Il settimo capitolo del libro “Superfish” di Fortunato Costa (Mario Vallone Editore)
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Capitolo 7
“Domani torno a Napoli, son finite le vacanze purtroppo!” disse Nicola mentre Evelyn finiva di mangiare il voluminoso gelato al cioccolato con cui si era sporcata il naso e le guance.
“Ma guardati: sembri una bambina!” le disse Nicola ridendo ed al contempo ripulendola con un fazzolettino.
“Non voglio che tu vada via! Che farò qui da sola senza te? E poi c’è Sabrina…” disse mettendogli il broncio.
“Rieccola la storia di Sabrina! Ma quante volte ti devo dire e ridire che Sabrina è solo un’ottima amica e non c’è niente di diverso tra noi?”
“Non si può mai dire, sai? Ho visto come ti guarda incantata ed a mio avviso è cotta di te” disse Evelyn scompigliandogli i capelli.
“Mi hai preso per Alain Delon, per caso? Tutte ai miei piedi che non aspettano altro che un mio cenno per svenirmi addosso. Ma dai…”
“Io sono svenuta volentieri, mio caro!” rispose la ragazza abbracciandolo. “Va be’, vuol dire che ti aspetterò alla finestra. Penelope che attende il suo Ulisse, la tela, Itaca,…”
“I Proci…”
“Allora sei geloso anche tu!” disse Evelyn evidentemente compiaciuta.
“Certo! Perché non dovrei esserlo? Mi mancherai, mi mancherete tutti. Sono preoccupato per Eros. Tienilo d’occhio; se vedi qualcosa di strano o noti comportamenti anomali fammi subito un fischio.”
“Non so fischiare; ti telefono, è lo stesso?”
“Di che parlate voi due?” Eros era giunto silenziosamente alle loro spalle e li fece sobbalzare. Era solo; Caterina era da qualche giorno in Sila con degli amici perché avevano deciso di prendersi un periodo di distacco per riflettere su quanto stava accadendo loro.
“Vorrei che mi raggiungessi a Napoli tra qualche giorno, amico mio. Vorrei far analizzare un lembo della tua pelle per via del fatto che sei diventato idrorepellente…”
“Analisi, visite, prelievi. Sono diventato un fenomeno da baraccone!” rispose Eros seccato.
“Infatti! E dobbiamo capire cosa ti è successo. Ecco perché insisto nel volerti far fare qualche esame in più.”
“Ma io sto bene, ti ripeto: lo vuoi capire? Non ho bisogno di niente. Ho anche ripreso a lavorare con papà e riesco a concentrarmi su quello che faccio senza incontrare particolari ostacoli.”
“Fammi questo favore, un favore personale, mettiamola così. Mi prometti che verrai a Napoli?”
“E va bene. Ma è l’ultima volta, d’accordo? Non voglio essere considerato un fenomeno sensazionale. Già è difficile così, Caterina mi ha lasciato lo sai e non capisco perché.”
“Si è presa solo un breve periodo di riflessione per capire ed accettare questi cambiamenti. Non deve essere facile, lo capisci?”
“No, non lo capisco. Non è cambiato nulla; io sono sempre lo stesso, non sono affatto diverso. Qualche piccolo cambiamento fisico, lo ammetto, c’è stato. Ma cosa c’entra con il nostro rapporto?”
“Forse ha paura, Eros. Paura di qualcosa di indefinibile che non trova spiegazioni razionali al momento. Cerca di metterti nei suoi panni!”
“Mi ha lasciato, punto. Fattene una ragione, Nicola. Devo voltare pagina e vivere la mia vita come se nulla fosse cambiato. Vedremo.”
Evelyn abbracciò il fratello cercando di consolarlo.
“Sei e sempre sarai il mio fantastico fratellino; per me non cambierà mai nulla, te lo prometto” disse accarezzandogli i lunghi capelli biondi.
Entro una settimana Nicola e Sabrina riuscirono a fissare un appuntamento all’Istituto Pascale di Napoli, una fondazione di riferimento in campo oncologico tra le più significative ed efficienti. Grazie all’intervento del fratello di Sabrina, Eros fu ricevuto in tempi brevi presso il reparto di Oncologia Clinica Sperimentale specializzato in malattie neoplastiche cutanee come il Melanoma e quindi ben attrezzato per eseguire una biopsia cutanea.
