“Superfish” di F. Costa (inedito) – Cap.4

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Fortunato Costa

Il quarto capitolo del libro “Superfish” di Fortunato Costa (Mario Vallone Editore)

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Capitolo 4

“Eros sta dormendo. L’ho sistemato sul divano e mi sembra tranquillo, non preoccupatevi più del necessario. L’oculista ha detto che non ha nulla agli occhi, solo una accentuazione della acuità visiva notturna senza substrato patologico. Meglio così, no?”

Caterina rimase per un po’ silenziosa.

“D’accordo. Tienilo d’occhio Nicola, ci fidiamo di te. Ti passo Evelyn che mi sta dando la morte ed ha fretta di parlarti! Ciao”

“Amore mio: mi manchi. Ti mando una collana di baci. Non tradirmi con una bella napoletana, mi raccomando!”

“Ciao Evy, puoi stare tranquilla: al massimo potrei tradirti con un calamaro o con una seppia! Ricambio i baci. A presto.”

Alla tv davano un noioso programma di propaganda politica ed altre stupidate inguardabili, pubblicità a manetta e documentari vecchi come il cucco così Nicola decise di andare a letto. Mentre stava per chiudere gli occhi fu scosso da un urlo proveniente dall’altra stanza.

Si precipitò di corsa per vedere cosa fosse mai successo e trovò Eros in piedi, tutto sudato e con gli occhi sbarrati.

“Non accendere la luce, ti prego. Mi ferisce gli occhi.”

“Che succede roccia?” disse Nicola avvicinandosi preoccupato all’amico in canottiera e mutande.

“Ho fatto un brutto sogno, almeno credo…Ero in alto mare, proprio qui nel golfo di Napoli, verso Procida, e nuotavo con un gruppo di balene. C’erano tre adulti ed un cucciolo, ne sono certo. Ad un certo punto uno degli adulti è rimasto impigliato in una rete e gridava, gridava…gli altri gli giravano intorno non sapendo cosa fare. Il cucciolo piangeva. E’ stato orribile. Quando la balena è morta per asfissia gli altri tre hanno cominciato ad urlare e mi sono svegliato in preda al panico. E’ stata una esperienza traumatizzante, credimi!”

“Ma che razza di sogni fai?”

“E che ne so? Mica li scelgo, i sogni. E’ la seconda volta che mi capita; prima dell’incidente mai successa una cosa simile. Scusami se ti ho fatto preoccupare, torniamo a letto” disse Eros dando un colpetto sulla spalla di Nicola per rassicurarlo.

“Vuoi una camomilla?”

“No, grazie, va bene così. Buona notte amico mio.”

Il giorno dopo si recarono alla stazione zoologica a piedi; si fermarono al bar di Riviera di Chiaia per un cappuccino ed un cornetto, poi ripresero la magnifica passeggiata sul lungomare osservando i gabbiani sonnecchiare sulle scogliere e le persone che facevano footing sull’ampio marciapiede di via Caracciolo.

“Adesso ti farò visitare l’acquario. Non è il solito acquario pieno di pesci tropicali coloratissimi di mari lontani; le specie presenti sono quasi tutte del nostro mare e le abbiamo incontrate centinaia di volte durante le nostre immersioni. A volte mi domando perché mi sembrano così diverse osservate in un ambiente artificialmente creato ad hoc. Le spigole mi spaventano: hanno occhietti crudeli che ti guardano impassibili e mi mettono sempre a disagio” disse Nicola varcando l’ingresso principale della struttura.

“Questa è la biblioteca” disse il ricercatore spalancando una pesante porta a vetri.

Un vasto locale con il soffitto altissimo si palesò dinanzi agli occhi di Eros che guardò stupito ed ammirato gli affreschi presenti sulle pareti disseminate di armadi e scaffali contenenti volumi rilegati a migliaia.

“Che belli questi dipinti” esclamò Eros.

“Ci son voluti quattro mesi per completarli. Sono opera dell’artista tedesco

Hans von Marees. Era molto ispirato quando li ha dipinti; sono pescatori e barche di una volta, quando dovevi faticare per portare pesce a casa. Non come oggi: ecoscandagli, radar, gps. Stanno massacrando il mare!”

