Iniziamo il nostro excursus storico sulle elezioni comunali drapiesi (v. ultimo post sull’argomento).
Siamo nel 1946. Si vota per le comunali il 24 marzo. Il contesto è particolare. L’Italia sta attraversando il delicato e travagliato passaggio dal regime fascista alla repubblica democratica. Il referendum che decreterà la fine della monarchia porta la data 2 giugno, quindi a Drapia e frazioni, come nel resto d’Italia, si vota in un contesto nazionale incerto.
Due precisazioni preliminari fondamentali: fino agli anni ’80 le liste venivano composte nelle singole frazioni, quindi a Brattirò si votava per la lista di Brattirò, a Caria per quella di Caria, e così via; il sindaco veniva eletto formalmente dopo le votazioni dal Consiglio comunale (questo è avvenuto fino a metà anni ’90) e poteva essere sfiduciato senza che per tale motivo si tornasse alle urne (elenco completo sindaci Drapia).
In basso trovate due “slide”.
Nella prima di queste vi è il resoconto della votazione, incluse le preferenze, nella seconda la proclamazione degli eletti e le successive modifiche degli assetti.
Di seguito pubblico un extract del libro di mio padre “Brattirò e la sua storia” da me pubblicato nel 2012 col marchio Thoth Edizioni, “brano” in cui viene riportata una lettera del Saccomanno datata 1944 che aiuta appunto a comprendere la situazione che ha preceduto il voto del 1946.
Ultime due annotazioni che per me hanno valore affettivo.
Nelle liste risultano i miei due nonni: Francesco Rombolà di Giuseppe e Cosmo Vallone.
Il primo, padre di mia madre, sarà sindaco negli anni’50 (altre informazioni su di lui).
Il secondo, padre di mio padre, due anni dopo partirà per l’Argentina e farà ritorno a Brattirò solo nel 1987 in un’urna di poche decine di centimetri. Un aneddoto riguardante lui e la storia di Brattirò: mio nonno Cosmo fu tra i sette “facinorosi” indegnamente arrestati per un sol giorno – a scopo dimostrativo – dalle forze dell’ordine negli anni ’30 durante la cosiddetta “lotta di previti”, una sollevazione di popolo già ampiamente trattata sul mio blog (vai ai post).
Buona lettura.
Mario Vallone
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15 Febbraio 1944
A Sua Eccellenza
Il Rappresentante delle Nazioni Unite
Catanzaro
Per conoscenza, mi onoro trascrivere alla E. V. copia di una mia istanza presentata oggi a Sua Eccellenza il Prefetto della Provincia di Catanzaro
Eccellenza
Sono costretto ad importunare la E. V. e vi supplico di perdonarmi.
Sono Saccomanno Giuseppe fu Francesco di anni 63 nato, domiciliato e residente in Brattirò (Drapia) dove da 40 anni sono titolare dell’Ufficio Postale Telegrafico riscuotendo sempre la fiducia e la stima illimitata di tutti i cittadini del Comune nonché l’apprezzamento benevolo e la lode dei miei superiori, mio unico orgoglio e mia sola ricchezza.
Affermo, e prego perdonarmi l’immodestia, di essere l’uomo più modesto, mite, pacifico ed onesto del mio comune, checché possano avere detto e dicono i RR.CC di Tropea che (fino a qualche mese dietro almeno) suonavano all’unisono con gli esponenti locali del nefasto e spodestato fascismo, coi quali avevano (se non hanno ancora) glorie in comune. Sfido chiunque poter dimostrare o semplicemente asserire a viso aperto che io sia il contrario di quello che affermo, e primo di tutti il fascista dottor Ruffa Teofilo, attuale capo di questo comune, nel cui interesse si vorrebbe denigrarmi. Del resto, a mio modesto avviso, la prova regina di quanto asserisco è la mia permanenza apprezzata e lodata nell’amministrazione delle Poste e Telegrafi, nonostante il mio noto antifascismo, la mia ostinata resistenza alle pressioni per iscrivermi al P.N.F. (ho perduto la croce di cavaliere proposta più volte dall’amministrazione delle P.T. per meriti di servizio, perché non ero iscritto al P.N.F.), e nonostante venti anni di fascismo oppressore, sono stato sempre, ma invano, principalmente perché notoriamente amico e fedele seguace degli onorevoli Lombardi e Molè, le più limpide figure dell’antifascismo calabrese.
Appena caduto il fascismo mi sono adoperato per far costituire nel comune una sezione della “Libera Italia”avendo creduto, in buona fede, alla defascistizzazione delle amministrazioni comunali; ha insistito perché io (che mai in vita mia volle far parte di amministrazioni comunali), accettassi la eventuale carica di sindaco di Drapia, in sostituzione del dottor Ruffa Teofilo, di origine e di marca fascista, che doveva (così diceva almeno la radio) essere rimosso, per tassative disposizioni, dalla carica. Mi decisi di accettare la proposta soltanto quando mi convinsi che sul mio nome erano concordi tutti gli antifascisti del comune e cioè i quattro quinti della popolazione. Non lo avessi mai fatto! Intanto il comitato di azione della “Libera Italia” faceva stampare ed affiggere al pubblico un manifesto, del quale allego una copia. Questo manifesto ha turbato i sonni tranquilli della cricca fascista e disonesta che da un pezzo sgoverna in questo disgraziato comune.
Successivamente il Comitato di questa “Libera Italia” con deliberazione in data 9 novembre 1943 di cui si unisce copia, chiedeva alla E.V.e al rappresentante delle Nazioni Unite la rimozione dalla carica del fascista dottor Ruffa Teofilo Commissario prefettizio del comune di Drapia, e la nomina a tale posto dell’umile sottoscritto. Detta deliberazione venne presentata all’A. M. G. O. T. da un membro del comitato di questa “Libera Italia”ed alla S. V. dall’onorevole avv. Lombardi.
Questa la esatta e (per me) dolorosa storiella. Per la mia dignità di funzionario e di cittadino onesto, imploro dalla E. V. una inchiesta a mie spese da eseguirsi da un ufficiale dei RR. CC. Sono pronto sad anticipare la eventuale somma necessaria e, chiedendo ancora scuse alla E. V. pel disturbo che sono costretto arrecarvi, attendo fiducioso.
Brattirò (Drapia) 15 Febbraio 1944
Giuseppe Saccomanno
Ricevitore P.T.
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