Endometriosi: parliamone

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Si é svolto, nei giorni scorsi,  nel Laboratorio di Genere “MNEMOSYNE” del Liceo Classico di Tropea il primo incontro formativo destinato ai soci, ai rappresentanti degli istituti scolastici, della FIDAPA e dell’Inner Weehl Club della Cittá. Scopo del meeting: proseguire il Progetto di sos KORAI “ENDOMETRIOSI? …parliamone!”, appena avviato, con la formazione dei volontari e la scelta degli interventi da intraprendere.
Propedeutici, alla discussione conclusiva tra i partecipanti, le relazioni della socia Mariantonietta Pugliese e della presidente Beatrice Lento.
La Pugliese, con la sua “A tu per tu con l’ Endometriosi” ha  evidenziato come oggi la stima del numero di donne coinvolte sia vicina al 10% di quelle in etá riproduttiva e che dal 30 al 40 per cento di loro non riesce ad avere figli. In effetti molte donne scoprono la loro endometriosi solo a seguito delle difficoltà a restare incinta.
Mariantonietta ha anche indicato i sintomi, le possibili cause, i rimedi solitamente impiegati e si é soffermata sulla dieta. Ha anche sottolineato come soltanto le forme più gravi della patologia diano diritto ad ausili e benefici per cui in tutti gli altri casi rimane l’ esigenza di sostenere spese consistenti.
La presidente Lento ha prospettato la tesi secondo cui: “L’ Endometriosi é violenza sulle Donne” e per farlo ha indicato i rimedi storicamente usati quali: camicia di forza, mutilazioni genitali, gravidanza come cura e persino uccisione della donna sofferente perché giudicata indemoniata. Ha poi elencato le cause ipotizzate nel passato, assai colpevolizzanti l’ammalata, quali: immoralità, promiscuità, smodata sessualitá e, ancora, squilibrio mentale. Ha anche evidenziato come la sofferenza venisse spesso ricompresa in quella pseudopatologia, frutto di misogina e maschilismo, definita isteria e come il pregiudizio antico abbia influenzato l’atteggiamento attuale determinando l’insensibilitá al dolore delle pazienti, perché ritenuto illusorio, per tutto il ventesimo secolo.
“Certo” ha spiegato Mariantonietta Pugliese” non è facile descrivere le emozioni provate nel condividere con le socie e i soci di sos KORAI il progetto Endometriosi?…parliamone! Sicuramente tanta è stata la soddisfazione che ho avvertito nel vedere gli sguardi di tutti i presenti attenti e desiderosi di conoscere questa terribile malattia, soddisfazione che va ben oltre le aspettative. Credevo fosse una difficile impresa spiegare l’esistenza di questa patologia, di quanto sia grave e invalidante. Impossibile negare la delicatezza dell’argomento che riguarda la sfera più intima della donna. É stato quindi sorprendente registrare in tutti sensibilità, solidarietà e amorevolezza verso queste persone straordinarie che ogni giorno affrontano la vita con forza e coraggio. Il momento per me più coinvolgente è stato la lettura della testimonianza di Silvia Barbona, una donna a cui la malattia ha portato via tanto, ma non di certo la voglia di lottare. Più volte, durante l’incontro, abbiamo ribadito che non è normale soffrire solo perché donne e che se anche uno solo dei sintomi, fra quelli individuati come tipici dell’endometriosi, é presente bisogna correre da uno specialista perché una diagnosi precoce può scongiurare il peggio. Credo che solo attraverso le testimonianze di chi con questa malattia ha imparato a convivere sarà possibile abbattere i muri dell’ignoranza e aprirsi alla consapevolezza”
“Anch’ io” ha commentato Beatrice Lento “ho vissuto con forte emozione l’incontro perché, affrontando questo delicatissimo argomento, ho avvertito la sofferenza di tante donne. Effettivamente il pregiudizio secondo cui la psiche femminile é governata  da misteriose influenze uterine che la rendono volubile e fragile ha condizionato la ricerca scientifica su questa patologia e ha determinato una profonda insensibilità verso il dolore provato dalla donna considerato immaginario o, per meglio dire, isterico. Troppo spesso questo pregiudizio é diventato uno strumento di potere per rinchiudere la donna in un recinto di subalternitá e di inferioritá fisica, mentale ed etica. Pure io sono stata colpita dalla testimonianza di Silvia Barbona e concludo il mio dire citando questa sua frase estremamente toccante: Ho 42 anni e non sono ancora Mamma… ma io ho speranza nel Signore e fiducia nelle medicina’”.
L’incontro formativo si é concluso con un’appassionata discussione che ha coinvolto tutti i presenti evidentemente colpiti dall’intensità delle emozioni in gioco.
É risultata strategica tra le azioni al vaglio la possibilità di entrare nelle scuole per rapportarsi con gli studenti e le famiglie ma soprattutto con i docenti perché sono loro gli operatori di prima linea che, opportunamente preparati, possono veicolare i messaggi essenziali sul piano della prevenzione e della cura e su quello della formazione rispettosa della paritá di genere.
Il progetto prosegue sul piano della diffusione di conoscenze attraverso il Blog soskorai.it e della preparazione di un primo convegno rivolto alla comunità con il coinvolgimento di esperti sul piano medico e psicologico e di testimoni.

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