Nicola e Sabrina lo accompagnarono e spiegarono per sommi capi al dottor Russo la situazione, senza fare menzione delle strane ipercapacità di Eros.
Il medico, dopo un’attenta e scrupolosa visita, condotta anche mediante l’ausilio della microscopia confocale su alcune aree cutanee di interesse,
condusse una biopsia cutanea sul braccio e sulla coscia di Eros.
“Per oggi abbiamo terminato. Ci vorrà un po’ di tempo per ottenere i risultati dell’esame istologico, penso che dovremmo sapere qualcosa di definitivo in capo a due settimane. Lasciatemi un recapito telefonico ed una e-mail ed io vi ricontatterò appena saprò qualcosa. Un caso interessante, non c’è che dire. Salutami tuo fratello, Sabrina, e digli che una di queste sere dovremmo andare a cena con i nostri colleghi di corso. Poi gli telefono io. Arrivederci.”
Eros si trattenne quella sera, giusto il tempo di mangiare la pizza e la sfogliatella di cui era golosissimo, ed il mattino seguente ripartì di buon’ora.
“Mi raccomando, Eros, non fare imprudenze. Ora che non ci sono io a controllarti non metterti a fare il pazzo con immersioni rischiose e ad elevata profondità. Hai visto cosa è successo con i barracuda?” gli disse Nicola nel salutarlo mentre metteva in moto la BMW.
“Non è facile resistere al richiamo, lo hai visto con i tuoi occhi. Ma ti prometto che farò il possibile per non incorrere in spiacevoli avventure. Grazie amico mio, per tutto quello che fai. Ciao Sabri, tieni d’occhio mio cognato!” disse ridendo Eros prima di partire ed immettersi nel tunnel che lo avrebbe condotto a Fuorigrotta per dirigersi verso la tangenziale.
“Un mistero!” disse pensierosa Sabrina mentre prendeva sottobraccio Nicola per condurlo alla stazione zoologica senza perder tempo.
“Siamo indietro con il lavoro sui calamari. Il professore ci ucciderà, nel migliore dei casi…”
La domenica seguente Eros telefonò all’amico verso le dieci di sera.
“Pronto, Eros, che c’è?”
“Caterina mi ha mollato definitivamente. Abbiamo avuto una lunga discussione ed io l’ho provocata in tutti i modi per farle confessare cosa pensa davvero. Ci sono rimasto malissimo…”
“Cosa sarà mai successo? Non stai esagerando?”
“Mi ha detto che vuole avere una vita normale, vorrebbe sposarsi con un uomo e non con un pesce, che vorrebbe dei figli normali e non delle entità mitologiche mezzo uomo e mezzo pesce…sono distrutto!”
“Caterina ha detto ciò? Ma è ridicolo!”
“Devi credermi, me lo ha spiattellato sul muso senza alcuna pietà, senza alcun riguardo per la mia sensibilità. Mi crede un mostro, non c’è dubbio.”
“Vuoi che le parli io? Che la faccia ragionare?” si offrì Nicola.
“No. Non potrei perdonarle queste cattiverie. Grazie per l’offerta ma lasciamo le cose come stanno. Ha anche lasciato il lavoro al negozio imbastendo una scusa qualsiasi per sganciarsi senza offendere i miei. Evelyn è incavolatissima e non vuole più vederla né sentirne parlare, nemmeno di striscio!”
“Va bene. Dimmi cosa posso fare.”
“Niente. E’ già importante il fatto che tu ci sia e che mi stia affianco senza farmi pesare questa condizione. Quando torni?”
“Non appena mi comunicano il risultato della tua biopsia; dopo questo lungo periodo di ferie deve rimettermi in pari con la ricerca che stiamo conducendo sul sistema nervoso dei cefalopodi; vuoi raggiungermi a Napoli? Potresti distrarti un po’ e non pensare a quel che è successo.”
“Quasi quasi, se non ti è di disturbo accetterei…”
“Ti aspetto domani. Guida piano. Sarò impegnato tutta la giornata alla stazione zoologica. Vieni direttamente lì. Buon viaggio:”
“Grazie Nico-sei un amico-sei una stella-la più bella! Ahahah, te la ricordi questa sciocchezza di quando eravamo al liceo?”
“Certo, la ricordo bene. Mi prendevi in giro, mascalzone!”
