Tropea è il primo, tra i tanti comuni della provincia che hanno manifestato l’interesse ad approvare la mozione per richiedere alle istituzioni governative la completa riformulazione dell’allocazione dei fondi per il sistema sanitario regionale e del Fondo di Solidarietà Comunale, che per i comuni meridionali sono al di sotto dei parametri formulati dalla Costituzione e dalla stessa legge di attuazione del federalismo fiscale 42/2009.
La seduta di consiglio si è aperta con le parole di vicinanza e cordoglio del sindaco Giovanni Macrì all’arma dei Carabinieri e alla famiglia del carabiniere ucciso a Roma Mario Rega Cerciello; le sentite condoglianze, poi, da parte dell’intero consiglio comunale per la perdita di due persone simbolo della città Tirrenica, il dottor Aldo Franzoni, uno dei fondatori del club Rotary a Tropea, e Donna Gilda Alia Romano, classe 1911, madre del consigliere comunale Peppino Romano.
All’ordine del giorno, dopo l’approvazione dell’assestamento di bilancio e del regolamento anti evasione che punta a ritirare le autorizzazioni abilitative alle imprese che non pagano i tributi, è stata l’approvazione della mozione che impegna il Sindaco «a chiedere al Ministro dell’Interno, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro per il Sud, al Governo nazionale e al Parlamento italiano di contemplare in un disegno di legge l’istituzione di Livelli Essenziali delle Prestazioni i quali, in accordo con la Costituzione, definiscano il diritto di usufruire di beni e servizi pubblici adeguati a massimizzare le possibilità di sviluppo economico e sociale di ogni individuo in ogni comune della Repubblica».
Il problema illustrato nella mozione è ormai ben conosciuto: il fondo di solidarietà comunale è calcolato in maniera così peggiorativa da causare ammanchi milionari ogni anno ai comuni calabresi e delle altre regioni del sud. Infatti è un fondo meramente “orizzontale” e attinge solo dalla fiscalità di base dei comuni stessi, che ammonta in totale a 25 miliardi annuali, mentre per il Ministero dell’Economia il fabbisogno totale dei comuni ammonta a circa 35 miliardi. A questo si aggiunge il fatto che, ancora fino al 2019 il Ministero, tramite le sue commissioni tecniche, stabilisce di riservare il 55% del fondo di solidarietà pagato dai comuni tramite le entrate Imu e finalizzato alla perequazione dei suddetti fabbisogni, alla spesa storica, per forza di cose più larga al nord. Il restante 45% realmente perequativo, ripartito – come richiede la Carta Costituzionale – in base alla differenza tra capacità fiscale e il suddetto fabbisogno standard, è poi ulteriormente dimezzato essendo riservato per il 50%, ancora, ad un’allocazione secondo la spesa storica. L’ultimo problema – quello fondamentale, al quale l’incipit della mozione si richiama – è il calcolo stesso dei fabbisogni, il quale risulta falsato perché i servizi attualmente erogati dai comuni sono considerati coincidenti con i loro fabbisogni (fino al 2019 si è stabilito che in mancanza di un asilo nido, ad esempio, un comune non ne avesse diritto) e perché i fabbisogni per i servizi sociali, in particolare, sono valutati attraverso un coefficiente di comodo che deliberatamente diminuisce il diritto alla percezione dei fondi nelle regioni meno facoltose. L’insieme delle contraddizioni descritte apporterebbe un ammanco alle casse del comune di Tropea di 1.397.601,84 euro soltanto nel 2018, secondo i calcoli del comitato indipendente “Calabria Sociale”, il quale ha proposto all’amministrazione la deliberazione. La richiesta si situa dentro un più largo movimento di lotta istituzionale e d’opinione, che ha avuto come primo significativo risultato la recente decisione della Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard del Ministero di assicurare in ogni comune una copertura minima del 7% ai bambini fra i 0 e 3 anni per la frequentazione degli asili nido.
Il comitato “Calabria Sociale”, nelle persone dei soci fondatori Domenico Cortese, Michele Purita, Antonio Simonelli e Alessio Bonello, si dichiara disponibile a fornire il testo della mozione adattato e il calcolo dell’ammanco specifico degli ultimi anni a qualsiasi amministrazione comunale ne faccia richiesta: «dobbiamo puntare a fare rete, dobbiamo creare una schiera di enti locali, la più numerosa possibile, che manifesti in diversi modi e forme per la legiferazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni. Per troppo tempo questo problema fondamentale per lo sviluppo dei nostri territori è stato trascurato per mancanza di conoscenze “tecniche” sul tema: nell’ultimo anno però qualcosa si sta muovendo, anche grazie ai comuni che hanno fatto ricorso al Presidente della Repubblica, come Cinquefrondi».