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I funerali

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“Il recupero della Memoria” – Pasquale Vallone 2008 (vai al precedente post sull’argomento)

Cap. 1.1 – RITRATTO DI VITA DELLA CIVILTA’ CONTADINA A BRATTIRO’

I funerali

Quando moriva una persona, la salma, vestita con gli abiti più decorosi, veniva messa su un letto, al centro della stanza più grande della casa.

Attorno, i familiari e i parenti, nel pianto, tessevano le lodi del defunto fino al momento dei funerali, che si celebravano dopo circa ventiquattro ore dal decesso.

La notte la salma veniva vegliata e, nei momenti di pausa del pianto, si raccontavano storie varie.

Poi, composta nella bara, veniva portata, in corteo, in chiesa.

Celebrato il rito funebre, la bara veniva portata a spalla e seguita processionalmente da tutta la gente fino alla periferia del paese (‘a Santa Cruci).

Qui i familiari ricevevano il saluto della gente.

Quindi si andava al cimitero per la tumulazione.

I familiari del morto rimanevano per tre giorni chiusi in casa  tenevano u visitu).

Gli uomini si lasciavano crescere la barba e per un certo tempo vestivano il nero e portavano al bavero un bottone nero in segno, e come simbolo, di lutto.

Le donne vestivano il nero per diversi anni d’estate e d’inverno con abiti di “paramatta” e il fazzoletto nero intorno alla testa, “maccaturi”, annodato sotto il mento.

Per alcune sere, a seconda dei casi, i familiari, dolenti, del defunto, ricevevano da persone amiche, “u ricunsulu”, un pasto serale che in genere consisteva in: brodo di gallina, gallina bollita, cotolette, braciole di patate, provola, vino, frutta. Il tutto portato in una grande cesta (a canniscia du ricunsulu) che ogni massaia teneva appositamente in casa.

Pasquale Vallone

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