Sofferenza delle parole in “La Mia Stella Polare” di Simone Luca Celano
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Una lacrima di amore e di dolore in “Pioggia Compagna Mia” di Anna Maria Lo Torto
Sono chiamato stasera a un compito gravoso, difficile: parlare in uno di due libri. Lo faccio con piacere e non mi sottraggo al dovere.
Ero impegnato in una lettura che mi guidava nei luoghi di Gesù, quando sono stato distratto da un messaggio su fb: Simone mi chiedeva di presentare il suo libro, risposi di sì. Non potevo sottrarmi alla richiesta di un amico, figlio di un amico. E poi, ho pensato, Gesù è ovunque, in ogni luogo, dove si vive e si muore; stasera è anche qui, in questo luogo che ha visto i soggiorni del nostro filosofo Pasquale Galluppi e dell’amato papa Roncalli, Giovanni XXIII, dove ci sono io a parlare di poesia che è sentimento di fede, di speranza, di dolore, di amore. E mi ritrovo seduto a questo tavolo con Virginia e Simone e con un’altra persona presente con la sua anima perché chiamata a rendere grazia al Signore: Anna Maria Lo Torto, che vive nell’amore dei suoi figli e dello sposo, e nel ricordo di tutti noi, di tutti noi che l’abbiamo conosciuta nella sua grande bontà, nel sorriso che illuminava il suo volto, nella sua immensa umanità e disponibilità, e nell’impegno della sua missione di insegnante ed educatrice.
Cara Anna Maria, sei sempre con noi: non ti dimenticheremo mai. E il tuo ricordo si rinnova ora con le tue poesie, che, come la pioggia rinnova la vita e scende copiosa a rinfrescare l’aria, esse ci portano ad entrare nella tua anima che si palesa a noi con una poesia che è fede, è speranza ed è amore. In essa noi troviamo un grande amore per la famiglia, motivo essenziale della tua vita, per il marito, che completava la tua vita, per i figli, che illuminavano di speranza nella continuità la tua vita.
Le tue poesie, come una goccia di pioggia che scende dal cielo, sono una lacrima di amore e di dolore che racchiude in sé i sentimenti del tuo cuore, esse nascondono e rivelano i tuoi sentimenti appuntati un tempo su un foglio bianco in confessione con te stessa da vivere da soli, da custodire per sempre nelle pieghe di un libro, nelle pagine di un diario, nell’intimo del cuore. Nelle poche tue poesie che noi leggiamo, troviamo tutto il tuo sentire: la gioia di vivere, i giochi, l’infanzia, il dolore, la morte, l’amore, mentre “La lacrima”, nella brevità incisiva del verso esprime chiaro e forte un solo sentimento dilatato da un’unica parola: “paura” e da un verbo “piangere” all’infinito, “paura di piangere”. L’espressione più alta dell’amore. Ma c’è altro e di più a saper scavare nella tua poesia che ci guida in un percorso di vita con interrogativi e dubbi, desideri e speranze di un amore che “come il sole / mai si spegnerà!” neppure quando con la morte “il nostro corpo, / inanimato, giace”, affermazione rafforzata dal punto esclamativo. E c’è la “Preghiera a Gesù” che, in un parlare diluito e piano, si allunga con un dialogare in amicizia confidenziale fra due bambini (Simone e il piccolo Gesù) coetanei che si scambiano confidenze condivise con una richiesta che annulla ogni egoismo e che non oscura il giorno di festa, “il giorno più bello della (…) vita”: “Aiuta (tu che puoi) i bambini che soffrono la fame e muoiono”, messaggio tanto vecchio, ma sempre attuale da considerare in ogni momento e non solo oggi che è giorno di festa. Per proseguire poi il tuo cammino poetico col dire “Quando non ci sarò”. Qui la tematica e la forma, come in un triste presentimento, con lucidità estrema fornita dall’ineluttabilità degli eventi, si elevano a pura poesia con quel tuo scandire le parole nei suoni articolati, nelle pause volute e nelle sospensioni che lasciano intuire quanta tristezza, nel momento dello scrivere, soffocava il tuo cuore per concludere, però, con una certezza data dall’amore e dalla fede: “sarò lì, con te!”, per dire quanta è la forza dell’amore racchiuso in una lacrima che non tramonta mai neppure con la morte.
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È una forza che sale dall’animo, una forza cosmica che viene dal cielo, che come stella polare guida e illumina la nostra esistenza: è la presenza di una persona cara che, invisibile ad occhi umani, ci segue, ci osserva e ci protegge dall’alto dei cieli con una luce sfolgorante d’amore: Amore di Mamma. A cui corrisponde un infinito amore di figlio.
