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Poi fu la volta di Nicola, che diede un poco di fiducia dicendo:
– Amici, è mai possibile che non ci rendiamo conto che questa non è una faccenda da prendere alla leggera!? Noi siamo qui per compiere un atto di giustizia per il grave torto che due nostri paesani hanno subito per colpa di mascalzoni al comando del Re, ma soprattutto per difendere l’onore del nostro paese.
Non dimenticate che noi siamo di Brattirò, un paese rispettato e, se vogliamo, anche temuto per il nostro spiccato senso dell’onore. Infatti, i paesi limitrofi ci guardano con ammirazione e rispetto.
Sanno bene che con noi non la spunterebbero mai.
Perciò, a costo di rimanere anche una settimana in questo posto, io non mi muovo fino a quando qualcuno non viene a dirci il contrario.
Non aveva ancora finito di parlare che si udì in lontananza, come un rumore simile ad una carrozza in movimento. – Zitti, disse Andrea, ascoltiamo, sono sicuro che questa volta sarà il Re.
Allora tutti zitti senza fiatare e ad aspettare.
Intano, il rumore si faceva sempre più forte e si udivano le voci dei cocchieri che incitavano al galoppo i loro cavalli, mentre il calpestio degli zoccoli creava forti rumori dando la sicurezza che erano loro. – Preparatevi! Esclamò Andrea, riempitevi le mani.
Il primo assalto dovrà essere un vero uragano di sassi. Li dobbiamo disorientare e spaventare: non dovranno rendersi conto di cosa gli stia succedendo. Al mio via dobbiamo scagliarli tutti insieme, avete capito?
Michele Furchì
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