Le vasche, disposte lungo un corridoio centrale, non erano particolarmente grandi; una di esse presentava una barca di legno immersa e semisepolta da rocce e sassi; cefali, spigole, saraghi, ombrine, tordi, donzelle, bavose e polpi si aggiravano tranquilli nelle vasche illuminate ignorandosi.

Faceva un gran caldo in quell’ambiente ed erano già sudati dopo cinque minuti di permanenza.

Eros era affascinato e ad un certo punto si fermò appiccicando il viso al vetro della vasca con la barca mentre una spigola di un paio di chili si fermava proprio accanto alla punta del suo naso.

“Vuole andare via da qui” disse semplicemente il ragazzo.

“Cosa? Che vuoi dire?” disse Nicola.

“Mi ha comunicato che vuole andarsene via da qui. Non resiste più in questi pochi metri d’acqua e vorrebbe tornare in mare aperto. Tutto qui” rispose Eros come se fosse la cosa più logica del mondo.

La spigola, con un vigoroso colpo di coda, si allontanò come un razzo quando Nicola si avvicinò al vetro.

“Ma è ridicolo! Qui non le manca niente: mangia tutti i giorni, l’acqua è mantenuta pulita, a temperatura ed ossigenazione costante, non ha nemici predatori, è al sicuro…perché dovrebbe desiderare di andarsene?”

“Non sono una spigola, chiedilo a lei” disse Eros come se fosse semplicissimo.

“Mi stai innervosendo, Eros. Ma ci hai parlato? Cioè, voglio dire, tu parli il linguaggio dei pesci?”

“Non so come spiegartelo: è una comunicazione che avviene tramite il pensiero, come una sensazione forte che genera un concetto preciso nella mia mente. Non so se il pesce avverte o comprende in qualche modo quel che penso io, ma io so quello che pensa lui.”

“Andiamo nel mio studio. Prima che diventi matto…”

Sabrina era già al lavoro e, quando i due entrarono, si alzò per salutarli con calore.

“Allora: ti piace?” disse rivolta ad Eros.

“Molto bello davvero il vostro acquario: ben tenuto, pulito ed ordinato, con un sapore retrò ben preciso. Sembra di essere catapultati indietro di cento anni!”

“E’ vero: fa lo stesso effetto anche a me malgrado ci lavori da almeno due anni” rispose Sabrina offrendo una sedia ad Eros.

Nicola prese il quotidiano di Napoli, il Mattino, e cominciò a scorrere le notizie più interessanti. All’improvviso spalancò la bocca e disse a denti stretti: “Non è possibile, non ci credo!”

“Cosa Nico?”

“Dei pescatori hanno trovato una balena morta nel canale di Procida, completamente avvolta prigioniera in una rete illegale. Porca miseria!”

“Ah…peccato, un’altra vittima della nostra stupidità e cattiveria” commentò Sabrina pulendosi gli occhiali con un fazzolettino di carta.

“Stai scherzando Nico? Allora non era un sogno…” bisbigliò Eros impallidendo.

“Leggi tu stesso.”

L’articolo in terza pagina non lasciava adito a dubbi. Il fatto era realmente successo quella notte ed era fresco di stampa, infilato per miracolo all’ultimo momento dal giornalista che l’aveva scritto.

“Perché avete quell’aria sorpresa? Non è la prima volta e, purtroppo, non sarà l’ultima. Che avete voi due?” chiese Sabrina cogliendo l’espressione sbalordita di Nicola ed Eros, pietrificati.

Quando le spiegarono l’accaduto, fu a sua volta Sabrina a rimanere a bocca spalancata.

“Sono diventato un fenomeno paranormale; tra poco mi tramuterò in un supereroe della Marvel, mi spunteranno le scaglie, le pinne e puzzerò di pesce! Ecco a voi Ittio Kid, ma andrebbero bene anche Superfish o Megaloman!” disse Eros tra il serio ed il faceto.

“Effettivamente c’è da chiederselo” commentò Nicola che sembrava il più colpito dei tre.

“Cosa possiamo fare?” disse Sabrina pensierosa sedendosi al computer ed entrando in rete, giusto per fare qualcosa.

“Non saprei; potremmo farci un giro per la città. Evitiamo il mare, per piacere…” disse Eros inforcando gli occhiali da sole in previsione di uscire all’aria aperta.

