Una storia – davvero – speciale

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Ringrazio, di cuore, tutti coloro che venerdì scorso hanno partecipato alla presentazione del libro “Una storia speciale” di Fortunato Costa nella saletta conferenze del Castello Galluppi di Caria.

Propongo,in basso, gli interventi, brevi ma intensi, dei due relatori: Francesca Rita Rombolà e Annalisa Fusca.

Vi ricordo che potete acquistare il libro compilando la scheda al seguente link: vai al sito.

Mario Vallone

“Una storia speciale” è, a suo modo, un affabulare che racconta di speranza, di trepidazione, di fatica e di un misticismo velato che la attraversa tutta, sottilmente, dal principio alla fine.

Parla innanzitutto di ragazzi e di un’età difficile, controversa, complicata qual’è l’adolescenza, ancor più marcata perché immersa in un contesto rurale, chiara componente di una civiltà contadina che va scomparendo o è ormai scomparsa, purtuttavia capace di dare e di trasmettere i suoi valori più veri e quel che di più genuino e agreste conserva e porta con sè.

Il protagonista è Jesu, un ragazzo un po’ strano ma dotato di quella semplicità e di quella umiltà che quasi avvicinano a Dio. 

Jesu è un ragazzo ubbidiente, rispettoso, comprensivo e socievole con gli amici e con i compagni di scuola. Egli sente delle voci, delle voci interiori che si trasformeranno ben presto in visioni soprannaturali.

Dove porterà tutto ciò?

Dove condurrà, soprattutto Jesu, questo suo sentire, percepire profondo non privo, certo, di sofferenza, di incomprensioni e di ostacoli?

Jesu è forse ancora immaturo e non del tutto consapevole per comprenderlo appieno. Ad un certo punto si porrà davanti a lui una scelta, una scelta che deve compiere (e sottolineo deve) perché necessaria in quanto potrà o meno preparargli un cammino di fede intenso, profondo, complesso, forte e forse sicuro fino alla fine.

Compirà Jesu questo cammino?

Non lo sappiamo.

Ecco, non lo sappiamo. Al settore non è dato saperlo nell’immediato.

Il fascino del libro sta forse in questo. 

L’autore, il dottor Fortunato costa, non lo dice.

Tiene il lettore con il fiato sospeso per tutta la narrazione fino all’ultima pagina,però non svela nulla. Tutto rimane sospeso. Il lettore può immaginare e fantasticare a proprio piacimento ma Jesu, il ragazzo che avverte la presenza di dio sul proprio cammino, ha forse preso la sua decisione; decisione importantissima ai fini del suo percorso spirituale e dell’intera vita.

Cosa traspare con evidenza da questo libro?

Nostalgia per le tradizioni, per la terra, per la bontà, la gratuità, il vivere quotidiano che non cerca grandi cose ma si accontenta di quel poco che la provvidenza da ad ogni essere vivente. Una nostalgia che emoziona e lascia nel lettore un senso vago di benessere interiore.

Non possiamo, dunque, che dire grazie ad dottor Fortunato Costa, per averci regalato alcune perle di questo mondo rurale ormai quasi scomparso e la storia di Jesu…davvero “Una storia speciale”.

Francesca Rita Rombolà

Buona sera a tutti voi,

vi ringrazio per la presenza e ringrazio particolarmente Mario Vallone per la fiducia accordatami, ricoprendo un ruolo a me inconsueto. Sono solita presenziare alle manifestazioni culturali in veste giornalistica, attenta all’ascolto dei convenuti relatori.

Oggi, invece, in qualità di educatrice socio pedagogica, cercherò di snocciolare in sintesi gli aspetti  dell’opera del dottor Fortunato Costa  che mi hanno colpito da vicino.

Senza andare nel dettaglio e lasciare così suspense al lettore, parlo brevemente delle tematiche che il libro analizza con lettura fluida e scorrevole.

Il protagonista è un bambino, orfano di padre, dal carattere mite e amorevole, ubbidiente, ligio al lavoro e non si sottrae dall’aiutare la madre nelle attività quotidiane, manifestando una forza d’animo che lo sorregge ad ogni avversità e difficoltà che la vita troppe volte pone sul cammino di ognuno di noi.

Lo scenario rurale, semplice e di agreste umiltà fa da sfondo a una storia speciale che nulla lascia al caso. Il testo volge lo sguardo a un mondo fatto di valori, tradizioni, sentimenti sinceri e predisposizione all’aiuto verso il prossimo. Il messaggio spesso instillato nel lettore è quello che il bene genera amore.  Sono i sentimenti di un’anima pura, ricca di umanità, che si riflettono nel libro che oggi presentiamo.

La sofferenza umana, quindi,  può aprirci a due vie: l’amore verso il prossimo o la chiusura e distacco dall’altro.

Il protagonista del racconto, nonostante abbia avuto una grave perdita familiare, affronta il suo quotidiano con speranza e fiducia al futuro, predisposto al conforto e al soccorso delle anime, segno di un cuore permeato di fede in Dio.

Il testo, tra le altre cose, incita a non giudicare le persone da gesti o azioni scorretti senza conoscere da vicino la realtà di ognuno ma scrutare ogni cosa.

Riporto una frase del testo che tutti noi dovremmo ricordarci sempre: “ La vita è maestra: fino alla bara s’impara, ed ancora una volta dovette ricredersi ed imporsi di non giudicare mai gli altri dalle apparenze”. 

Termino il mio intervento con un altro passo del racconto che ritengo racchiuda un significato molto bello  per i cuori affranti da ogni sorta di difficoltà: “Proprio come la preghiera unisce il cielo e la terra, la carità e la speranza alla luce della fede, Dio e l’uomo”.

Annalisa Fusca

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