La Torre Marrana è realizzata con una struttura a pianta circolare e occupa una superficie di circa 60 mq ed una volumetria di circa 130 mc; l’altezza attuale è di circa sei metri e poggia su una porzione di roccia che ha quasi un’altezza mediamente simile, pur se variabile a seconda dei prospetti considerati, per cui l’altezza totale si colloca ad una quota media di circa dieci metri rispetto al piano circostante.
In genere le torri simili erano costituite da una stanza che sormontava un altro locale destinato a ricevere l’acqua piovana e che quindi fungeva da serbatoio-cisterna e terminavano con una terrazza di copertura necessaria all’avvistamento e raggiungibile mediante una scala interna.
Di tale presumibile struttura non vi è più una facile lettura nei resti attuali.
Si ipotizza che i resti attuali, difficilmente raggiungibili, rappresentino la parte basale del manufatto. A Valeri, il sito tra il borgo di Brivadi e Torre Marrana (detta anche Torre di Valeri) esisteva un luogo di culto detto Santa Maria di Valeri, riportato in antichi documenti del sec. XIV e XV (Platea Mirto-Frangipane).
Le ricerche archeologiche di superficie attorno alla torre effettuate dal gruppo archeologico Paolo Orsi nel 1991 hanno attestato la frequentazione protostorica di tipo stanziale ed hanno procurato una gran quantità di reperti che ci consentono di conoscere gli antichi abitatori e le loro abitudini attraverso le pubblicazioni e gli studi degli archeologi Pacciarelli e Varricchio.
Altro abbondante materiale confluito per dilavamento è stato raccolto nel 2008 dalla sovrintendenza archeologica nei pressi del borgo di Brivadi.
La torre fu costruita nel sec. XIV, in età angioina, allorquando il sistema difensivo, che già in età sveva si era sviluppato anche in Calabria con la costruzione di castelli, ha richiesto un potenziamento del controllo del territorio a causa della crescente conflittualità anche verso le numerose bande armate di gente del malaffare.
La torre ha resistito agli insulti del tempo ed agli interventi dei cavatori fino agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, allorquando venne scarnificata la roccia sulla quale poggia utilizzando i materiali sottratti per pavimentare le strade e per l’edilizia.
Negli anni novanta, dopo che il comune di Ricadi aveva acquistato l’area della torre progettando anche una utilizzazione del sito archeologico con la costruzione nelle adiacenze di un teatro, apparve sempre più urgente un intervento di messa in sicurezza della struttura e dello sperone roccioso con consolidamento e ricostruzione della continuità del paramento murario.
Questa prima fase del restauro fu eseguita con la progettazione e sotto il controllo dell’architetto Vincenzo Calzona.
Don Pasquale Russo