“Sarà meglio, si: è un’ottima idea, giusto per smaltire il colpo!”

Quella settimana passò senza altre novità degne di rilievo; Eros percorse Napoli in lungo e largo, visitando musei e chiese, facendo shopping in via Roma e via Chiaia. Un caffè all’antico e rinomato bar Gambrinus fu una tappa d’obbligo. Il Vomero si rivelò una scoperta piacevole; la funicolare che collegava piazza Augusteo con piazza Vanvitelli lo trasportò verso la città alta, nella zona che un tempo era destinata alla coltura degli ortaggi.

La pinacoteca di Capodimonte, la Reggia dei Borbone, la cappella San Severo con il Cristo velato e gli scheletri con il sistema vascolare in  evidenza, le piccole librerie ricolme di volumi preziosi ed antichi di pregio a Port’Alba e piazza Dante, Forcella e Corso Umberto, il Maschio Angioino sul porto, il famoso castello recante una ferita su di un muro dovuta allo scoppio di una nave  nel 1943, la Caterina Costa, scoppio che causò la morte di 600 napoletani ed il ferimento di oltre 3000 persone e le cui schegge raggiunsero addirittura la collina del Vomero. Una scoperta continua per il visitatore curioso che sa apprezzare i mille volti di una città unica al mondo, sia per i suoi innumerevoli pregi che per i suoi difetti.

“Ancora pizza? Ma sei insaziabile!” disse Nicola guardando Eros mentre divorava un calzone ripieno nel ristorante a due piani di via Santa Brigida.

“E che ci posso fare? Quando la mangio più una pizza così buona?”

“Ha ragione, Nico. Io non mangio più la pizza quando sono in viaggio in altre città. Preferisco un tramezzino al volo, almeno non mi resta sullo stomaco” disse Sabrina mentre un cameriere le ritirava il piatto vuoto.

“Sarà come dite voi. Io preferisco la frittura. E non fate quella faccia: ne mangio una o due al mese; alla salute ci tengo!” rispose Nicola bevendo un sorso d’acqua subito dopo.

“Domani si torna a casa! Sabrina è mai venuta a Tropea? Perché non vieni con noi? Un mare così azzurro lo puoi trovare solo in Grecia o in Sardegna. Rimarrai stupefatta. Sei mia ospite; ne abbiamo di spazio a casa. Dai, vieni!” disse Eros con slancio.

“Non saprei…mi sembra di abusare della vostra ospitalità…in effetti non ho mai visto Tropea; non sono andata più a sud di Scalea e Maratea e quella zona non la conosco affatto.”

“Vieni con noi Sabri; la ricerca può aspettare. E’ ormai Agosto e le ferie dovrai pur farle, no? Non te ne pentirai” disse Nicola tirando fuori il portafoglio e andando a pagare il conto alla cassa. La cassiera, una signora bionda e simpatica, lo riconobbe subito.

“A voi faccio lo sconto, dottore. Non venivate da un po’ di tempo, ci siete mancato: come vanno le ricerche?”

“Bene, bene, grazie. Vedrò di farmi vedere più spesso, non dubiti. Grazie per lo sconto, lei è gentilissima come sempre!”

“Vieni Eros; ora andiamo a mangiare una sfogliatella nel locale più rinomato di Napoli proprio per questo dolce: Pintauro!” disse Sabrina dirigendosi verso via Roma seguita a ruota dai due amici.

“Dicono che quando lasci Napoli hai pianto due volte: una quando ci arrivi ed una quando vai via. Io dico che piangi tre volte: la terza quando ti pesi!” aggiunse Nicola.

Entrarono nella piccola pasticceria ridendo a crepapelle, come tre sciocchi.

Il giorno seguente giunsero a Tropea al tramonto. Erano partiti presto ma le lunghe code sull’autostrada, dovute ai turisti in viaggio per le spiagge del sud, avevano rallentato notevolmente il loro viaggio.

Quando giunsero a Falerna il mare spuntò tra le colline e diede loro il benvenuto mentre il sole cominciava a scomparire all’orizzonte lasciando un cielo infuocato di colore rosso acceso.

“Tra un’ora saremo a casa. Ti piace?” disse Nicola rivolgendosi a Sabrina mentre guidava.