Simone è un fiume di sentimenti che gonfiano gonfiano la pagina e trascinano come acqua in turbina forti e veloci con singulti irrigati di pianto che esprimono sue e nostre emozioni. Non si può restare indifferenti di fronte a tanta fede, a tanto amore che danno spinta e direzione alla vita di chi resta in vita, pur nei dubbi, nelle ansie, nelle incertezze graficamente rappresentati nei versi. Che vanno, incidono la pagina quasi come un pianto che smozzica le parole, che ne ingigantisce il significato, che apre il cuore, lo spezza fino a farlo sanguinare per poi ricomporlo ancora e sempre nella fede, nella speranza, nell’amore. Nell’amore, materializzato in un sorriso, in due sorrisi (quelli della foto: mamma e figlio), in un bacio (quello del figlio alla mamma, che è vita ed è amore).
Tutto è stato detto di queste poesie nella prefazione firmata dalla sorella Virginia, leggerla significa cogliere in uno sguardo quanto nel libro è contenuto. E sintetizza il suo pensiero nell’indicarci l’essenza vera della poesia di Simone caratterizzata da “profonda umanità e sensibilità” che mescolano i suoi sentimenti con quelli del lettore che lo toccano diritte diritte fino al cuore in un sussulto di forti emozioni. E ci ricorda: “la poesia” altro non è “se non l’espressione di noi stessi, dei nostri sentimenti: amore, odio, rabbia, serenità, compassione, amarezza, vissuti, provati nell’atto della composizione”, che blocca, secondo me, un momento unico e particolare della nostra vita che inesorabile scorre e va via.
Sono “ingredienti” che noi troviamo tutti quanti, pagina dopo pagina, in questo libro di S. L. Celano: amore e fede che lo avvicinano alla mamma e ai valori umani, civili e religiosi che ne inquadrano il suo vivere quotidiano. Amore e fede ravvivati dal ricordo che ritorna con immagini fotografiche o riflessi allo specchio spie di una sofferenza intima e mal celata messa in luce da parole e versi che danno conto di un male profondo, di un dolore infinito che scuote per intero l’essere stesso dell’umanità, che non si ferma al particolare e al personale ma è comune a tutta l’umanità. Ed è per questo che il Poeta assume coscienza, con civile partecipazione, del male prodotto dall’uomo e ci propone sprazzi di vita comune che lacerano gli stereotipi della nostra moderna civiltà mostrandoci una umanità allo sbando senza valori, senza principi morali, senza indicatori o dissuasori che fanno cigolare in una esistenza noiosa del vivere fuggevole, affrettato alla rincorsa non si sa cosa verso la fine della vita che, nell’egoismo, nell’egotismo, nell’edonismo, nel consumismo sfrenato e sfacciato, dove l’uno non conosce l’altro, alla fine travolgerà tutti. Non sono sentimenti, sensazioni suoi personali, di un momento, ma sono le linee guida della sua esistenza che ci invitano a saper capire, a saper cogliere il vero significato della vita, a saper guardare intorno a noi e dentro di noi per correggere e raddrizzare i nostri passi. Nulla è certo, sembra dirci, ci sono incertezze, dubbi, difficoltà, ostacoli d’ogni genere, tante pietre d’inciampo da rimuovere, da evitare. Ma noi dobbiamo seguire una luce che rischiara e invade il nostro cuore, la luce che proviene dalla fede, dall’amore. Essa, essa sola ci fa superare ogni ostacolo, proseguire il cammino, guardare con fiducia alla vita che continua in noi e che continuerà poi. Certo, ci sono delle scelte da fare: andare avanti, continuare; fermarsi, indietreggiare. Scelte difficili al bivio della vita. Punti interrogativi che si susseguono di rigo in rigo, puntini e virgole ricorrenti di verso in verso ad indicare quanta sofferenza sanguina dalle parole espressione di pensieri e forti emozioni che agitano l’animo del Poeta e quello del lettore. Ma non c’è resa, forse a volte delusione mitigata dalla preghiera che è conforto, che è speranza, che è vicinanza a Dio nella solitudine della notte, nel buio intenso del pianto e del dolore, nel guado dalla vita alla morte. Ma c’è sempre un punto fermo, un riferimento sicuro cui guardare, un porto dove approdare: la figura della mamma aleggia di verso in verso ed invita il figlio “ad amare la vita”, la bellezza della vita che si manifesta nella gioia delle piccole cose di tutti i giorni: la “brezza, che fresca, accarezza i tuoi capelli”, il “canticchiare dei passerotti”, “i gatti, i cani (…) i discorsi, le chiacchiere di sempre” e le “rose”, le “piantine / che crescono e fioriscono” e segnano la continuità della vita, ed è lei che incita il figlio a vivere e lottare perché la vita è anche “sacrificio”.
Ci sarebbe tanto tanto ancora da dire su questo libro, il primo libro, di S. L. Celano, ma lascio al lettore scoprire, in un cammino di vita e di emozioni, l’intimo sentire del Poeta guidato da una luce, che è fede ed è amore.
Caria di Drapia, Castello Galluppi, martedì, 26 dicembre 2017, giorno di Santo Stefano
Pasquale De Luca