Parghelia, uno scenario di cartapesta in una realtà virtuale
Sono anni che mi occupo e scrivo, su questo sito, dello stato di degrado ambientale in cui versa la maggior parte dei territori comunali della “costa degli dei”, riservando una particolare, benevola e affettuosa attenzione al territorio, al mare e alla spiaggia di Parghelia.
Lo scopo di questa mia ostinazione è quello di sensibilizzare gli amministratori pubblici e il popolo pargheliese alla questione, prima che sia troppo tardi. Perché sono sempre dell’opinione che è necessario dare centralità a questo tema, convinto come sono che la salute dell’ambiente è la base sulla quale si può costruire un futuro credibile con una valida economia turistica.
Eppure, sembra che per i politici locali e per la gente l’ambiente costituisca uno di quegli argomenti da rimuovere e da evitare, con estrema cura. In fondo – si ragiona così – Parghelia è un posto bello per le vacanze estive, pittoresco! Ma non si tiene in alcuna considerazione il fatto che dietro le quinte di una tale rappresentazione c’è – a quanto pare – un degrado ambientale di grande e incalcolabile portata. Non parlarne e facendo di tutto perché questo tema non diventi oggetto di un pubblico dibattito o addirittura uno dei temi, tra i tanti, da inserire nel programma dell’”Estate pargheliese”e da discutere, significa, a mio avviso, perdere una battaglia importante – mai iniziata, tra l’altro – e ogni speranza di reale cambiamento di una terra dove hanno il sopravvento le logiche e le regole dell’indifferenza, della noncuranza e del silenzio, che hanno, purtroppo, determinato e creato una realtà virtuale e uno scenario sociale e politico di cartapesta, in cui tutti credono o fanno finta di credere, per poter vivere felici, contenti e sereni.
E’ evidente che la prima e più vistosa assenza, in tale contesto, è quella della politica.
La scena è occupata ormai da una politica autoreferenziale, che pensa che l’azione amministrativa consista solo nell’osservare e nel portare a termine impegni di natura formale e “contabile”. Ma questa a mio avviso non è politica, se si vuole intendere questo termine nel suo primigenio significato. Anzi, credo che una politica che ragiona così si dimostri chiusa a ogni confronto, e non possa pensare di interessare la comunità dei cittadini agli eterni problemi irrisolti. Forse si temono, da parte della classe politica, i cambi di rotta e di percorso, che potrebbero turbare alcuni equilibri raggiunti in una situazione di silenziosa e inconsapevole complicità. Ma io penso e temo che una politica che dovesse fare un ragionamento e un calcolo di questo genere, sarebbe una politica che abitua i cittadini a essere, anche loro, autoreferenziali, chiusi al dibattito e al confronto e contenti, come ho già detto, della “rappresentazione” di una realtà che esiste solamente nella creativa e fervida immaginazione collettiva, con il conseguente ed inevitabile indebolimento dei vincoli sociali.
E allora, se il quadro politico è questo, se la maggioranza politica che amministra il Comune è sorda alla sostanza del tema ambientale e non intende dare respiro e dignità alla partecipazione popolare, se l’opposizione continua a dormire sonni tranquilli, è venuto forse il tempo che la società civile pargheliese, tutta insieme, prenda in mano direttamente la gestione del problema, il cui aspetto sociale ed economico appare grave, per la semplicissima ragione che uno degli effetti dello stato di degrado del territorio si riverserà, inevitabilmente, sui flussi turistici, che, senza alcun dubbio, a lungo andare ne risentiranno.
I problemi non si risolvono ignorandoli o con un’alzata di spalle, né con le lamentele e con i soliti e scontati mugugni, ma affrontandoli. E il problema dell’ambiente è opportuno affrontarlo in tutta la sua complessità e vorrei dire nella sua…eternità, e proprio a causa di questa sua eternità richiede molte riflessioni e specificazioni e merita che su di esso si faccia la maggiore chiarezza possibile, con un’intensità quasi ossessiva, anche perché le zone d’ombra non mancano.
Mi rendo conto d’essere, a volte, un ingenuo testardo (l’eliminazione delle lastre di eternit dai tetti della maggior parte degli immobili ex popolari mi incoraggia, però, a proseguire nella mia azione con ostinazione), ma il fatto è che non voglio perdere del tutto la speranza che la classe politica, che ha scelto di addossarsi la responsabilità di governare il Comune, batta finalmente un colpo, abbia una reazione e metta da parte la disattenzione e l’indifferenza, ingiustificate tra l’altro, nei riguardi di un problema, la cui soluzione è importante e vitale per tutti, e la smetta, soprattutto, di pronunciare solo parole, alimentando illusioni.
Come scrive Giuseppe Antonelli nel bellissimo saggio, che si intitola “Volgare eloquenza”, “la paralisi che stiamo vivendo si deve anche alla insostenibile leggerezza delle parole: le parole forti di una politica debole. Perché la vera politica torni davvero a contare – sconfiggendo l’antipolitica – bisogna che tornino a contare le idee […]. Prima di raccontare, bisogna fare i conti con i fatti. Smetterla di usare parole senza le cose. E senza nessun senso di responsabilità”.
Gorizia 25 giugno 2017
Andrea Locane
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