strumenti a propria disposizione e la propria capacità di inventori – i nostri antenati hanno prodotto con l’argilla lavorata, una serie di utensili per la vita quotidiana e come arredi funebri.
Cosimo Rombolà ha, tra l’altro, ricostruito l’iter produttivo attraverso il quale all’argilla veniva dato il colore nero.Un nero compatto che caratterizza alcuni dei manufatti venuti alla luce nel sito archeologico di Torre Galli.
La ricostruzione dei manufatti suddetti in argilla, fatta da Cosimo Rombolà, è semplicemente perfetta: nessuno riesce a distinguere l’originale dalla riproduzione.
Cosimo Rombolà intende offrire in dono al Comune di Drapia, affinché venga esposta in una apposita vetrina permanentemente, una riproduzione perfetta degli originali consegnati alla Sovrintendenza.
Il pubblico potrebbe così vedere il manufatto nella sua caratteristica storica, senza doversi contentare dei frammenti che non a tutti riescono a trasmettere l’essere autentico del manufatto di che trattasi.
Questa donazione si aggiungerebbe alle donazioni già fatte dei reperti ritrovati al Comune di Drapia e ai Musei succitati.
Mi sembra doveroso che la collettività conosca e valorizzi il lavoro di coloro i quali consentono ai grandi archeologi riportare avanti il proprio lavoro, conoscendo già quali sono i territori che conservano i tesori delle antiche civiltà.
Il sottoscritto chiede che la SVI valuti positivamente la proposta e l’offerta di Cosimo Rombolà.
Sarebbe un punto di forza del Castello Galluppi e del previsto Museo.
Distinti Saluti
Prof. Saverio Di Bella