In genere le torri simili erano costituite da una stanza che sormontava un altro locale destinato a ricevere l’acqua piovana e che quindi fungeva da serbatoio-cisterna e terminavano con una terrazza di copertura necessaria all’avvistamento e raggiungibile mediante una scala interna.
Di tale presumibile struttura non vi è più una facile lettura nei resti attuali.
Si ipotizza che i resti attuali, difficilmente raggiungibili, rappresentino la parte basale del manufatto. A Valeri, il sito tra il borgo di Brivadi e Torre Marrana (detta anche Torre di Valeri) esisteva un luogo di culto detto Santa Maria di Valeri, riportato in antichi documenti del sec. XIV e XV (Platea Mirto-Frangipane).
Altro abbondante materiale confluito per dilavamento è stato raccolto nel 2008 dalla sovrintendenza archeologica nei pressi del borgo di Brivadi.
La torre fu costruita nel sec. XIV, in età angioina, allorquando il sistema difensivo, che già in età sveva si era sviluppato anche in Calabria con la costruzione di castelli, ha richiesto un potenziamento del controllo del territorio a causa della crescente conflittualità anche verso le numerose bande armate di gente del malaffare.
La torre ha resistito agli insulti del tempo ed agli interventi dei cavatori fino agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, allorquando venne scarnificata la roccia sulla quale poggia utilizzando i materiali sottratti per pavimentare le strade e per l’edilizia.
Negli anni novanta, dopo che il comune di Ricadi aveva acquistato l’area della torre progettando anche una utilizzazione del sito archeologico con la costruzione nelle adiacenze di un teatro, apparve sempre più urgente un intervento di messa in sicurezza della struttura e dello sperone roccioso con consolidamento e ricostruzione della continuità del paramento murario.
Questa prima fase del restauro fu eseguita con la progettazione e sotto il controllo dell’architetto Vincenzo Calzona.
Don Pasquale Russo
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