Il giorno seguente Nicola e Sabrina finalmente giunsero alla fine del percorso di ricerca e tirarono le somme in considerazione dei risultati raggiunti. Il loro lavoro paziente e coscienzioso avrebbe aggiunto un altro mattone portante all’edificio scientifico della biologia marina ed avvantaggiato tanti altri ricercatori.
“Così Eros torna qui. E Caterina l’ha piantato; bella stronza, scusa se mi esprimo così” disse Sabrina tirando fuori la cartellina con la scritta ‘Ricerca sulla neurotossina’ ed aprendola per visionarne lo scarso contenuto. Le fotocopie degli articoli scientifici, delle analisi del sangue e dell’elettroretinografia di Eros erano in tutto una decina di pagine.
“Aspettiamo di aggiungere anche la biopsia; a proposito il dottor Russo dovrebbe farsi sentire a breve. Chissà che notizie ci fornirà, sono proprio curioso di conoscerle…” disse Nicola guardando il telefono che rimaneva muto.
Eros giunse quel pomeriggio. Era dimagrito, non aveva un bel colorito, era teso e preoccupato. Aveva tagliato la lunga chioma bionda ed i suoi occhi azzurri erano spenti; sembrava uno che sta per partire per la guerra.
“Che fine hanno fatto i tuoi capelli?” gli disse Nicola abbracciandolo.
“Li ho lasciati sul pavimento del barbiere. Ha tentato di dissuadermi ma volevo cambiare look a tutti i costi; forse lascerò crescere baffi e barba, tanto per dare un taglio con il passato. Come butta da queste parti?”
“Sei ancora più belloccio con i capelli corti, Eros. Quasi quasi…” disse Sabrina scoccandogli due baci affettuosi sulle guance ispide.
“Tu non hai paura dell’uomo pesce?” rispose Eros ridendo.
“I pesci rientrano fondamentalmente nel mio campo di ricerca e quindi sono all’apice della piramide dei miei interessi. Poi se sono alti, biondi e con gli occhi azzurri tanto meglio!”
“Smettetela voi due! Sembrate due ragazzini in piena crisi ormonale!”
“Sei geloso di me o di Sabrina?” chiese Eros.
“Se doveste mettervi insieme mi farebbe solo un grande piacere. Ed Evelyn non sarebbe più gelosa…”
“Evelyn è gelosa…di me?” chiese Sabrina con espressione incredula.
“Perché non te ne eri accorta?” disse Eros scoppiando a ridere fragorosamente.
“No, non me ne ero accorta. Forse perché non ne vedo il motivo, o forse perché io e Nico ci conosciamo da tanto tempo, lavoriamo insieme. Non ci ho mai pensato, in effetti.”
“Cambiamo argomento: domani usciamo con il battello da ricerca, il Posillipo II, una imbarcazione allestita per la ricerca oceanografica. Siamo incaricati di una ricerca sugli odontoceti ed il finanziamento proviene dall’Ispra, l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale. Rientra nella campagna di prevenzione ed informazione coordinata dall’ ICM di Barcellona e vede coinvolte le Capitanerie di Porto. Vieni con noi, Eros, potresti esserci molto utile” disse Nicola.
“Va bene, verrò con molto piacere. Ma cosa sono gli odontoceti?”
“Gli odontoceti sono tutti quei mammiferi marini che hanno i denti e non i fanoni; il capodoglio, l’orca, le varie specie di delfini, il globicefalo, le focene, lo zifio, il grampo. Purtroppo noi uomini siamo in competizione con loro e stanno soccombendo.”
“Ma il Posillipo non era quel gommone messo in disarmo dopo un brutto incidente che è costato la vita a quei due famosi ricercatori?”
“Si, è così Sabri; qualcuno ha voluto rimettere a nuovo una imbarcazione in disuso della guardia costiera ed utilizzarla per la ricerca, dandole poi il nome Posillipo II in ricordo del naufragio. Sai come funziona, no? Non ci sono mai soldi per rinnovare le attrezzature, è difficile reperire fondi e siamo costretti ad arrangiarci.”
“Va bene, e di che cosa dovremmo occuparci in particolare questa volta?”
