Oggi pubblichiamo, sempre dallo stesso libro, una lettera, molto significativa, scritta in quell’occasione dagli stessi abitanti del paese al vescovo e al nuovo parroco per giustificare quel loro comportamento. La missiva, importante dal punto di vista storico – almeno per noi brattiroesi – , è stata trascritta fedelmente… comprese, quindi, le “imprecisioni” grammaticali…
____________________________________________
29 aprile 1936
LETTERA DEI CITTADINI DI BRATTIRO’ AL PARROCO
Molto Reverendo Parroco.
Per conoscenza e perché possa serenamente riflettere con la sua coscienza di Sacerdote e di cittadino, trasmettiamo alla S.V.Rev.ma copia della supplica presentata oggi da una commissione a S.E. Monsignor Vescovo, e recanti le firme di tutti i capi famiglia presenti a Brattirò.
Lettera al Vescovo.
Eccellenza
Da tempo desideravamo ardentemente un soffio nuovo di vita.
L’ora era scoccata; V.E. ci aveva mandato chi doveva alimentarla, o meglio farla sprigionare. Noi con entusiasmo, con riconoscenza infinita, avevamo accolto il Suo inviato. Tre mesi sono passati, e noi non ci riconosciamo più, davvero non ci riconosciamo. E’ questione di simpatia popolare, può essere così, ma bisogna notare che questa simpatia per noi è sorgente di azione feconda, di unione indissolubile, di progresso spirituale, di desideri infiniti di bene. Ed è molto questo Eccellenza.
Un Sacerdote (don Cortese n.d.r. ) che arriva al punto di farsi amare, di riscuotere la stima, diremmo esagerata, non di un numero sfuggevole di bigotte, ma di un popolo intero, di uomini specialmente; e cosa commovente per tutti, della gioventù ivi sperduta, disorientata, scostumata, oggi fusa insieme, ricondotta ai piedi dell’altare, con nella mente e nel cuore, il desiderio di divenire migliore e degno della considerazione di Vostra Eccellenza, è giusto che non sia rimosso da questo posto, da questo paese.
Il rimuoverlo per noi rappresenta una punizione di V.E. del tutto immeritata, giacché siamo stati sempre figli nati ubbidienti alle legittime autorità e se mai ci siamo rivolti all’E.V. è stato sempre perché ci venisse in aiuto, nei nostri desideri di bene.
Eccellenza! Lo sappiamo: il Sacerdote designato da V.E. come il Pastore di questo popolo è degno della nostra più alta stima e noi ci chiniamo dinanzi alle sue virtù. Ma ce lo avesse mandato prima! Noi forse avremmo corrisposto con lo stesso entusiasmo, ma oggi perché turbare queste anime, perché mettere in orgasmo tante coscienze!
Noi, Eccellenza, la supplichiamo, siamo sicuri che il suo cuore di Padre accontenterà i suoi figli, giacché si tratta non di un desiderio vano di un insensato preconcetto, ma di una santa aspirazione.
Siamo padri di famiglia e ci rivolgiamo a V.E. con la Santa fiducia di essere esauditi.
Prostrati al bacio del S. anello umilmente ci professiamo.
Brattirò 29 aprile 1936. XIV
Seguono 183 firme.
Commenti
comments