m.v.
La raccolta di poesie di Andrea Runco ci regala uno sguardo su un mondo che ci appare quasi arcaico e lontano, un mondo contadino, i cui valori tramandati tra padre in figlio risultano però sempre attuali.
Il linguaggio vernacolare, lessico familiare, intimo e viscerale, è intriso dalla dolcezza e dalla tenerezza dei ricordi d’infanzia, che scorrono sul filo della memoria con le immagini della festa di paese e del braciere, fulcro di luce e di calore, attorno a cui riunirsi, che si alternano a temi sempre attuali, come quello della migrazione forzata.
La cifra stilistica della sua poesia è caratterizzata dalla delicatezza mista alla nostalgia del racconto della sua vita, che prende vigore e diventa denuncia sociale quando parla delle carenze che affliggono la sua terra e dell’inconcludenza dei politici che l’amministrano.
La raccolta di liriche diventa così uno scrigno, in cui vengono fissati nel tempo, come gemme, i ricordo e le esperienze della sua storia personale, che si intreccia a quella della sua terra, con la sua lingua e le sue tradizioni.
Non manca un doveroso omaggio agli illustri poeti calabresi che hanno cantato l’amore per la propria terra, con i suoi dolori e le sue bellezze.
Giovanni Lo Presti
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