“La ricerca è collegata alle modificazioni della morfologia della dentatura dei cetacei in relazione alle variazioni dell’ambiente marino. Fino a qualche anno fa la forma dei denti era uguale in tutti i cetacei ma qualcuno ha notato che qualcosa sta cambiando. Già un grosso cambiamento era avvenuto più di quaranta milioni di anni fa, quando la dentatura ha perso i molari a causa della mancata masticazione. In effetti la manifestazione di queste modificazioni, dovuta all’espressione delle proteine BMP4 e FGF8, va ad influire sullo sviluppo dei denti e…”
“Ehi! Non ci ho capito un tubo! Ma di che stai parlando?” disse Eros.
“Scusa, mi sono lasciato prendere la mano lanciandomi in discorsi troppo tecnici. Ma non saprei come spiegarmi meglio. La FGF8 è responsabile della formazione dei molari; la BMP4 dei denti anteriori. Da alcune ricerche recenti sembra che i delfini, le stenelle in particolare, abbiano subito in tempi non recenti dei cambiamenti genetici e che la BMP4 vada ad agire anche sulla dentatura posteriore generando in tal modo denti tutti uguali. E fin qui ci siamo. Ma sembra che si stia verificando una ulteriore variazione dello schema dentale nei cetacei e dovremmo stabilire se questo cambiamento è dovuto alle modifiche ambientali o meramente su base genetica.”
“La variazione dell’alimentazione andrebbe ad influire sul tipo di dentatura dei delfini?” chiese Eros.
“E’ probabile” si inserì Sabrina. “I cambiamenti delle specie seguono sempre a modifiche ambientali. E’ il nocciolo dell’evoluzione!”
“E voi dovreste fare i dentisti dei delfini?”
Nicola e Sabrina scoppiarono a ridere.
“Non proprio; in effetti non sappiamo ancora bene dove ci condurrà lo studio in questione ma non lo escluderei del tutto!” rispose Nicola.
“Il problema è molto complesso. A tutt’oggi sono state descritte e catalogate 250.000 specie marine ma si calcola che dovrebbero essere in realtà una decina di milioni. Il vasto e complesso ecosistema marino fornisce all’uomo cibo, legname, materie prime, energia. La regolazione del ciclo idrologico e biogeochimico del carbonio e dell’azoto, la qualità dell’acqua e dell’aria ed i suoi cambiamenti influiscono sull’ambiente e sulle specie viventi in modo determinante. La biodiversità è in grave pericolo; siamo nel pieno della sesta estinzione! Le altre cinque, a partire da circa 4 miliardi di anni fa, sono avvenute per cambiamenti naturali. Questa volta sarà imputabile alle attività antropiche, cioè sarà solo colpa nostra…” disse Sabrina.
“Troppa CO2, troppi gas serra, troppo inquinamento, troppa plastica e chi più ne ha più ne metta!”
“Mi state facendo paura, voi due. Non vi sembra di esagerare?” disse Eros con una espressione preoccupata dipinta sul volto.
“E’ proprio questo atteggiamento, caro Eros, che ci porterà alla rovina. Ma si, che fa: cosa vuoi che sia un bottiglietta di plastica o un nuovo diserbante? E intanto le capacità di recupero del pianeta Terra, già ad agosto di ogni anno, si esauriscono e per il rimanente periodo di cinque mesi l’intero ecosistema subisce l’inquinamento selvaggio senza potersi difendere.
Tu non ti rendi conto appieno ma l’aumento della temperatura, la variazione delle precipitazioni atmosferiche, dei venti e delle maree influisce in modo marcato sull’ambiente modificando la qualità e la quantità dei nutrienti indispensabili alle specie viventi che sono costrette ad adeguarsi, alcune estinguendosi, altre prendendo il sopravvento ed annientando le specie più deboli. Un casino!”
“Va bene, ho capito. Non berrò più coca cola, non userò più la macchina, non accenderò più il riscaldamento in casa e non userò lo shopper del supermercato” rispose Eros, terrorizzato dal quadro apocalittico appena descritto da Nicola.
“Se fosse solo per questo!” disse Nicola sorridendo.
“Il Mediterraneo è solo l’1 % di tutto il mare esistente, è profondo mediamente 1400 metri ed il tempo di ricambio delle acque profonde è di soli 40 anni, la metà rispetto a quello degli oceani. Sarà il primo a morire! E l’Adriatico, considerata la vasta superficie ma lo scarso volume, il primo in assoluto… ” disse Sabrina con un accenno di tristezza.
“Ma la pizza posso continuare a mangiarla, vero?” chiese Eros speranzoso.
