Ritorno alla grotta di Santa Cristina (leggi il primo post sull’argomento).
All’uscita del borgo di Filandari, tra la biforcazione delle due strade che portano a Scaliti, si erge una edicola in onore di Santa Marina.
Prendendo la biforcazione a destra una strada stretta e ripida porta alla grotta di Santa Cristina.
Giunti alla grotta trovammo l’anziano agricoltore con Pasqualina la fedele pecorella che lo segue ovunque, come al solito molto disponibile a descriverci il luogo caro nei ricordi della sua fanciullezza quando un profondo torrente, proprio di fronte alla grotta, tagliava la carrabile per Scaliti.
Un ponte fatto da trave di legno e terra permetteva agli abitanti di raggiungere le due fonti ricche di acqua sorgente, addossate alla parete vicino alla grotta le cui acque servivano per l’approvvigionamento per gli usi domestici e gli scoli raccolti in una rudimentale vasca venivano utilizzate per l’abbeveramento del bestiame e la pulizia del bucato.
Entrai nella grotta come candido angelo e ne uscii “sciancato” come San Sebastiano, ma ne è valsa la pena.
La grotta – all’entrata molto spaziosa, alta e illuminata – man mano che si andava avanti si oscurava e si restringeva.
Il percorso molto accidentato in un alternarsi di irti scogli, viottoli stretti, solchi profondi e suolo umido e scivoloso per il continuo gocciolare dell’acqua dalla frastagliata volta e dalle pareti. Giunti alla semicurva cercammo sulla destra di individuare la presunta immagine di Santa Cristina dai cui seni gocciolava il miracoloso liquido che veniva raccolto in boccette da utilizzare alla bisogna, come ci diceva l’anziano pastore.
Bisognava arrampicarsi sempre più verso l’alto, in un buio ormai pesto, l’ambiente appariva spettrale con lunghe ragnatele e le gocce che ci cadevano in testa facendoci provare i brividi dell’avventura.
Dopo aver percorso circa duecento metri, in alto, appare uno spiraglio di luce: eravamo giunti all’apertura dell’uscita opposta, ma una grande quantità di detriti ne ostruiva l’intera apertura impedendo l’accesso alla scalinata incavata nella roccia, di cui ci parlava l’anziano pastore nei ricordi della sua fanciullezza, e che dava la possibilità di raggiungere l’esterno.
questo punto un tratto di roccia cedette sotto i miei piedi facendomi rovinare giù per la scarpata.
Agostino Gennaro