LE MACERIE “ANTICHE E NUOVE” DELLA Calabria: Nel ricordo delle vittime del sisma del 1783, la festa della Madonna del Rosario Liberatrice del Flagello
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Nei primi giorni del mese di febbraio, in molti centri della Calabria si ricorda il “terribile flagello” del terremoto del 1783 che, cambiò radicalmente il volto non solo del territorio ma la stessa “identità e coscienza” del popolo calabrese.
La Calabria ne subisce, ancora oggi, gli effetti negativi. Dall’impoverimento strutturale e materiale delle popolazioni, alla perdita di un patrimonio demo-etno-antroplogico che non sarà più recuperato, se non in termini di “mito” e “ricordo”.
Il più delle volte, si tratta di processioni di simulacri di Madonne e Santi salvati dagli effetti del terremoto, caratterizzate, anche, dalle marce funebri delle bande che ne accompagnano i percorsi verso i luoghi che sono memoria della “tragedia”. Sembra prevalere più il sentimento del “pietismo e della “fatalità”, con una lettura degli eventi in termini che, difficilmente, invitano a re-interpretare tali vicende, alla luce dei “segni dei tempi” per viverli nell’oggi della nostra esperienza di vita e di fede, per i credenti.
Sicuramente una delle espressioni più significative, si svolge a Soriano Calabro, epicentro di una delle scosse sismiche più forti (6,5 grado della scala Mercalli) e dove fra le macerie di uno dei più grandi complessi conventuali d’Europa dell’epoca, furono trovati intatti sia la miracolosa Tela di San Domenico che il simulacro della Beata Vergine Maria del S. Rosario. Le vittime in Calabria, secondo gli storici Giovanni Vivenzio e Antonio Grimaldi, furono 50.000 a cui bisogna aggiungere, i 6.000 decessi dovuti alle varie epidemie che seguirono l’evento.
Anche nel 1638 e nel 1659, sempre a Soriano, era stata sperimentata la potente intercessione della Madre di Dio, per cui questo legame con la Madonna del Rosario ha portato il popolo a invocarla come Protettrice del Flagello. Infatti rispetto agli centri, gli effetti, furono meno catastrofici in termini di vittime. E i Frati Domenicani e i fedeli tutti fecero voto di ricordare per sempre la speciale protezione della Vergine Maria, nei loro confronti.
Le celebrazioni, curate dai Padri Domenicani e dalla Confraternita di Gesù e di Maria SS. del Rosario, coinvolgono non solo le Comunità Ecclesiali di Soriano e Sorianello (una volta uniti in un unico Comune), ma anche le popolazioni dei centri vicini, anche loro colpiti dal sisma.
Momenti significativi sono l’Adorazione Eucaristica, per l’intera giornata, preceduta e seguita dalla solenne Celebrazione Eucaristica. Nel pomeriggio la processione con l’antico simulacro della Madonna del Flagello, oltre ai fedeli e ai gruppi ecclesiali, vi prendono parte anche le autorità civili e militari. Commovente la sosta e la preghiera, in suffragio delle vittime, presso la lapide che ricorda il triste evento, nel segno della fede e della speranza in Cristo, vincitore della morte, cui tutti vivono.
Appare importante, però, non fermarci alla “memoria”, che, per quanto importante, non ci permette, da sola, di riflettere e vivere l’ “oggi”, sulle “nuove stragi” e “flagelli” del nostro tempo. Per operare quel cambiamento “culturale” e di “mentalità” che, diventi “processo educativo” che porti a vivere una “cittadinanza attiva” e, di “impegno solidale” per costruire una società “pacificata”, per vincere la cultura del disimpegno, della rassegnazione e della fatalità che segna, purtroppo, non solo la Calabria o nel Meridione d’Italia.
Come “accettare” che nella nostra Regione si “permette” tra l’ “indifferenza e l’omertà” che i nostri ragazzi, giochino in campi di calcio, il cui terreno di gioco è stato costruito con rifiuti tossici; che nei nostri mari si possa pescare pesce che si nutre di cibo e acqua contaminati dai rifiuti delle navi sommerse che contengono materiale radioattivo; che le Asp paghino per anni gli stipendi a condannati per ‘ndragheta; che la corruzione impedisca di vivere nella “libertà e nella democrazia” le nostre popolazioni e permetta agli operatori economici di affermarsi nel mercato per la qualità dell’offerta e non per il potere dei condizionamenti delle cosche; che si paghi (sic!) un euro ad un immigrato per riempire una cassetta di clementine; che la politica in Italia “con questo modo di agire”, e quindi anche in Calabria, abbia potuto “distruggere” il futuro dei nostri giovani, come il cardinale Carlo Martini, denunciava decenni fa? Alle volte le stesse prese di posizione o di condanna dopo eventi criminali o delittuosi che, di volta in volta, vengono espressi, sembrano “atti dovuti” che non incidono per nulla nelle “strutture di peccato” (Giovanni Paolo II) che non solo, non vengono smantellate, ma peggio, non vedono l’impegno per eliminare le cause che le hanno generate.
Tutti abbiamo bisogno di rinascere dalle “macerie” che abbiamo “prodotto”. L’esempio della Vergine Maria, potrà essere indicato come metodo e scuola, nell’ottica della gratuità dell’impegno per edificare il Regno di Dio: qui e ora!
La Chiesa, come ha insegnato il cardinale Salvatore Pappalardo, non chiede “favori” ma “giustizia” e aggiungiamo noi, una parola “vera” come effetto della propria “coerenza” con il vangelo di Cristo. Così come hanno fatto i vescovi calabresi, con la lettera del 19 settembre 2018, in cui hanno denunciato al ministro Grillo: “situazione drammatica in cui versa la sanità è fonte di disagio e d’ingiustizia”.
Da queste “macerie”, deve “rinascere” la speranza. Non per correre dietro ai sogni o alle stelle…, ma per ripartire dall’esistente, dalle “risorse” umane, ambientali, carismatiche di ciascun uomo o donna di “buona volontà” che, esistono, e che devono avere le opportunità di manifestarsi in tutte le loro potenzialità. Allora, questo “mucchio di pietre”, con la “nuova calce” che noi dobbiamo fornire, possono essere “riedificate” per dare saldezza e futuro alla nostra Calabria, a tutti quelli che vogliono “credere” nel “futuro” della nostra gente.
Giovanni Calcara
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