Drapia DA SALVARE
Orizzonti ancora più ampi e fascinosi si possono godere dalle alture di Monto Poro e di Torre Galli, sempre nel Comune di Drapia.
Il capoluogo e le frazioni – Gasponi, Brattirò, Caria – i casolari e i nuclei abitati delle campagne sono interessati da anni ad un esodo migratorio che vede abbandonati i casolari, incolti i campi, decine di case nei centri abitati prive di famiglie, desolatamente vuote e abbandonate insesorabilmente al silenzio e al degrado.
Un patrimonio urbano consegnato all’acqua e al vento che deve pesare come una colpa sui nati in questa terra bellissima e fertile.
L’abbandono delle campagne e l’esodo migratorio non sono figli del destino.
Sono figli di scelte politiche che hanno espulso i contadini dalle campagne lasciate in mano ai gnuri (signori, proprietari terrieri senza voglia e capacità produttiva). Tutt’al più speculatori e becchini edilizi del paesaggio agrario. Perciò occorre reagire. La terra deve essere di chi la lavora, le case di chi le abita.
Emerge perciò come fondante il ruolo del Comune che dovrebbe requisire le terre incolte, i casolari di campagna abbandonati, le case dei borghi vuote.
Una volta requisite il Comune dovrebbe vendere le unità abitative ad un prezzo simbolico ad acquirenti che si impegnano a mettere in sicurezza le abitazioni rurali o urbane entro tre mesi ed ha ristrutturarle entro un anno.
Queste scelte sono già state realizzate altrove e con successo.
Si può sperare che a Drapia il successo possa essere ripetuto dato che la collocazione geografica del Comune rende gli spazi dello stesso particolarmente attraenti e già inseriti in un territorio la cui vocazione turistica è nota a livello internazionale.
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