Il 13 maggio si è conclusa la I edizione della rassegna “International Contemporary Art”, curata e diretta dall’artista Santo Caglioti in collaborazione con l’artista Silla Maria Campanini.
La mostra nell’intenzione del Direttore artistico, dovrebbe divenire itinerante, con tappe che la vedrebbero in Italia, ma anche all’estero, aperta ad accogliere durante il suo iter opere di altri autori.
Santo Caglioti, artista di Gerocarne, cittadina a due passi, si potrebbe dire, da Vibo Valentia, ha scelto come prima tappa per la mostra proprio questa città, partendo perciò dalla sua terra.
Ad accogliere le opere, dal 22 aprile a oggi, 13 maggio 2016, i locali dell’austero complesso monumentale di Santa Chiara, Polo Culturale e Museale e sede del Sistema Bibliotecario Vibonese, egregiamente condotto dal direttore Gilberto Floriani.
La scelta della location non poteva essere migliore, in quanto la sala, che ha ospitato la mostra, di grandi dimensioni ha permesso che ogni opera abbia avuto intorno uno spazio tale da darle ampio respiro, ma i materiali che la ricoprono la rendono calda e accogliente, per nulla anonima, per cui il visitatore era portato ad avvicinarsi alle opere, la cui espressività era fortemente esaltata da tale ambientazione, e a penetrarne il senso con naturale trasporto.
L’allestimento della mostra, condotto con grande professionalità e profondo senso estetico, ha risposto al criterio di una comunicazione spontanea e immediata, senza traumi per il visitatore che ha avuto, così, con le opere e gli autori un incontro di piacere: le opere sono state, infatti, collocate, sulla base del messaggio da comunicare, seguendo un filo conduttore non solo lungo le pareti che le hanno accolte, ma tenendo conto anche degli spostamenti spontanei dei visitatori, il cui sguardo verso qualunque parte della sala si rivolgesse, non si trovava mai di fronte a opere di rottura con quelle già ammirate; inoltre, la loro disposizione è stata ideata in modo tale da evitare squilibri cromatici o derivanti dalla geometria delle opere stesse, per cui ne è derivato un tutto armonico.
Responsabile della scelta delle opere in esposizione è stato lo stesso Santo Caglioti, che si è rivolto con inviti personali ad artisti di sua conoscenza, di cui apprezza il percorso che ognuno di essi sta compiendo. In questa ricerca si è lasciato guidare dalla sua sensibilità artistica, dalla sua visione dell’arte contemporanea e dalla volontà di presentare al pubblico una miscellanea di opere di grande spessore e significative di nuove sperimentazioni.
Sono artisti che, al di là della propria individualità e unicità, sembrano muoversi tutti nella stessa direzione, accomunati dalla volontà di trasmettere un identico messaggio, che è da individuare nella ricerca di un “dentro e oltre”, potremmo dire, un ripiegarsi su se stessi per ripensare l’io e aprirsi agli altri, nel tentativo di recuperare quell’umanità da cui l’uomo oggi sembra si stia allontanando, sopraffatto dalla voglia spasmodica di individualismo, e, attraverso l’affermazione dell’umana solidarietà, tendere a quella spiritualità che soddisfa l’anelito d’infinito che è in ogni uomo, nella ricerca di ciò che forse permette di esistere oltre il mondo e di assaporare, così, la felicità. Questo cammino essi lo fanno attraverso uno studio materico, che li porta a sperimentare tecnicamente nuovi materiali, spesso poveri, o nuove modalità di lavorare materiali già usati nelle arti figurative, sia che si tratti della tela sfilacciata usata da Santo Caglioti, o della carta lavorata da Luigi Curcio, o del ferro dipinto di Michele Licata, o ancora del ferro lavorato da Antonio Salvatore Maio, o della ruggine usata da Giuliano Besio, o della stoffa che ritroviamo nei dipinti di Shura Oyarce, per citare solo alcuni esempi.
Volendo tentare di dare un titolo alla mostra, questo, sulla base di quanto detto, potrebbe essere “Oltre la materia”, affermando così l’importanza della materia, ma solo come punto di partenza per andare oltre: la materia è il mezzo che rende possibile l’invio di messaggi, mentre fine ultimo dell’artista è comunicare sensazioni ed emozioni.
In esposizione sono state opere di artisti, pittori e scultori contemporanei, stranieri e non: Luigi Curcio, Santo Caglioti, Mariella Costa, Alessandra Lo Duca, Daniela Isache, Eugenio Rattà, Mariela Rusu, Giuliano Besio, Vincenzo Abussi, Antonio Salvatore Maio, Giuseppe Pisciotta, Shura Oyarce, Valerio Toninelli, Guido Marena, Olivier Baretella. Presente con alcune sue sculture, come ospite d’eccezione, anche il professor Michele Licata, fondatore e direttore dell’Accademia di Belle Arti “Fidia”, sita in Stefanaconi, località in provincia di Vibo Valentia, presso la quale si sono formati alcuni degli autori presenti alla mostra, tra cui lo stesso Santo Caglioti, Alessandra Lo Duca e Vincenzo Abussi.
Sono opere che, come d’altronde è sempre stato ed è nel campo delle varie arti, non solo figurative, anche se nate dall’esigenza di ricerca esistenziale da parte degli artisti, i quali tentano di dare delle risposte a domande che ognuno di essi si pone, lasciano il visitatore libero di interpretarle secondo la propria sensibilità, pur nella consapevolezza che ogni opera d’arte trasmette, comunque, un messaggio positivo, poiché, rifacendoci al detto dei Greci antichi “καλὸς καὶ ἀγαθός”, ammirare bellezza è un godimento per l’animo che tende alla bontà, e… l’arte è sempre bellezza.
A conclusione, voglio sottolineare che eventi come questo sono importantissimi, in quanto veicolano cultura, che è nutrimento per lo spirito: mai come oggi, epoca caratterizzata da una profonda crisi di valori umani, in cui ogni azione è riferita all’ambito economico, in cui anche il linguaggio risponde a criteri economici, per cui gli uomini sono diventati “risorse umane”, c’è bisogno di cultura, una cultura che sia denuncia dei mali della società odierna, ma anche superamento di questi con l’affermazione della grandezza dell’uomo nella ricerca costante della sua umanità. Non resta, perciò, che augurarsi che iniziative del genere sempre più spesso vengano promosse e realizzate.
Francesco Saverio Rombolà
(storico dell’arte)