Il piccolo museo della memoria familiare aperto al pubblico ad Arese, in provincia di Milano, raddoppia.
Francesco Augurusa e sua moglie Felicia Tarascio, nativi di Filogaso, per tutta una vita hanno raccolto oggetti, attrezzi e materiali di uso comune, immagini e documenti frutto di ricerche genealogiche e di archivio, reliquie della memoria di viaggio, di emigrazione e permanenza.
Da tanto tempo la coppia vive ad Arese, Francesco Augurusa ha lavorato all’Alfa Romeo, poi da pensionato si è dedicato alla ricerca, allo studio del territorio di Filogaso. Come si ricorderà da qualche anno ha installato, nel garage di casa, un curioso luogo della memoria che ha denominato Museo di Famiglia “FilosAres”. Dentro il box auto una miriade di oggetti, di cose, di reliquie calabresi e contaminazioni culturali di acquisizioni lombarde.
Ci sono pietre, conchiglie, centinaia di cocci medievali policromi, piccoli frammenti di ceramica e terracotta recuperata durante l’aratura del terreno dei nonni, a Filogaso, che lasciano trasparire l’origine dell’antico sito di Torre vecchia. In una bacheca sono esposti lucidi strumenti musicali di una volta completi di custodie e spartiti. In un altro settore del museo il necessario per la scuola, pennini e penne, inchiostro e calamaio, l’alfabetiere.
Appesi in una teca, l’abitino in stoffa della Madonna del Carmine, la mantella azzurra con il medaglione dorato della confraternita Maria SS. del Monte Carmelo di Filogaso, segni, oggetti e simboli della ritualità e della religiosità popolare, tante fotografie, immagini, libri e riviste sul tema Calabria, volumi sui dialetti calabresi, video e documenti sulla banda e sull’arte sacra di Filogaso, locandine teatrali e musicali della Scala di Milano, dischi in celluloide e in vinile e tante “cose” ancora più antiche.
Ma mentre nasceva il piccolo museo di Arese, Francesco Augurusa già pensava ad un Museo della Civiltà Contadina a Filogaso. Passa qualche anno ed oggi l’idea è già diventata realtà. Gli oggetti che costituiscono la raccolta sono gli antichi arnesi custoditi nella casetta rurale di Maria Concetta Tarascio, in Via Cavone numero 16, insieme a tanti altri reperti, frutto di donazioni private. A Filogaso ci sono gli oggetti di uso comune e della quotidianità e gli attrezzi arcaici del lavoro e del mondo contadino calabrese, sono davvero centinaia gli oggetti esposti in questa raccolta, una miscellanea utilissima oggi ai piccoli visitatori che hanno l’opportunità di vedere per la prima volta e scoprire questi oggetti del passato lontano e recente, ma anche per i più nostalgici, per chi ama ricordare.
Un piccolo “grande” museo per sensibilizzare, per stimolare, sollecitare interesse, curiosità e ricerca a tutti, un luogo della memoria. Francesco Augurusa a Filogaso non si aspetta certo lo stesso clamore ricevuto ad Arese, ma crede nel progetto e nella sua realizzazione, convinto, sempre di più, che “ricordare il passato serve per andare avanti, nel futuro”.
Lui ricorda benissimo, e non le ha mai rinnegate, le sue radici, perché della civiltà contadina possiede realmente le origini, per come ci racconta emozionato: “fino a diciassette anni ero un contadino, aiutavo mio padre nei campi con responsabilità tanto da progettare il mio futuro proprio da contadino in quelle antiche terre che avevano visto la fatica dei miei avi. Poi la svolta con la scuola della locale banda musicale e, a diciotto anni, l’arte di meccanico d’automobili e la scuola d’istruzione professionale I.N.A.P.L.I. di Vibo Valentia… ma questa è tutta un’altra storia”.
Franco Vallone