Proseguono i lavori per la costruzione della cosiddetta “Cittadella di Padre Pio” nel territorio comunale di Drapia.
Domenica pomeriggio, tramite cerimonia partecipata anche da elevate autorità religiose e politiche come pure da imprenditori di successo, è stato “inaugurato” il tetto del primo padiglione. Sul web trovate una miriade di post, di foto e di video per cui evito di dare informazioni che potrebbero apparire ripetitive e ridondanti.
Desidero solo fare una breve, personale, riflessione sulla questione ritenendo di averne sufficiente contezza, avendo seguito la vicenda – sia per motivi affettivi e personali che giornalistici – fin dal 2008 quando sulla cittadella comparivano ben pochi cenni sulla stampa locale e nazionale.
L’opera mastodontica, che cambierà il volto del nostro circondario, va avanti.
Ogni cosa, tra accelerazioni e frenate, nel medio periodo va come deve andare.
Ma siamo solo poco più in là dell’inizio.
Negli anni passati l’allora sindaco di Drapia Alessandro Porcelli ha, per così dire, rallentato l’opera per ragioni che, dico la verità, ritenevo, almeno in parte, comprensibili anche se eccessivamente prudenti. Ad Alessandro forse, in passato, sulla questione cittadella, è mancato coraggio, decisione e lungimiranza, atteggiamento che lo ha portato a “etichettare” Irene Gaeta più come una sorta di visionaria anziché una persona affidabile, tenace e convinta.
A distanza di tempo e durante i cinque anni di amministrazione Vita, i lavori sono partiti e vanno avanti.
Non si può e non si deve tornare indietro.
Bisogna remare tutti verso la stessa direzione, ciascuno facendo il suo compito.
L’amministrazione comunale non può fare molto senza il sostegno delle amministrazioni di livello superiore, ma quel che può fare lo deve fare, bene e convintamente, senza più timori o creando “ostacoli”.
Irene Gaeta e l’associazione I Discepoli di Padre Pio a lei riconducibile hanno dato prova di serietà e di solidità mantenendo finora, tra non poche difficoltà, gli impegni.
Che ogni attore chiamato in causa, direttamente o indirettamente, dia una mano.
Che ciascuno di noi dia, nei limiti delle personali possibilità, un contributo; “pubblicizzando” l’opera e versando fondi: 5xmille, donazioni, lasciti, etc.
Nella speranza, sempre meno vana, che sempre più persone diano il proprio sostegno e che l’iter per la costruzione di questo grande sogno venga portato a compimento.
MarioVallone