“Un lavoro scientifico di enorme importanza, per la cultura classica e non solo per la tecnologia”: così il prof. Roberto Bartolino, docente del dipartimento di fisica dell’Università della Calabria, definisce i risultati del progetto grazie al quale sarà possibile recuperare “pezzi” di storia e di vissuto dell’antichità, come libri, lettere, papiri, ad altissimo rischio di decomposizione e, perciò, finora inutilizzabili.
Testimonianze preziose, come quelli risalenti all’eruzione del Vesuvio, avvenuta nel 79 d.C., con la distruzione di Pompei e Ercolano, che, senza la rivoluzionaria tecnologia messa a punto con il contributo dei fisici dell’Unical, sarebbero rimaste per sempre prigioniere della cenere e dei lapilli del vulcano.
Ha ragione Bartolino, dunque, a sottolineare la portata di questo risultato. E la pubblicazione sulla prestigiosa rivista del gruppo Nature – http://www.nature.com/articles/srep27227 – del lavoro, con i primi frammenti di pagine “decifrate”, che illustra le enormi potenzialità della nuova tecnica di indagine, lo conferma.
“La ricerca”, spiega il docente dell’Unical, “è il frutto di una vasta collaborazione scientifica. Il nostro gruppo di lavoro, formato anche dai colleghi Vincenzo Formoso, Lello Agostino, in collaborazione con il l’istituto Nanotec del Cnr di Rende, ha avuto un ruolo significativo in questa straordinaria esperienza, che apre scenari impensabili nel recupero e nella valorizzazione delle testimonianze del passato. E’un risultato”, conclude Bartolino, “che sarà ulteriormente valorizzato dagli esperimenti scientifici possibili grazie alla macchina STAR, in costruzione all’Unical, a partire dal progetto di una beamline Papyr-X che, se approvata, sarà dedicata ai beni culturali”.
Le prime pagine intere, lette ed interpretate saranno presentate prima dell’estate e la lettura del primo papiro potrebbe essere presentata il 25 ottobre ai Lincei a Roma.
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