Internet è diventato ormai parte della nostra vita, è un dato assodato. E se lo diciamo noi che su internet abbiamo investito decidendo di aprire questo sito web ormai da tanti anni per raccontarvi ciò che accade nella nostra amata terra, potete crederci. Il numero di lettori che hanno deciso di seguirci in questa avventura è in costante crescita, e di questo ne siamo orgogliosi, ma oggi vogliamo condividere con voi una preoccupazione, un problema che interessa la nostra terra.
Abbiamo letto i dati che ha diffuso dell’AGCOM Broadband Map e abbiamo scoperto che la Calabria, grazie ai fondi nazionali ed europei, è tra le regioni che ha portato a compimento una vasta operazione di rinnovamento infrastrutturale tanto da avere un cablaggio di banda larga più che diffuso su tutto il territorio. Se da una parte, però, a livello infrastrutturale c’è stato un grande passo avanti emerge una disparità piuttosto preoccupante dal punto di vista degli accessi in quanto su 802 mila famiglie sono stati registrati 274 mila contratti per ADSL, 54 mila VDSL e 580 accessi FTTH.
Se questi dati si confrontano con quelli riguardanti la copertura si scopre una disparità piuttosto enorme. Gli indirizzi coperti da ADSL sono 1,8 milioni, quelli in VDSL sono 1,3 milioni, quelli EVDSL sono 248 mila ed i restanti in fibra. Che cosa si evince? Il 60% delle famiglie calabresi non ha attivo nessun tipo di contratto broadband o ultra-broadband. E questo può significare soltanto una cosa: c’è un disinteresse diffuso verso la rete. A conferma di ciò ci sono anche i report DESI della Commissione Europea e quello ISTAT che citano letteralmente l’analfabetismo informatico e lo snobismo tecnologico. Dunque nessun discorso legato a tariffe troppo alte delle compagnie telefoniche che offrono il servizio.
E’ ovvio che questo disinteresse ferma la Calabria dal punto di vista dell’innovazione. Grazie alla rete si possono avere migliorie un po’ in tutti i settori, da quello imprenditoriale che potrebbe decidere di inglobare nei propri uffici soluzioni davvero innovative come questa, fino ad arrivare a questioni ancora più pratiche per la vita delle persone come il prenotare il posto all’ufficio postale o addirittura pagare le bollette con il cellulare. Che cosa fare, dunque, per uscire da questo immobilismo? C’è soltanto una strada. Dopo aver investito sulle infrastrutture bisogna investire sulla formazione.