m.v.
La penna felice e dal tratto sicuro del dott. Vallone, questa volta ha voluto intraprendere l’insolita avventura dell’autobiografia, muovendosi sul campo minato della sua vita, dedicata coscienziosamente alla propria famiglia e al dovere professionale, che lo ha portato a curare le ferite al prossimo che di lui ha avuto bisogno.
Dicevo, sul campo minato, perché non è facile rimanere equidistante tra il dire e non dire.
Per questo, credo che il nostro autore abbia dovuto compiere un atto di fede, spogliandosi da ogni riserva e, come davanti a Dio, al quale nulla si può nascondere, ha dovuto scrivere la pura e semplice verità.
Certo, degli avvenimenti dei quali direttamente è stato protagonista o semplice testimone, sicuramente non ne ha potuto modificare il corso, ma quanto meno là, dove gli è sembrato necessario, ha tentato di ottenerne un esito positivo, anche quando tutto sembrava perduto.
Infatti, dice che questa sua esternazione, non è da considerarsi, come monumento ad imperituro ricordo della sua persona, ma semplicemente, per dire a chi l’ha conosciuto in ambito sociale o accademico, che ha sempre prestato la sua opera con abnegazione, e la sua massima ricompensa più gradita è sempre stata quella della riconoscenza e del sincero affetto che i suoi pazienti e non solo gli hanno sempre tributato.
Egli, certamente non ha rincorso il danaro o gli agi, ma solo il necessario per la sua famiglia.
Quello a cui ha sempre dato la caccia è stato il sapere, per essere all’altezza di alleviare le sofferenze della povera gente.
Per questo, credo sia stato una punta di diamante nell’espletamento della sua professione, che tante soddisfazioni gli ha regalato riempiendogli il cuore di gioia vera, quando ha potuto utilmente spendersi per i più deboli.
E nonostante tutto, in qualità di medico, non si è mai sentito il depositario della scienza infusa, né della verità rivelata.
Parafrasando Santa Teresa di Calcutta, aggiungo io che sicuramente, lui è stato ed è una delle tante matite con le quali il Padre disegna i suoi progetti ed elargisce i benefici a chi più ne ha bisogno.
Comunque, dallo scritto a noi pervenuto, si evince chiaramente che Pasquale non ha potuto derogare dall’essere sincero, ne ha omesso o ingigantito gli eventi successigli.
Anzi per farci capire che lui non è mai stato fuori dalla sua missione, con altruismo è intervenuto anche in situazioni difficili ed imprevedibili.
E ci elenca pure alcuni esempi di umiltà da parte di altri suoi colleghi come il caso del sig. Collins, che per bisogno, obbedendo al proprio dovere, oltre alla professione di primario chirurgo, ha svolto anche lavoro da portabagagli in un albergo.
Non si è dimenticato di riferirci anche delle difficoltà dei tanti lavoratori stranieri, accademici e non, che per elevare il tenore di vita delle loro famiglie, in questi ultimi anni, sono venuti in Italia per svolgere anche i lavori più impensabili.
Infine a chiare lettere ha affermato, che spesso molti luminari della scienza, non si sentono di essere PadrEterni, perché maggiormente si avvicinano alla soluzione del problema che poi è la verità pura e semplice, più si rendono conto di essere un nulla dinanzi all’Eterno Fattore, che nel tutto da Lui creato, ci ha dato pure quel che serve alla cura del corpo e dell’anima: è l’uomo che ancora, non ha raggiunto la perfezione e quindi neanche la risposta ad ogni esigenza, dovendo ammettere che ciò è una lezione devastante per chi è affetto da superbia o vanagloria, quando si infrange davanti a questa presa di coscienza.
Concludiamo che anche il nostro scrittore, che ha condotto e conduce una vita degna delle migliori citazioni sopra dette, peraltro impeccabile come da manuale, può essere additato quale marito speciale, padre amorevole e umile professionista, nonché figlio perseverante nell’impegno di riscatto, da quel mondo solamente sfruttato dal quale proviene.
Quindi, il suo, è un fulgido esempio che noi proponiamo alle generazioni future per una umanità migliore.
Andrea Runco
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