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Memorie, immagini e suoni…

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Amici, vi ho già anticipato la mia presenza all’iniziativa di lunedì a Brivadi che avrò il piacere di moderare.

Circa il senso di questa manifestazione, leggete il seguente intervento del carissimo amico don Pasquale Russo.

m.v.

PAESE MIO

Paese mio è il titolo con il quale l’happening annuale nel tempo d’estate fa incontrare la gente di Brivadi fra memorie, immagini e suoni che riescono a risvegliare emozioni e a suscitare desideri per i tempi che verranno. Il piccolo borgo di Capo Vaticano da anni vive occasioni di festa che, grazie all’animazione e alla costanza di Gino Garcea, costituiscono ritrovi piacevoli per raccontarsi la vita di oggi nella dispersione migratoria, ma anche per leggere assieme le vicende che nel passato hanno costituito il percorso esistenziale e civile della piccola comunità. I segni visibili che servono a identificare il borgo di Brivadi sono rappresentati innanzitutto dal suo nome, che è un patronimico greco ed indica i discendenti della famiglia Bia o Bias o Briade, perché la sua origine risale al periodo bizantino, tra secolo VIII e secolo IX, attraverso la progressiva trasformazione del patrimonio ecclesiastico che costituiva la massa trapeiana  (= aziende agricole che l’imperatore Costantino trasferì alla chiesa di Roma) a partire dal secolo IV. Le località, all’interno del suo territorio, interessate da questo fenomeno, sono quelle denominate attualmente Palazzi, Laganà, Valeri, Chiusa. A Palazzi appartiene uno dei documenti più antichi della presenza cristiana, costituito dalla iscrizione sepolcrale di una certa Vittoria e quella dell’abate Fantino con le date consolari rispettivamente del 414 e 575. A Valeri , il sito tra l’attuale borgo e Torre Marrana  (detta anche Torre di Valeri) esisteva un luogo di culto detto Santa Maria di Valeri, riportato in antichi documenti del secolo XIV e XV (Platea Mirto-Frangipane) . Le ricerche archeologiche di superficie attorno alla torre effettuate dal gruppo archeologico Paolo Orsi di Tropea nel 1991 hanno attestato la frequentazione protostorica di tipo stanziale ed hanno raccolto una gran quantità di reperti che ci consentono di conoscere gli antichi abitatori e le loro abitudini attraverso le pubblicazioni e gli studi degli archeologi Pacciarelli e Varricchio. Altro abbondante materiale confluito per dilavamento è stato raccolto nel 2008 dalla soprindendenza archeologica in prossimità dell’abitato di Brivadi, dove sarebbe dovuta passare la strada 522, che è rimasta una reale ferita in più punti del territorio ed una profonda illusione in chi sperava in un miglioramento viario. Altri reperti paleocristiani di Palazzi, tra cui lucerne con simboli cristiani e un frammento di una epigrafe funeraria con il nome di un certo Macedo sono stati depositati presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria, ma molto altro materiale è andato distrutto. A Chiusa nel 1898 fu rinvenuta parte di una epigrafe con due croci ed un epitaffio dedicato da una donna ad un certo Gennaro. Ma Paese mio è tanto altro ancora, dalla gastronomia che celebra soprattutto la cipolla rossa che è un vanto incontestabile, alle conversazioni conoscitive, alle tradizioni locali civili e religiose che ricompattano persone del luogo e turisti attorno a simboli e miti dal linguaggio universale.

Don Pasquale Russo

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