Lei ci teneva. Mi parlava spesso del passato, di coloro che non ci sono più, ripetendo che non bisogna mai dimenticare… le persone, i volti, i fatti, gli aneddoti, le vicissitudini, le gioie… la storia… la memoria… la cultura.
Di seguito un altro “brano” del libro, rivolto soprattutto agli insegnanti.
m.v.
Gocce di didattica
L’esperienza dei miei cari e mia, nel campo dell’insegnamento scolastico, mi porta ora a dare alcuni consigli didattici semplici e di facile sperimentazione per tutti gli insegnanti, specialmente quelli della scuola primaria e media e forse, visti gli “strafalcioni” grammaticali e sintattici che sento in televisione, anche per quelli delle superiori.
Far amare, ai propri allievi, la lettura. Leggere un buon libro apre la mente e il cuore all’universalità del mondo e ai valori più alti e più nobili dell’esistenza. L’amore per la lettura lo si coltiva fin da piccoli, come un fiore che, sbocciando, rivela i suoi petali e i suoi profumi più penetranti.
Ripristinare il Dettato, dal più semplice brano (scuola elementare) al più complesso. Complesso (scuola media) per tutti gli allievi, specialmente per i più svantaggiati, i più vivaci, i più lenti nel ritmo di apprendimento. Il Dettato abitua all’attenzione, all’ordine, alla capacità di ascolto, alla scrittura chiara e leggibile e soprattutto consente di correggere gli errori di ortografia e di punteggiatura. Il bravo insegnante sa come le pause e l’inclinazione della voce, durante questa pratica didattica, rendono la lezione facile e forse anche divertente.
Ripristinare le poesie imparate a memoria. E’ stato un grave errore, a mio giudizio, non servirsi più della memoria. I nostri nonni, e pure la mia generazione, imparavano a memoria le poesie più belle e più significative con gioia e orgoglio. Ricordo una signorina, mia amica, che, all’età di novanta anni mi recitava, per intero, la poesia sul “milite Ignoto” che aveva imparato, all’età di dieci anni, in occasione di tale ricorrenza. Era una poesia lunga e difficile, ma lei la recitava con l’orgoglio di chi ancora, a quell’età, conservava questa bella facoltà dell’intelletto. Un tempo, gli insegnanti più tradizionalisti e precisi erano soliti far imparare a memoria, agli allievi, anche i brani di prosa più belli e più famosi.
Il mio professore Domenico Falduti, grande figura di educatore e classicista appassionato, insegnante anche dei miei figli Cosmo e Giuseppe, soleva, appunto, far imparare, a memoria, ai suoi allievi, i brani più intensi e significativi de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (Addio monti, l’inizio del romanzo, il passo che descrive la madre di Cecilia ecc. ecc.). Io ancora li ricordo a memoria perfettamente e ogni tanto, ora che sono anziana, li ripasso nella mente per esercitare le mie facoltà intellettive. A tale proposito, posso dire anche che, ai miei allievi di terza media, ho sempre riproposto, per la festa della mamma, la lettura del brano, tratto da I Promessi Sposi, “La madre di Cecilia” e, ai più volenterosi, perfino l’imparare a memoria l’intero brano. Chissà, mi chiedo se si potrà ritornare a far “rifiorire”, a scuola, questa pratica semplice ma che coltiva esteticamente il cuore e l’anima: le “parti” più importanti dell’essere umano?
Un bel verso di una poesia o un buon brano di prosa ci possono sempre ritornare in mente e confortarci, soprattutto nei momenti più difficili della vita.
Un’altra pratica didattica che ritengo, in fondo, la più formativa in assoluto è quella, oggi trascurata, di dare ai ragazzi le nozioni di base più importanti in ogni disciplina: imprimerle nella loro mente come su una roccia. Un semplice e organico nozionismo di base sarà come poggiare le fondamenta di una casa sulla roccia, cosicché queste mai crolleranno (si prenda spunto da ciò che raccomanda il Vangelo). Su queste fondamenta si potrà costruire bene sia una piccola casa, per chi non vorrà intraprendere un lungo percorso di studi, sia un grande palazzo, per chi vorrà proseguire verso un percorso di studi più impegnativo e difficile.
Un’altra disciplina da valorizzare, con urgenza, dovrebbe essere l’educazione civica, baluardo di democrazia e legalità fin dalla scuola primaria con vari percorsi: dal più semplice al più impegnativo. L’educazione civica educa i bambini e i ragazzi ad avere coscienza civile e, soprattutto, a rispettare e a valorizzare il proprio territorio spingendoli a conoscere, rispettare e ad amare i diritti e i doveri nella propria comunità di appartenenza, sia essa un paesino, lo Stato nazionale, l’Europa, il mondo intero. In questi ultimi anni, tale disciplina è come “scomparsa” dalla mente e dal cuore di tutti noi cittadini, con le tragiche conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti e che ci relegano agli ultimi posti in Europa e nel mondo per senso civico e legalità nella vita di ogni giorno e di ogni singolo cittadino come in quella delle autorità e delle istituzioni. Di tanto potrei ancora parlare, tanto potrei ancora elencare, consigliare e discutere. Ma è tempo, per me, di fermarmi qui. La scuola italiana affronta oggi problemi, cambiamenti e necessità di portata epocale in una società sempre più multietnica e globalizzata…
Maria Rosaria Rombolà
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