Extract libro “Brattirò e la sua storia: aneddoti, fatti, misfatti” di pasquale Vallone (Thoth Edizioni)
- ROMBOLA’ FRANCESCO (CICCIU COLA )
Rombolà Francesco, detto Cicciu Cola, nacque nel 1812; era figlio di Pasquale Rombolà (Mastrantoni) e di Domenica Rombolà, la quale era figlia di Girolamo Rombolà e di Delia Di Bella. Il padre, Pasquale, era figlio di Alfonso Rombolà, e quindi era fratello di Matalena, Milingiana…che erano, pertanto zii di Cicciu Cola.
Francesco sposò Laura Sposaro, e non ebbero figli. Alla morte della moglie, sposò, in seconde nozze, Anna Pantano di Ricadi. Da questo matrimonio nacquero: Pasquale (1835), emigrato a San Ferdinando, Giuseppe (1837), Domenico (1839), Ferdinando (1842), Annunziata (1844), Francesco (1847), Maria Rosa (1850, morta a sei anni), Marianna e Caterina, gemelle (1853).
Cicciu Cola era un uomo retto, rispettoso e rispettato, e fu coinvolto in un avvenimento di cronaca che accadde nel 1860, nel feudo detto “Olivadi”, nel Poro. Furono coinvolti anche suo padre, Mastrantoni, il padre di Carlo Rombolà (Girolamo= Varvetta) e Francesco (Cicco), figlio di Matalena.
Ci fu un conflitto a fuoco tra costoro e una compagnia di gendarmi, che si “credevano”, reciprocamente e vicendevolmente, briganti. L’equivoco lo aveva creato, involontariamente, Gaetano Barone, un possidente (gnuri) di Tropea che aveva mandato un suo dipendente a chiamare i Rombolà in suo soccorso, in quanto dei briganti lo avevano minacciato, intimandogli di pagare una grossa cifra, 6000 lire, altrimenti quella notte gli avrebbero bruciato la casa e i pagliai.
Ma Gaetano Barone avvisò pure il Prefetto, il quale mandò una compagnia di gendarmi. Ci fu un conflitto a fuoco tra i Rombolà e i gendarmi. Mastrantoni e il figlio Cicciu Cola sparavano da dietro un carro agricolo, mentre il padre di Carlo Rombolà, Girolamo (Varvetta) e Cicco,il figlio di Matalena, sparavano da un pagliaio. Ciccio Cola fu ferito e il padre, Mastrantoni, vecchio e zoppicante, corse in soccorso del figlio ferito e lo mise al riparo, dietro un pagliaio.
La sparatoria cessò quando i Rombolà ebbero finito le munizioni e allora furono arrestati; siccome erano considerati briganti e avevano sparato contro i gendarmi, il comandante della compagnia li minacciò, dicendo che li avrebbe fucilati. Intervenne Gaetano Barone che spiegò l’equivoco, assumendosene le responsabilità dell’accaduto. Tra i gendarmi ci furono quattro feriti lievi e uno grave, tale Achille Candela, che guarì e sopravvisse. La compagnia dei gendarmi fece ritorno a Monteleone e i Rombolà a Brattirò. Ma il fatto fece scalpore nel circondario e ciò a vantaggio dei Rombolà, che furono temuti e rispettati.
Rombolà Francesco, Cicciu Cola, morì nel 1883.
Pasquale Vallone