Nel luglio del 2006 una devastante alluvione ha portato lutti e lacrime a Vibo Valentia.
Sono passati dieci anni – i morti sono senza giustizia, i vivi senza sicurezza.
***
Dagli organi di Governo protempore sono stati stanziati 48 milioni di euro per fare fronte all’emergenza e mettere in sicurezza le popolazioni e il territorio.
28 milioni di euro sono stati spesi, ma non rendicontati e il territorio è più a rischio di quanto non lo fosse nel 2006.
20 milioni di euro rischiano di essere perduti per carenza di progetti e impossibilità di fornire adeguate certificazioni.
Decertificazione recita la cruda formula burocratica.
***
Tre sindaci si sono avvicendati dal 2006 ad oggi. Diversi per formazione politica e professione.
Ma accomunati dalla volontà di dare una nuova e innovativa accezione ai termini trasparenza e rendiconto.
Ammirevoli per la fantasia linguistica.
Resta lo smarrimento di chi non si raccapezza più tra il nuovo che avanza e il vecchio che non tramonta.
***
I rendiconti poi sono celati così bene – tasse, accise, bilanci, etc. – che i maligni sospettano sulla loro reale esistenza.
***
Ultima convergenza dei Sindaci de quo, l’incapacità o la mancanza di volontà di rendere operativo il Piano Strategico (2009) e il Piano strutturale, che risulterebbe non ancora discusso per quanto attiene le osservazioni presentate dagli interessati.
Così avanza la deindustrializzazione e marcisce la questione del Quartiere Pennello.
***
Intanto la Magistratura indaga sull’alluvione del 2006; la Prefettura non risulta solerte nella surroga dei poteri lasciati inerti o condizionati da forze oscure.
Perciò il decennale ricorda una tragedia ma non suscita o ravviva speranze.
Pessimismo? Si. Quello della ragione.
Ottimismo? Sempre. Quello della volontà.
Si ricorda la lezione gramsciana. Senza sconti per nessuno.
Gli intellettuali o sono liberi e al servizio della democrazia e del popolo o usurpano un nome che non gli compete.
Sono, infatti, servi cinici o utili idioti per il potere.
Saverio Di Bella
Commenti
comments