“Le premesse non sono niente male!” rispose la ricercatrice guardandosi intorno compiaciuta ed anche un po’ elettrizzata dalla scoperta dei nuovi paesaggi.

Passato l’aeroporto di Lamezia Terme ed imboccata l’uscita di Pizzo Calabro, si immisero sulla strada statale 18 che li avrebbe condotti alla costa degli Dei, quel tratto di costa tirrenica lungo circa 55 chilometri ricco di bellezze naturali che origina da Pizzo e termina a Nicotera per poi sfociare nella costa Viola, il nome conferito al litorale che termina a Reggio Calabria.

“Tu devi essere Sabrina. Piacere di conoscerti” disse Valentina, la mamma di Eros, quando la ricercatrice le venne presentata dal figlio.

“Mi spiace di arrecarle disturbo, signora, ma Eros ha tanto insistito…”

“Non preoccuparti; la nostra casa è sempre aperta a tutti, nessun disturbo. Seguimi, ti mostro il tuo alloggio” disse precedendola per le scale.

La stanza riservata a Sabrina aveva uno splendido balconcino con vista mare; le luci del promontorio di Capo Vaticano le diedero il benvenuto mentre il fascio di luce del faro girava all’infinito nel cielo ormai reso scuro dalla notte incombente. Una grossa nave da crociera ben illuminata solcava suggestivamente il mare in lontananza, in prossimità dello stretto di Messina e probabilmente diretta in Grecia.

“E’ un posto incantevole. Sono contenta di aver accettato il vostro invito” disse Sabrina aprendo il piccolo trolley da viaggio e tirando fuori gli indumenti per riporli nei cassetti di un mobile di vimini, tipico dell’arredamento delle località di mare.

“Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere. D’accordo?” disse Valentina lasciando soli i tre amici.

“Non ho visto Evelyn. Sai dov’è? Vorrei salutarla prima di andare a casa…”

“Non saprei. Manca anche Caterina all’appello; staranno combinando qualcosa, quelle due” rispose Eros cercando il cellulare in una tasca dei pantaloni e guardando il display in cerca di un messaggio rivelatore.

“Pronto, Caterina: dove siete?”

“Stiamo chiudendo il negozio in questo momento. Oggi è stato preso d’assalto, manco fosse il Black Friday, e siamo stanche morte. Siete arrivati a casa o ancora in viaggio? Sabrina è con voi?”

“Si, tutto bene, grazie. Vi aspettiamo. Non fate tardi. Un bacio” disse Eros e chiuse la comunicazione.

“Venite giù; aiutatemi ad apparecchiare la tavola in giardino” Valentina urlò per farsi sentire.

La serata trascorse piacevolmente cenando sotto il portico in giardino e chiacchierando del più e del meno.

Al momento di salutarsi Evelyn si avvicinò a Nicola e gli bisbigliò nell’orecchio: “Non mi avevi detto che la tua collega era così carina, mostro! Sono gelosa…”

“Ma la smetti? Io non so nemmeno che è carina, lo dici tu…per me è solo una collega ed un’ottima amica” rispose Nicola, rassegnato.

“Ho visto come ti guarda. Noi donne abbiamo un sesto senso per queste cose. Sono preoccupata” disse Evelyn mettendo il broncio.

“Nessuna donna sarà mai più bella e spontanea di te, credimi. Per me esisti solo tu!” le disse Nicola abbracciandola con tenerezza.

“Voglio crederti. E per dimostrarmelo domani troverai un po’ di tempo solo per me!”

Il giorno seguente i ragazzi andarono a fare il bagno a Grotticelle; Eros ci tornava per la prima volta dopo l’incidente e gli fece uno strano effetto.

“Prendiamo quei simpatici pedalò a forma di taxi” disse Evelyn “Io vado da sola con Nicola e voi tre su un altro pedalò. Facciamo a gara: chi arriva per ultimo a Praia i Focu paga il pranzo!”

Inutile dire che Evelyn e Nicola raggiunsero la spiaggetta prima degli altri, sia perché la ragazza aveva voglia di fare movimento, sia perché gli altri la fecero vincere per farla contenta.

Sabrina non la smetteva di guardarsi intorno ammirando l’acqua trasparente di colore azzurro turchese, gli scogli tormentati, la roccia scoscesa del Capo Vaticano e lo scoglio Mantineo.

