Cap. 1.1 – RITRATTO DI VITA DELLA CIVILTA’ CONTADINA A BRATTIRO’
LE ATTIVITA’ E IL LAVORO
Artigiani e mestieri vari
L’artigiano in passato era molto attivo nella società, specie nei piccoli paesi, dove c’erano le botteghe che costituivano anche un ritrovo per la gente del paese, specie al vespero, di ritorno dai campi.
Barbiere (varveri)
I vecchi, ma anche i giovani, ogni tre giorni circa, ma spesso una sola volta la settimana, comunque a turni programmati, andavano dal barbiere per farsi fare la barba e ogni tanto anche a farsi tagliare i capelli. Tutti comunque facevano quasi un “abbonamento” annuale, cioè un vero e proprio scambio in natura (grano, olio, mais) a seconda di quante volte facevano la barba o i capelli nel corso dell’anno.
Sarto (custureri)
Confezionava su misura abiti, pantaloni, gilè, cappotti perchè allora non c’erano i capi d’abbigliamento. Il sarto spesso era anche barbiere, o meglio: sarto di giorno e barbiere di sera.
Calzolaio (scarparu)
Rattoppava le scarpe vecchie e ne confezionava di nuove. Si usava rinforzare le suole con chiodi a testa larga e quadrangolare, molto resistenti e duraturi (attacci).
Falegname
Costruiva mobili, infissi, carri e attrezzi agricoli. Non c’erano macchine elettriche, e tutto il lavoro si faceva con la forza delle braccia. I falegnami erano artigiani presenti e operanti in ogni paese. C’erano poi quelli ambulanti che venivano di borgo in borgo, come l’Arrotino (allima forfici) che andava in giro per i paesi con i suoi attrezzi per rendere taglienti, affilare, arrotare: forbici, coltelli e altre lame; ‘u seggiaru che riparava le sedie che erano per lo più impagliate; l’ombrellaio (umbrellaru) che riparava gli ombrelli.
Il medico condotto
La professione medica è molto antica ed è vissuta in un rapporto di fiducia tra il medico e l’ammalato. Entrambi esseri umani che, nella stima reciproca cementata dalla sofferenza umana, trovano una simbiosi di pietà e umana comprensione.
Il medico condotto doveva assistere i poveri dei comuni e aveva l’obbligo della residenza nel comune in cui esercitava la professione.
Riceveva uno stipendio dal comune e con esso una indennità di cavalcatura, perché aveva l’obbligo di assistere la gente che abitava nelle frazioni e spesso nei casolari di campagna, dove si recava con l’asino o il cavallo.
Dalla gente veniva pagato in natura (grano, polli, vino, olio…). Non c’erano ancora le mutue e tanto meno il Sistema Sanitario Nazionale.
Spesso si trovava di fronte a gravi emergenze perché doveva fare di tutto: assistere le partorienti, fare incisioni, suturare ferite, ridurre fratture…e questo di giorno, di notte e nei giorni festivi.
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