Il giorno seguente si diressero al porticciolo di Mergellina dove li attendeva l’imbarcazione Posillipo II, attraccata accanto al punto di partenza degli aliscafi. Ebbero la gradevole sorpresa di scoprire che la barca era l’unità 300, una imbarcazione inaffondabile autoraddirizzante
nota come “Ammiraglio Francese”, concepita per il soccorso in mare.
Il capitano era un ex comandante di motovedetta in pensione, offertosi volontario per condurre la potente imbarcazione; erano presenti due marinai che avrebbero prestato la loro opera quando necessaria.
Il comandante, un uomo che portava decisamente bene i suoi 64 anni, si presentò sfoggiando un ampio sorriso ed accogliendoli a bordo premurosamente. Seguirono la presentazione dei due marinai e la visita con relativa spiegazione di tutte le qualità e le caratteristiche della barca.
“Questa imbarcazione è il nostro orgoglio; lunga 18 metri, larga 6, può ospitare sino a 100 persone a bordo, è dotata di ben quattro motori, due diesel di 1100 Hp e due idrogetti FF 550; ha un serbatoio capace di 6200 litri di gasolio ed un’autonomia di 500 miglia. Ha due generatori
Kholer da 20 Kw che forniscono energia a sufficienza per tutti i servizi di bordo. Ed è stata dotata anche di alcune attrezzature come un ecoscandaglio potentissimo ed altri macchinari che, a dire il vero, non ho capito bene a cosa possano servire. Biologia marina: e qui mi fermo!”
“Grazie comandante; siete stato gentilissimo, non avremmo potuto sperare meglio. Aspettiamo ancora un poco; il professore Biagini avrebbe dovuto essere già qui ma è in ritardo, come al solito” disse Nicola stringendo la mano magra e forte dell’uomo al comando dell’unità.
Un uomo con un vestito di lino chiaro tutto spiegazzato, una camicia azzurra con il collo chiuso ma senza cravatta, con una borsa di cuoio che aveva conosciuto tempi migliori e gonfia di carte allo spasimo, si materializzò all’improvviso sul corto molo dirigendosi in tutta fretta verso di loro.
“Porco mondo, ho fatto tardi! Scusatemi. Ma mia moglie è a letto con la febbre ed ho dovuto portare i suoi tre cani a fare la solita passeggiata: tre cani, tre! Sono loro che mi hanno trascinato per le strade di Napoli fino a quando, stanchi, mi hanno riportato a casa. Un’esperienza terrificante, una passeggiata allucinante. Voi dovete essere il comandante Gerardo Mazzella. Piacere di fare la vostra conoscenza. Nicola; dottoressa Sabrina. E tu chi saresti?”
“E’ un mio caro amico d’infanzia, professore, un portento: credetemi sulla parola. Sa tutto sui pesci, ha un istinto incredibile nel prevedere le loro abitudini e conosce il mare” disse Nicola strizzando l’occhio ad Eros che si presentò subito dopo.
“Bene, bene. Io sono contento quando ci sono i giovani intorno a me. I vecchiacci non li sopporto più. Scusate comandante, non era riferito a voi.
Si parte? Oddio, forse ho dimenticato qualcosa. No, è tutto nella borsa, meno male. Andiamo.”
“Ehm, professore: potrebbe dirmi dove dirigere l’imbarcazione?” chiese reprimendo a stento un sorriso il comandante.
“Ah, già. Dunque la nostra meta è Procida, si Procida. Hanno avvistato dei cetacei in quell’area e dovremmo dirigerci in quel punto, cioè tra Ischia e Procida. Ma dovremo cercarli, senza dubbio. Sono veloci, si spostano continuamente, ci faranno impazzire di sicuro!”
“Abbiamo fatto il pieno, non ci sono problemi. Accomodatevi pure” disse Mazzella mentre i due marinai, obbedendo ad un suo cenno, tolsero gli ormeggi e scostarono lo scafo dal molo con movimenti esperti.
Il ruggito dei potenti motori colse tutti di sorpresa; la Posillipo II uscì lentamente dalla selva di barche ormeggiate e diresse la prua verso la zona di Posillipo ed il mare aperto.
Mazzella spinse i motori quasi al massimo ed in capo a trenta minuti erano nell’area di interesse.
Nel frattempo il professore ed i tre ragazzi avevano consultato le carte batimetriche e gli appunti cercando di capire ed interpretare i piani di Biagini.