“E’ davvero un posto di una bellezza sconcertante. Non immaginavo tanta bellezza.”

Una volta tirati in secca i pedalò fecero il bagno.

Eros entrò in acqua e si allontanò dicendo che era ora di riprovarci finalmente, di mettere da parte le paure immotivate e che il richiamo del mare era più forte che mai.

Caterina chiese a Nicola di accompagnare Eros; si sentiva inquieta, sarebbe stato meglio essere in due.

“Non state via molto. Devi spalmarmi la crema protettiva!” gli urlò dietro Evelyn mentre i due nuotavano verso il largo con attenzione per evitare le imbarcazioni che imprudentemente passavano, a velocità sostenuta, troppo vicine alla costa ed ai bagnanti.

Giunsero in prossimità del Mantineo, uno scoglio a poca distanza da capo Vaticano, chiamato così per via della leggenda che viene narrata e che vuole il nome derivi dalla profetessa Manto che compiva vaticini per i naviganti in transito verso la Sicilia. Da Manto, Mantineo, e da vaticinio il nome Capo Vaticinium poi tramutatosi in Capo Vaticano con il tempo.

La profondità in quel punto seguiva una batimetrica intorno ai 9 metri per poi portarsi a circa 50 metri e sprofondare, poco oltre, intorno ai 150- 200 metri, la zona conosciuta come secca del Monaco.

Eros, dopo aver fatto un cenno di saluto all’amico, si inabissò pinneggiando con estrema sicurezza. Nicola non aveva mai visto Eros scendere così in basso e cercò di seguirlo ma verso i dieci metri si fermò sbalordito. L’amico continuò a scendere fino a che scomparve alla vista!

Non sapendo che fare, ed avendo finito la riserva d’aria, Nicola riaffiorò e ritornò giù in attesa di veder ricomparire Eros. Il cuore gli batteva furiosamente nel petto per via della reazione di allarme scatenata da quella incredibile discesa in apnea dell’amico e cominciò a pensare di tutto, disperandosi.

L’attesa durò almeno altri venticinque minuti; poi Eros ricomparve lentamente, pinneggiando e muovendosi sinuosamente per fendere l’acqua.

Quando riemersero Nicola era senza fiato; Eros lo guardò come se nulla fosse successo e gli disse: “Non ero mai stato fin laggiù. Sapessi che cernia ho visto! Un bestione che mi è venuto incontro ed ha poggiato il suo muso contro la mia mano, e poi…ma perché mi guardi così?”

“Eros! Accidenti a te: perché ti guardo così? Sei stato in immersione per trenta minuti, lo capisci? Pensavo fossi morto! Ma sei pazzo? Non mi è venuto un colpo perché Dio non ha voluto!”

“Sono stato giù trenta minuti? Ma è un record! Evvai!”

“Tu sei un idiota! Ma ti rendi conto che sei sceso a 50 metri e ci sei rimasto per trenta minuti? Vuoi farmi morire di infarto? Poi torni su come se niente fosse e mi racconti che hai fatto amicizia con una cernia e bla bla bla. Adesso mi spieghi come ci sei riuscito!”

“Non capisco nemmeno io come ho fatto: l’ho fatto e basta. E non sentivo neanche il bisogno di respirare in modo pressante, ora che ci penso bene.  Che mi succede, Nico? Mi sto trasformando in un pesce? Torniamo, dai, e non dire niente alle ragazze se non vuoi che si preoccupino” disse Eros mettendosi a nuotare di buona lena.

Quando raggiunsero la piccola spiaggia di fuoco le ragazze li accolsero con sollievo; Evelyn stava prendendo il sole mentre Caterina e Sabrina erano impegnate in una conversazione importantissima sul tema: come fare la conserva di pomodoro.

Fecero il bagno tutti insieme e, tra spruzzi e risate, i due amici per il momento dimenticarono l’episodio e le sue implicazioni di misteriosa natura.

Quella stessa sera Nicola chiamò in disparte Sabrina con una scusa banale; voleva parlare con lei e riferirle quanto accaduto quel giorno in mare ad Eros. Era preoccupato, sorpreso ed incerto sul da farsi: di certo Sabrina avrebbe saputo consigliarlo.

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