Mario Vallone Editore
Riflessioni di Andrea Runco
Nell’opera “Pensieri di Dafne” di Antonella Daffinoti, che ho appena finito di leggere, ho potuto constatare l’effetto che producono i veri sentimenti, quando partono dal cuore, perché non hanno bisogno di paroloni altisonanti, per raggiungere l’obbiettivo e suggerire o far intendere alla sensibilità altrui le vere cose che contano.
Il volume della nostra autrice, oltre a ciò, è uno scrigno prezioso di sane riflessioni che ella medesima opera su se stessa, mettendo a nudo la fragilità di donna che si riconosce ora in madre, ora in figlia, ora in sorella. E nei suoi componimenti canta la vita in tutte le sue forme e soprattutto le spigolosità di cui è piena, che a volte la rendono pesante. Infatti, dal componimento: “Onde e ricordi” traspare la dura constatazione come se l’autrice paragonasse l’onda stanca alla vita, che per recuperare le forze ha bisogno di lasciarsi andare come quel gabbiano in cerca della libertà e della gioventù, che inesorabilmente è fuggita lontano.
Ricerca turbata dall’amaro dubbio: “Non so,” presente in un’altra poesia, che fa precipitare tutto nell’insondabile mistero, il quale, spesso, caratterizza il vissuto umano fatto di giorni uggiosi come quelli enumerati in altro componimento.
A questo punto la nostra Antonella traccia una parabola che lega la sua esistenza alle stagioni della natura, come delicatamente ha esposto nella poesia Vita che raccoglie con grazia anche la sincera confessione di essere innamorata del proprio uomo nel componimento “Arriverò,” dicendogli che in lei può trovare sempre la fonte dell’amore, quasi rassicurandolo con la sua dedizione e nello stesso tempo lancia un’accusa per l’imbarbarimento che la società moderna sta vivendo nei confronti delle donne.
Pregevoli sono i componimenti dedicati ai genitori, con i quali esprime il profondo amore che ad essi la vincolavano e che mai finirà.
Dicasi lo stesso, per lo speciale legame che sempre ha dimostrato e continua a fare con numerosi canti all’indirizzo del fratello scomparso prematuramente, del quale, ella porta sempre impresso il ricordo in un posto, dove questi non muoiono mai. E lo paragona ad una stella che si accende la sera e volando le fa compagnia fino a quando rientra in Paradiso.
Riteniamo superfluo andare oltre a citare le sfumature più belle, perché la cetra sulla quale vengono cantate, ci sembra ben accordata con la parola che prende forma diventando arte, perchè tutte sono degne di quell’approfondimento che ogni lettore può fare accostandosi a questa buona pratica.
Concludiamo che l’opera intessuta da Antonella, ha la grazia di un’anima gentile, che pur avendo affrontato tante prove, non si è scoraggiata, perché avendo un’amica fedele come la poesia, con essa ne lenisce le amarezze provate andando avanti con la certezza che la vita va vissuta secondo l’imperscrutabile disegno di Dio, dal quale, ella nasce e a Lui ritorna.
Andrea Runco
Commenti
comments