L’autore trae spunto da fatti storici, che però vengono rielaborati in funzione della narrazione.
Infatti il suo scopo non è quello di mettere la propria fede religiosa al di sopra di quella degli altri, ma sottolineare che la malvagità umana si trova ad ogni latitudine ed appartiene ad ogni credo religioso, quando gli uomini si allontanano dai suoi dettami e dai principi morali ed agiscono per i propri interessi, infliggendo ingiustizie e sofferenze a chi è più debole e indifeso.
La figura chiave che ispira l’intera opera è quella di San Francesco d’Assisi, il “Poverello” che sposò “Madonna Povertà”, predicò l’amore verso il prossimo in armonia con tutto il creato e pregò Dio di fare di lui uno strumento per la sua Pace.
Andrea Runco augura dunque all’umanità di ravvedersi dagli errori e dai peccati compiuti e di vivere finalmente in pace, nel rispetto reciproco di ogni fede religiosa, ispirandosi agli ideali di fratellanza e di bene comune, affinché non si perpetri più male, mascherandolo da giustizia divina, ciascuno con la coscienza pulita e senza macchia, prima che sia troppo tardi, nella possibile imminenza del Giudizio Universale.
Daniela Lo Presti
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