Giorni di febbrile attesa a Soriano, non solo per l’annuale rievocazione della “miracolosa calata” della Tela di San Domenico (che sarà solennizzata il prossimo 14-15 settembre), ma per la Professione Solenne (perpetua) di un sorianese che si consacrerà per tutta la vita in “povertà, castità ed obbedienza” al Signore, sull’esempio evangelico di San Domenico.
Fra Emanuele è nato 40 anni fa, da una numerosa (10 figli) e cristiana famiglia e con la sapiente guida della mamma Costanza è stato accompagnato nella crescita umana e spirituale sia in casa che, all’ombra del Santuario di San Domenico, dove con la direzione e l’esempio dei padri Domenico Barilaro e Giordano Procopio ha imparato ad amare la spiritualità domenicana.
Conseguito il diploma presso il locale Liceo Scientifico e la Laurea in Ortottica a Roma, compie diverse esperienze lavorative e affettive…
Ma il Signore che “è fedele alla sua Parola” non manca di fare sentire la sua volontà, per cui Emanuele nel 2013, entra nell’Ordine Domenicano e compie l’anno di noviziato presso il celebre santuario di Madonna dell’Arco. Conseguito il Baccalaureato in Filosofia, sta iniziando lo studio della Teologia.
Giovedì 13 settembre alle ore 19 durante la solenne Concelebrazione Eucaristica, Fr. Emanuele emetterà nelle mani del Provinciale, fr. Francesco La Vecchia, la formula solenne che lo legherà “usque ad mortem – fino alla morte” nell’Ordine di San Domenico.
La gioia dell’avvenimento è un “dono” per tutti che, può, costituire anche motivo di riflessione come “presenza del Signore”, nell’oggi della vita e della storia di ognuno di noi. Per la famiglia Facciolo, ancora provata dalla recente ed improvvisa scomparsa di Nando, sarà un sicuro segno di consolazione. Per la Provincia domenicana dell’Italia meridionale che, dopo tanti anni, riceve una vocazione da Soriano Calabro. Per la Comunità Ecclesiale e Civile di Soriano, soprattutto per i più giovani, come motivo di riflessione sulla propria identità e missione in un contesto “segnato” da tanti fatti di cronaca che richiedono una risposta e una presenza “fattiva, coraggiosa e profetica” di chi è chiamato a vivere la Città come ambito del proprio impegno “personale e comunitario”, da “credente” e da “cittadino”, non “delegando” a nessuno il proprio futuro. Sarà così possibile, solo allora, ribadire l’identità: umana, laboriosa, creativa, onesta e cristiana della gran parte della nostra Comunità.
Padre Giovanni Calcara o.p.