A ciò si aggiunga il lunghissimo periodo di siccità che, oltre a mettere in ginocchio l’agricoltura calabrese, rappresenta un ulteriore fattore di rischio per la sopravvivenza delle popolazioni animali.
Purtroppo però la stessa emergenza ambientale che ha colpito le coltivazioni, e che ha costretto le autorità regionali ad invocare lo stato di calamità naturale, non sembra valere quando si tratta di animali selvatici da prendere a fucilate, visto che, tra poco più di un mese, come se nulla fosse successo, diventeranno bersaglio di decine di migliaia di cacciatori, grazie all’anticipo della stagione venatoria che la regione Calabria concede normalmente, senza alcuna valutazione dell’andamento demografico delle specie oggetto di caccia e quindi in spregio a qualsiasi elemento basilare di gestione faunistica.
A tale proposito il WWF e la LAV ricordano che l’art.19 della legge 157/92 consente alle regioni di vietare anche temporaneamente la caccia per particolari situazioni ambientali o climatiche, proprio al fine di tutelare la fauna selvatica. Pur riconoscendo che la legge 353/2000 all’art. 10 prevede il divieto di caccia, oltre che di edificazione e di pascolo, per dieci anni, nei soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, le due associazioni sottolineano l’ulteriore , gravissimo danno che le popolazioni animali subirebbero a causa della caccia, dopo quello arrecato dalla limitazione delle zone di alimentazione e di rifugio e dalla penuria di acqua.
Il WWF e la LAV pertanto sollecitano le autorità regionali affinché si eviti questo ennesimo e inaccettabile accanimento ai danni di esseri viventi che, scampati al fuoco degli incendiari scatenati, rischiano di soccombere a quello dei fucili.
WWF Calabria
LAV Vibo Valentia
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