“Hanno avvistato molto delfini in quella zona; ovviamente non hanno saputo dirmi se si tratta di delfini, stenelle o tursiopi ma sarà una di queste specie. Trattasi di un banco consistente, parlavano di un centinaio di esemplari. Dovremmo riuscire a catturarne uno o due e marcarlo con una trasmittente; possibilmente dovremmo prendere anche un calco dei denti.
Non mi guardate così: lo so, sarà complicato ma mi ha spiegato tutto un mio amico odontoiatra che oltretutto mi ha fornito anche il materiale per il calco. Dov’è? Ah, eccolo qui!” disse tirando fuori dalla borsa un sacchetto di plastica. Nel sacchetto erano presenti due lunghi pezzi di legno cavo e del materiale in polvere di colore rosa con la scritta alginato.
“Questi sono due supporti che ho costruito io stesso basandomi sulle misure medie delle mandibole dei delfini. Le riempiremo di alginato al momento giusto ed in qualche minuto saranno pronte le impronte dentali.
Forza ragazzi, forza e coraggio.”
“Sono lontani” disse Eros guardando il mare.
“Chi è lontano?” chiese Nicola.
“I delfini, non sono qui. Sono lontani e di parecchio” fu la laconica risposta di Eros che lasciò interdetti i presenti.
“L’ecoscandaglio riporta una notevole attività ad una profondità di cento metri. Come fai a dire che non sono delfini?” chiese Nicola.
“Sono tonni, non delfini.”
“Ah. E dove sarebbero i delfini?” chiese il professore.
“Fermate la barca, mi immergo e ve lo dico subito” rispose Eros spogliandosi e rimanendo in costume.
Biagini guardò Nicola e Sabrina con aria preoccupata; i ricercatori gli fecero un cenno d’assenso e la barca si fermò quasi subito.
Eros si tuffò inabissandosi ad una velocità impressionante; dopo pochi minuti riemerse e risalì sull’imbarcazione con un’agilità sorprendente.
“Sono dietro Ischia, c’è molto pesce foraggio e si stanno rimpinzando. Andiamo.”
L’imbarcazione ripartì rombando e dopo un quarto d’ora avvistarono i delfini che saltavano veloci a poca distanza da loro.
“Per favore spegnete i motori e l’ecoscandaglio. Si infastidiscono molto con i rumori che produciamo. Non si avvicinerebbero” disse Eros con piglio sicuro.
“Ed ora?” chiese Nicola.
“Ora dovremmo prenderne uno o due per eseguire il calco ed inserire il trasmettitore” rispose il professor Biagini.
“E come lo prendiamo se non si avvicinano?” chiese Sabrina.
“Ci penso io” disse Eros mentre si tuffava nuovamente e raggiungeva i delfini nuotando ad una velocità impossibile per un uomo normale sotto gli occhi del costernato professore e del sorpreso comandante.
Dopo poco Eros fu di ritorno, attorniato da una decina di esemplari che gli nuotavano attorno e gli si strofinavano addosso come gatte in calore.
“Sono delfini comuni, Delphinus Delphis. Non mi aspettavo di vederli da queste parti. Come ci sei riuscito?” urlò il professore dal bordo della barca.
“Non so spiegarglielo; due di essi sono disponibili a farsi prendere il calco. Del trasmettitore non se ne parla; interferirebbe con l’ecolocalizzatore facendogli vivere una vita d’inferno. Ha preferenze di sesso e di età?”
“Andrebbero bene un maschio ed una femmina adulti, grazie” rispose Biagini, come se fosse la cosa più naturale del mondo, iniziando subito a preparare la pasta di alginato. Eros intanto aveva rovesciato sul dorso un grosso delfino e gli accarezzava la pancia mentre l’animale emetteva suoni di piacere. Con destrezza prese i calchi delle arcate dentarie superiori ed inferiori a due delfini e li porse a Nicola che lo guardò soddisfatto.
Infine salutò i delfini con una specie di abbraccio e risalì a bordo dove fu accolto da un applauso.
“Sei un portento; Nicola aveva ragione!” disse il professore battendogli con vigore una mano sulla spalla. Tornarono a Napoli subito dopo; durante il viaggio di ritorno il comandante stappò una bottiglia di spumante per l’occasione. “Al primo viaggio si fa sempre!” furono le sue parole mentre guardava Eros come se fosse un alieno, avendo scorto una strana fosforescenza negli occhi del ragazzo.
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